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 2015  marzo 21 Sabato calendario

“ITALIA, I MIEI 16 ANNI DA RECORD TRA METE, LACRIME E IMPRESE”

[Intervista a Mauro Bergamasco] –
Mauro Bergamasco compie 15 anni e 44 giorni di Sei Nazioni. Fanno 5523 giorni nel torneo più antico del mondo, un record assoluto anche considerando il Cinque e il Quattro Nazioni (roba di due secoli fa, ormai). Bergamasco, 36 anni a maggio, era in campo al debutto dell’Italia il 5 febbraio 2000 contro la Scozia. Ci sarà anche oggi, contro il Galles all’Olimpico, la partita conclusiva del Sei Nazioni 2015 che potrebbe diventare anche l’ultima in maglia azzurra, la n. 102, dell’highlander de noantri.
Mauro, dunque a fine anno appenderà le scarpette al chiodo?
«Una decisione maturata da tempo, non mi sembra così negativa. C’è un tempo per tutto. Come obiettivo mi restano i Mondiali. Non è facile, ma ci sto lavorando. Sono i sogni che aiutano a vivere, no?».
Tony O’Reilly, uno dei due miti del rugby a cui sottrae il record di longevità nel Sei Nazioni, arrivò alla sua ultima partita in Rolls Royce. E lei?
«A piedi, se non passa l’autobus. Ma non è detto che sia l’ultima in azzurro».
Si ricorda la prima?
«Battemmo la Scozia e in campo non ci credevamo neppure noi. Ci volle un po’ di tempo per realizzare. E una settimana per capire che non sarebbe stato sempre così facile».
Lei, Dominguez, Troncon: era l’Italia più forte in cui ha giocato?
«Impossibile fare paragoni. Il rugby è cambiato tantissimo. La pressione fisica e la violenza degli impatti è maggiore, i giocatori pesano di più, si è raffinata la tecnica in mischia e in touche. Ma la cosa più impressionante è la velocità: pazzesca».
Il momento più bello del suo Sei Nazioni?
«Le due mete in Scozia. E quella contro il Galles, a Roma, giocando quasi un tempo da “centro” con mio fratello Mirco».
Ce la racconta?
«Mischia in attacco. Due minuti di avanzamento, anche Troncon si mise a spingere. Pez che calcia a scavalcare la difesa, io che corro insieme a Mirco e schiaccio».
All’Olimpico ci sarà la replica?
«Magari. Sappiamo che il Galles è fortissimo. Viene qui per stravincere perché punta ancora al titolo. Ma dobbiamo restare concentrati su noi stessi, non sui loro bisogni».
I giornali britannici già fanno il conto delle mete che servono ai Dragoni: motivazione in più?
«Un po’, non tanto. Ci tirano addosso da anni, dobbiamo smentirli in campo. Essere protagonisti».
Il momento più brutto di questi quasi sedici anni?
«Gli infortuni, quando stai fuori. Ma ormai è passato».
E l’incubo di quel primo tempo a Twickenham da mediano di mischia?
«No, per la Nazionale si fa tutto. Allora piansi, l’unica volta. Ma ora posso dire di avere molte maglie azzurre, oltre alla numero 7: la 9, la 11 e la 14».
La n. 7 la lascerà a Favaro: il futuro in azzurro è in buone mani?
«I talenti che possono sostituire la nostra generazione ci sono. Non tanti, ma ci sono».
Ha ragione il ct Brunel a volere un’Italia più offensiva?
«Sì, ci stiamo provando e quindi possiamo sbagliare. Ma fa parte del gioco».
Nel suo futuro c’è la Nazionale con un ruolo diverso?
«Perché no? Ho tanti progetti, di sicuro non lascio il rugby».
Questo record la inorgoglisce?
«Ai record penserò quando smetterò. Davvero».
Stefano Semeraro, La Stampa 21/3/2015