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 2015  marzo 22 Domenica calendario

LA PARITÀ EURO-DOLLARO REGOLA LA PRIMA CERTEZZA SARÀ L’ANNO DEGLI USA

Alla voce export il vino italiano può brindare 2014 con un+1,6% e un fatturato che supera di 78 milioni i 5 miliardi. Ma se i numeri dell’ultimo anno sono soddisfacenti la parità euro-dollaro rischia di regalare un futuro al di là di ogni previsione. L’Ufficio di studi di Sace fa ammontare addirittura a 1,6 miliardi di euro il valore delle nuove esportazioni che il comparto del vino italiano potrebbe mettere a segno nei prossimi tre anni.
EFFFETTO BAROLO
Tra i piemontesi più lanciati dal Stati Uniti nel 2014 c’è Damilano. Paolo, che guida l’azienda con il fratello Mario e il cugino Guido, oltre a essere un produttore è anche un player del mercato americano con una rilevante quota di «Vias», una delle più importanti società di export di vino italiano negli Usa. Il barolista non ha dubbi: «Sarà l’anno degli Usa. È sempre stato un mercato chiave, ma con il loro potere d’acquisto aumentato del 30 per cento le cose sono destinate a cambiare in meglio». La forza del dollaro può essere un aiuto, ma non basterà. «La distribuzione sarà fondamentale – dice Damilano –, ma il probabile aumento dell’offerta dimostrerà che c’è spazio per tutti non bisogna spaventarsi». Il rischio che qualcuno approfitti del boom però c’è sempre. «Il miglioramento del rapporto qualità-prezzo deve spingere tutti a fare una grande attenzione a non svalutarci. L’Italia ha un brand molto forte, dobbiamo essere consapevoli di chi siamo e soprattutto fare squadra. E questo la nuova generazione di barolisti lo sta facendo benissimo».
LA FORZA DEL SUD
Se il Piemonte festeggia non è da meno neanche il Centro Sud. Lo spiega Michele Bernetti di Cantina Umani Ronchi: «Il 2014 ha segnato un trend di crescita importante, ma il 2015 è cominciato ancora meglio». Il boom dell’Italia vale per bianchi e rossi. «È vero – spiega Bernetti – per noi i risultati più sorprendenti vengono dal verdicchio ma anche i rossi, soprattutto sul mercato americano, stanno crescendo. E quella del dollaro è una bella spinta». E il «Rosso Conero» con un forte rapporto qualità prezzo sembra fatto apposta per gli Usa.
LA FORZA DELLA FAMIGLIA
Più cauto è misurato è invece il passo di Lamberto Frescobaldi presidente di uno dei gruppi top dell’enologia italiana. «Il cambio può darci ossigeno». Parte a passo lento poi spiega la strategia: «Io credo che sia fondamentale il rispetto che l’importatore ha per l’azienda. Noi abbiamo scelto la trasparenza è detto no alle speculazioni, magari ci guadagniamo di meno, ma ci mettiamo al riparo quando il mercato non è favorevole». Sono le riflessioni di chi ha trenta generazioni di storia enologica alle spalle. «Sono scelte da azienda famigliare - spiega -. D’altra parte siamo la spina dorsale dell’enologia italiana e non solo dell’enologia». L’azienda-famiglia resta la chiave del «vigneto Italia» ma spesso ne è anche il problema. «Sa qual è il segreto? – continua Frescobaldi –. Mettere da parte se stessi per anteporre l’azienda a tutto. Perché quando un componente della famiglia si sente padrone è il momento in cui l’azienda non funziona più». Frescobaldi va verso una rivoluzione e il 2015 sarà un’annata storica. L’azienda lascerà gli storici uffici di Firenze - il secondo piano del palazzo di famiglia dove vive anche il marchese Lamberto – per andare in campagna nella tenuta Nipozzano. «Aprire le finestre dell’ufficio e vedere le vigne – conclude Frescobaldi – ci farà sentire tutti più legati alla terra».
LA VIA DI SHANGHAI
Per qualcuno che torna alla terra altri vanno a Oriente, antica vocazione veneta. Così a Vinitaly «Zonin 1821» annuncia la nascita di Zonin China, una nuova società che commercializzerà i vini a marchio Zonin e quelli delle nove tenute di proprietà della famiglia. Zonin China, con sede a Shanghai, impiega 4 manager: «Abbiamo scelto Shanghai perché è la metropoli economica del Paese e ci garantisce una base logistica solida per penetrare nei mercati di tutti i Paesi dell’Estremo Oriente» spiega Francesco Zonin, vicepresidente dell’azienda di famiglia.
Luca Ferrua, La Stampa 22/3/2015