Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 22 Domenica calendario

IL SOGNO INFRANTO DELL’EDITORIA

Doveva incarnare il sogno di Telecom Italia di entrare a gamba tesa nel mondo della televisione e dell’informazione grazie a marchi riconosciuti come La7, Mtv Italia e Apcom. Doveva essere la porta d’ingresso di un impero editoriale e invece la storia di Ti Media assomiglia più a una collezione di fallimenti che a un susseguirsi di successi. Oggi il destino sembra segnato e la società del Gruppo è destinata a scomparire. «Fusione per incorporazione» all’interno della stessa Telecom Italia: è questa la dicitura che compare all’interno del Piano industriale della società presentato lo scorso febbraio. Una scelta che i consigli di amministrazione di Telecom Italia e Ti Media hanno formalizzato giovedì scorso.
Il vero declino, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, risale al maggio del 2013: è il periodo dell’addio a La7 dopo la cessione a Urbano Cairo, anche se i primi passi falsi erano stati compiuti già un paio d’anni prima. Le scelte dell’ex amministratore delegato Gianni Stella, infatti, avevano fatto lievitare i costi del palinsesto della tv proprio nel momento in cui il mercato della pubblicità cominciava a entrare in crisi. Così, il consiglio di amministrazione di Telecom aveva deciso di spingere per la cessione a ogni costo della rete. La gestione di Stella aveva portato inoltre nel 2012 a una perdita netta di 241 milioni di euro. Da quel momento le pressioni per un’uscita dal business televisivo si erano fatte sempre più pesanti, ma il presidente di Telecom, Franco Bernabè, era almeno riuscito a pilotare la vendita verso un editore puro, preferito al fondo Clessidra. «Mi son preso una bella patata bollente», aveva detto Urbano Cairo, quando non era ancora ufficiale il passaggio di mano di La7. «Ma l’ho fatto coscientemente », ha aggiunto.
Ti Media è nata nel 2003, dallo scorporo di Seat Pagine gialle, con l’idea di trasformarsi nella televisione di Telecom: allora c’era l’ex Telemontecarlo – diventata poi La7 – e Mtv, oltre a Tin.it, Virgilio e il Gruppo Buffetti. Poco dopo era entrata nel gruppo anche l’agenzia di stampa Apcom. Di tutto questo patrimonio a Telecom è rimasto più niente. All’interno di Ti Media oggi ci sono solo le torri e le frequenze televisive, vive grazie a una joint venture creata nel 2014 col gruppo L’Espresso, che vanta 5 multiplex digitali, ossia le infrastrutture che trasmettono il segnale in digitale.
Ora le nozze con Telecom serviranno soprattutto a risolvere la situazione del deficit patrimoniale, della liquidità e della redditività di Ti Media, che ha chiuso il bilancio 2014 con una perdita di 5,3 milioni di euro e un indebitamento netto di 269,4 milioni di euro. Intanto, il primo risparmio sarà tagliare sulle spese delle contrattazioni della società che, con l’imminente fusione con Telecom, uscirà dal listino di Piazza Affari.