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 2015  marzo 22 Domenica calendario

QUANDO IL FUMETTO DIVENTÒ GRANDE

Improvvisamente, in quel luminoso 1965, i fumetti diventarono chic, preziose opere di contenuto artistico, sociale, politico, letterario, che richiedevano l’attenzione degli intellettuali più brillanti, in quel tempo una vera folla di giovani e giovanilisti combattivi, più o meno comunisti o socialisti e superbamente nazionalpopolari, appassionati alla cultura accademica e a quella di massa. Era un gioco, un piacere, un divertimento, però sottoposto all’approfondimento di una curiosità colta e impaziente. Questi coraggiosi innovatori erano tutti uomini, ma il luogo in cui l’idea di Linus era nata, era in mano alle donne. Era la MilanoLibri, di fianco alla Scala, quindi nel centro più solenne della città e le intraprendenti signore erano Anna Maria Gandini, Laura Lepetit e Vanna Vettori (presto ritiratasi) che la rilevano nell’aprile del 1962. E che organizzano, con il metodo lanciato da Feltrinelli, una libreria che non faccia soggezione, con i libri esposti sui tavoli in modo che si possano prendere in mano e leggere: Feltrinelli ha addirittura avuto il coraggio di metterci un juke-box in libreria. Le signore della MilanoLibri viaggiano, e tornano a Milano cariche di tomi stranieri illustrati e curiosi. Cominciano a importare dagli Stati Uniti, con crescente successo, i libri a strisce disegnati da Charles M. Schulz, con le storie dei Peanuts. Sono in lingua originale, ma pare che anche chi l’inglese lo balbetta non rinunci alle avventure infantili di Charlie Brown, di Lucy, di Linus, del cane Snoopy. Attorno ai Peanuts si riunisce un gruppo di amici mai sazi di cultura, novità, cazzeggio e bevute al bar. E l’animatore è Giovanni Gandini, marito di Anna Maria, che lavora alla casa editrice Ricordi nel settore audiovisivo, con Nanni Ricordi, e che Paolo Interdonato, autore della memorabile biografia dedicata a Linus, definisce “un funambolo capace di rimanere in bilico per un tempo apparentemente infinito, sull’effimero e sul bello”.
Attorno a lui altri giovani appassionati di storie disegnate a quadri e quadretti. Franco Cavallone, futuro potente notaio, che inventa il linguaggio italiano dei Peanuts; suo fratello Bruno, impegnato nella carriera accademica alla facoltà di giurisprudenza a Milano e traduttore dell’opossum Pogo. Gli altri sono un procuratore legale, Ranieri Carano, un grafico dello studio Unimak, Salvatore Gregorietti, il critico letterario Vittorio Spinazzola, Umberto Eco, semiologo e in quegli anni condirettore della Bompiani e Oreste del Buono, scrittore, direttore di giornali, critico, traduttore, giornalista. Si unisce a loro l’avvocato Francesco Mottola, il più accanito appassionato dei Peanuts. Si accavallano i progetti. Eco vorrebbe prendere i Peanuts per la Bompiani, ma gli amici sono più veloci, nasce l’editrice Milano Libri che pubblica nel 1963 il primo libro dei Peanuts tradotto in italiano, Arriva Charlie Brown!. Poi finalmente si concretizza un progetto molto audace, una rivista mensile di superfumetti! Il primo numero esce l’1 aprile 1965, e non è un pesce, uno scherzo. È un terremoto nel mondo sotterraneo dei divoratori di strisce che non devono più occultare quella passione ma possono vistosamente esibirla: leggere Linus diventa sin dai primi numeri un gesto colto e alla moda. Oggi Interdonato, che di professione è un prezioso consulente informatico, «a modo» dice lui, occhioni neri e riccioli neri, ricorda: «Avevo dieci anni alla fine degli anni ’70, mio padre mi regalò un pacchetto di vecchi Linus presi su una bancarella e da quel momento la mia vita cambiò». Ormai il consulente informatico è diventato un dizionario, un archivio, un laboratorio, un’inarrivabile memoria dei fumetti di tut- to il mondo, Paperino e Manga compresi. Dice Anna Maria Gandini: «Io mi ero un po’ stancata di parlare sempre di Linus, e non gli ho detto niente: ha fatto tutto da solo un lavoro enorme di ricerca, un libro perfetto».
