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 2015  marzo 21 Sabato calendario

IL NUOVO FRONTE DELLO STATO ISLAMICO PER SCALZARE AL QAEDA

Gli attentati contro le moschee sciite nello Yemen segnano, se l’autenticità della rivendicazione fosse confermata, l’entrata in grande stile dell’Is nella penisola arabica. Qui, come altrove, il gruppo di Al Baghdadi si insedia attraverso un meccanismo scissiparo. Dalle diverse articolazioni regionali di Al Qaeda o di altri gruppi filoqaedisti, escono militanti che aderiscono allo Stato Islamico. Un percorso scontato, visto il crescente richiamo esercitato dal Califfato e il comune retroterra ideologico jihadista.
Nello Yemen, però, si aggiunge un altro elemento: il fattore sciita. Al Qaeda ha sempre considerato prioritaria la lotta ai “poteri empi” sunniti alleati con gli occidentali. Mentre nell’Is, erede naturale del zarkawismo, la lotta agli sciiti, che per i radicali intrisi di wahhabismo sono “ apostati” da colpire senza tregua, è ritenuta altrettanto importante. Tanto più nello Yemen, dove il movimento che ha preso il nome dal suo fondatore Hussein al Houthi, espressione del ramo zaide della shi’a, rappresenta oggi, dopo una decennale lotta contro il regime sunnita, il potere. Inoltre gli Houthi sono politicamente e confessionalmente protetti dall’Iran, acerrimo nemico non solo delle monarchie del Golfo ma anche dei jihadisti. La fuga da Al Qaeda è cominciata lo scorso autunno, quando gli Houthi hanno sferrato l’offensiva contro il presidente Hadi, che pochi mesi dopo avrebbe permesso loro di dominare la scena. L’adesione all’Is consente di mettere nel mirino, senza troppe remore le due coincidenti figure del Nemico, gli “eretici” sciiti che hanno assunto il “potere empio”. Il tutto senza incorrere nel dissenso della misconosciuta leadership di Zawahiri, sempre convinto sia meglio non accentuare le fratture di tipo religioso. Sinora gli attacchi jihadisti erano rivolti contro le forze armate o contro leader politici ostili. Colpendo le moschee sciite di Sana’a e Saada e decapitando, con la morte di Al-Murtada bin Zayd al-Muhatwari, la leadership religiosa degli Houthi, i jihadisti puntano sulla deflagrazione del conflitto settario. Su una guerra civile che faccia cadere ogni tentativo di riconciliazione, come quello rappresentato dall’attuale governo di unità nazionale. Distruggere i luoghi di culto, nel segno di una evidente irachizzazione del conflitto, alimenta la possibilità di scontri confessionali. Favorendo il disegno jihadista di allearsi con le tribù sunnite del nord e del centro del paese, ostili all’ascesa sciita e, dopo la fuga a sud di Hadi, prive dei tradizionali legami con il potere centrale. Uno scenario da incubo, non per questo meno reale.
Renzo Guolo, la Repubblica 21/3/2015