Elena Stancanelli, la Repubblica 21/3/2015, 21 marzo 2015
USIGNOLO
Credimi amore, era l’usignolo, dice Giulietta a Romeo per significare che è presto, che non è ancora il tempo per lui di scappare. Secondo me era l’allodola, risponde Romeo, l’uccello che annuncia il mattino. Ma non importa, chi se ne frega, che mi ammazzino pure, purché possa rimanere con te. E un attimo dopo invece se ne va, perché era proprio l’allodola. L’usignolo, o Luscinia megarhynchos, aveva staccato da un po’, che lui canta solo la notte. Uccello passeriforme della famiglia dei Muscicapidi, l’usignolo è un cosetto di pochi grammi, simile al passero. Canta per delimitare il territorio, proprio come gli aborigeni nei deserti australiani, o per rimorchiare le usignole. Canta bene e conosce un sacco di canzoncine, circa 250. Attribuiamo un sacco di virtù al suo canto armonioso e seducente: annuncia la primavera, è presagio di amore, guarisce da tutti i mali. Ma la verità è che il canto dell’usignolo è uno dei pochi che siamo in grado di sentire, con la scarsezza dei nostri strumenti uditivi, perché la sua voce occupa le stesse frequenze sonore della nostra. Insomma ci parla, l’usignolo, sta qui per cantare i nostri struggimenti. Secondo Emil Cioran, “in un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare”.
Elena Stancanelli, la Repubblica 21/3/2015