La Milano di quella seconda metà degli anni ‘60 è speciale, vive forse il suo momento più vivace e culturalmente appassionato. Giorgio Marconi apre il suo Studio e nella prima mostra, nel 1965, espone giovani artisti italiani che diventeranno famosi, Tadini, Adami, Schifano, Del Pezzo. L’anno prima, alla Biennale di Venezia, è arrivata la pop art portata dalla Cia. Le ragazze hanno tagliato le gonne tra la disperazione dei padri, ancora non pensano al femminismo ma la Lepetit ha già fondato una piccola casa editrice, La Tartaruga, che pubblica solo testi scritti da donne. La gente legge, si ferma alle edicole per vedere se ci sono novità, prende coraggio e entra nelle librerie: tra i libri italiani più venduti, in quegli anni, La noia di Moravia, Il giardino dei Finzi Contini di Bassani, La tregua di Levi, Il male oscuro di Berto. Ma vendono anche saggi importanti di Marcuse, Foucault, Levi Strauss, Reich. In edicola si installano gli Oscar Mondadori e il primo titolo, Addio alle armi di Hemingway, vende duecentottantamila copie e I Malavoglia di Verga supera il milione. Per i divoratori di fumetti ci sono anche quelli dei supereroi, Batman e Nembo Kid, da anni i ragazzini si dividono tra Topolino della Mondadori e Tex dei Bonelli, tuttora il fumetto più venduto in Italia. Tre anni prima di Linus, le geniali sorelle Giussani hanno inventato Diabolik e, dice lo studioso Interdonato, «in formato tascabile, pensando ai pendolari che ogni giorno arrivano dalla Nord e che loro vedono dalla finestra di casa».
Il primo numero di Linus dalla grande copertina verde e a sessantaquattro pagine, è frutto di accese discussioni tra i suoi ideatori, che a differenza di altri fumettari danno molta importanza all’autore: contiene i Peanuts di Schulz; Crazy Cat di Harriman, triangolo amoroso in cui il cane ama il gatto che ama il topo armato di un mattone, odiato dal cane: ‘ Li’l Abner’ di All Capp, allegro scontro tra una comunità rurale felice e miliardari spietati; e infine Popeye cioè Braccio di ferro firmato dal primo autore, Segar, che nel 1946 era già apparso sulla rivista sofisticata Il Politecnico di Vittorini. Un mese dopo entrerà gloriosamente nella rivista il primo disegnatore italiano, Guido Crepax, con la sua bella e misteriosa Valentina, prima e forse ultima portatrice di erotismo gentile in un mondo maschile. I primi anni della rivista sotto la direzione di Giovanni Gandini sono anche i più felici. Linus , che pareva isolato dal mondo dentro i suoi mondi a fumetti, comincia ad essere tempestato di lettere: sono i giovani a scrivere e quindi la rivista, dubbiosa, deve aprirsi a ciò che in quel momento più interessa ai giovani: la politica. Iniziano dialoghi e polemiche. “È chiaro che All Capp è fascista...”, “Vi raccomando, non fate della politica...”. Risponde il giornale: Linus non è una rivista rivoluzionaria, si accontenta di ironizzare sul costume e forse anche sulle strutture sociali cercando di divertire. Ma il fuori si intrufola per forza tra Pogo e Barbarella, tra Dick Tracy e Wolinski, tra Copi e Topor, che si installano a casa Gandini trovandosi benissimo a Milano. Poi, agli inizi dei ’70 «i lettori scomparvero da un giorno all’altro» racconterà anni dopo Oreste del Buono che nel 1972 aveva rilevato la direzione di Linus venduto alla Rizzoli perché Gandini non si divertiva più e al mensile non bastava il meraviglioso chiacchiericcio in libreria ma aveva bisogno di una struttura aziendale. «Restavano solo i vecchi perché i ragazzi se ne erano andati in massa…». Erano cominciate le agitazioni studentesche, e può darsi che i giovani lettori non si fossero stancati di Linus, forse «quelli in prima fila nelle agitazioni, nel tentativo di rinnovare e cambiare la palude, e che erano stati nostri lettori avevano trovato qualcosa di meglio, di più importante da fare che leggerci». Ricorda Anna Mari Gandini: «I ragazzi che erano venuti spesso in libreria coi soldi di papà, tornarono annunciando un esproprio proletario. Ma io non li lasciavo uscire senza pagare. E pagavano».
A cinquant’anni dalla sua nascita in una Milano viva, giovane, piena di un futuro che poi non c’è stato, adesso, in un mondo totalmente cambiato, in una Milano intristita e spaventata, Linus è ancora vivo, diretto da Stefania Rumor, edito da Baldini & Castoldi. Ci sono ancora i Peanuts, anche se Schulz non c’è più, Pogo, Doonesbury, Dilbert, ma anche personaggi meno storici come Konrad & Paul, di Ralf König, una coppia omosessuale sempre in canottiera. La copertina di aprile, disegnata da Sergio Ponchione, contiene centodiciotto personaggi dei fumetti linusiani, e a maggio, per festeggiare, la Baldini & Castoldi pubblicherà un libro con le sue seicento copertine.
Il fumetto è eterno, è soprattutto maschio: i fumettologi scrivono saggi sull’oceanico argomento, i fumettomani spaziano dalle strisce storiche alle graphic novel per il secondo anno candidate allo Strega, e Il Fatto suggerisce alla giuria del premio “i quindici buoni motivi” per cui quest’anno Dimentica il mio nome di Zerocalcare “deve vincere”. Tra l’altro perché, “l’autore scava nel vissuto”.
Natali Aspesi, la Repubblica 22/3/2015