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 2015  marzo 21 Sabato calendario

CASSE GRECHE GIÀ IN ROSSO PER 3,5 MILIARDI

Atene sta cercando in ogni piega del bilancio per cercare le liquidità necessaria a pagare pensioni e stipendi pubblici che valgono almeno 3 miliardi di euro di uscite al mese. A marzo infatti, secondo calcoli di Bloomberg, l’ammanco nelle casse del Paese ha raggiunto i 3,5 miliardi. In queste settimane il Governo Tsipras ha presentato un disegno di legge per poter utilizzare le riserve dei fondi pensione pubblici. Non solo. Ha sbloccato, con l’assenso della troika, 550 milioni di euro destinati al Fondo ellenico salva banche che ha ancora 11 miliardi di euro in cassa dopo la ricapitalizzazione degli istituti di credito, risorse che però non possono essere distratte per altri fini. Le aziende municipalizzate hanno dovuto acquistare bond del Tesoro in sostituzione delle banche che non hanno più liquidità a causa del blocco della possibilità di portare obbligazioni come collaterale alla Bce e possono contare solo sul fondo di finanziamenti di emergenza, Ela, anch’esso contingentato da Francoforte sui 70 miliardi di euro. Troppo poco.
È un segnale evidente di come la situazione finanziaria sia sempre più drammatica sotto il Partenone, al punto che il governo Tsipras, in attesa di ricevere la tranche di crediti da 7,2 miliardi di euro (che più volte l’Eurogruppo gli ha negato e gli nega tuttora mentre si tratta sul tipo e sull’intensità di attuazione delle riforme), sta cercando soldi da tutte le parti.
Questo mese sono stati ripagati 1,5 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale (ieri gli ultimi 350 milioni della tranche di marzo), ma nei prossimi giorni scade un derivato preparato da Goldman Sachs nel 2000 per poter entrare nell’euro nonostante i conti non fossero proprio in ordine, oltre a 4,5 miliardi di euro di interessi mentre a luglio ed agosto scadranno i famosi bond acquistati dalla Bce per un importo di 6,7 miliardi di euro.
L’impegno è complicato non solo dal calo del gettito fiscale (del 40% rispetto agli obiettivi, a causa degli annunci sconsiderati del nuovo governo tra i quali l’aumento della soglia di esenzione fiscale da 5mila a 12mila euro o della possibilità di diluire in 100 rate il pagamento delle imposte), ma anche dal tetto troppo esiguo che la Bce ha imposto alle emissioni di titoli a breve termine: non più di 15 miliardi di euro, peraltro già raggiunto. In queste circostanze, trovare un rapido accordo con i creditori è sempre più impellente, pur di ridare fiato alle casse dello Stato.
Nel frattempo nell’ultimo trimestre del 2014, l’economia greca è tornata in territorio negativo. Il deficit commerciale è aumentato a 1,8 miliardi di euro, dai 756 milioni dello stesso periodo del 2013. La fuga dai depositi bancari ha subìto una forte accelerazione. Nei conti correnti greci c’erano in gennaio 148 miliardi di euro, tanti quanti nell’agosto 2005, secondo la Banca centrale greca. Negli ultimi due mesi sono spariti dai conti correnti 25 miliardi di euro e negli ultimi tre giorni sono stati ritirati almeno 600 milioni di euro. E meno male che il Board della Bce ha bocciato la richiesta del braccio della vigilanza europea di bloccare l’acquisto di nuovi titoli di stato greci perché troppo rischiosi. Se fosse passata la richiesta sarebbe stata la fine senza scampo.
Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 21/3/2015