Fabio Sindici, La Stampa 21/3/2015, 21 marzo 2015
APPESI ALLE FINESTRE PER SUGGERIRE. COSI’ L’INDIA SCALA I TEST D’ESAME
Quando è tempo di esami, nello Stato indiano del Bihar, i genitori e i fratelli degli studenti riscoprono abilità ataviche di free-climbers. Tanto da riuscire a scalare a mani nude, senza nessun aiuto, le pareti di mattoni delle scuole e dei centri dove si tengono i test. Per passare le risposte ai ragazzi. I familiari sussurrano (ma talvolta gridano) dalle finestre a cui sono aggrappati, fanno volare foglietti, lanciano libri. Il tutto sotto gli occhi degli insegnanti impotenti.
Le foto degli esami accompagnati da arrampicata hanno fatto il giro dell’India e poi del mondo, in questi giorni. I video sono diventati virali su Internet. Il tutto condito da commenti, tra l’ironico e il preoccupato. Gli esami con il suggeritore, sotto il banco o alla finestra (o anche sull’applicazione WhattsApp del telefonino) non sono una novità in molti Stati dell’India. Le famiglie si muovono in massa dai villaggi verso le città dove si tengono i test. Tanto che è stato coniato il termine «examinations tourism», il turismo degli esami. Nel distretto di Bhind, nel Madhya Pradesh, lo scorso 12 marzo, i funzionari governativi che dovevano controllare il regolare svolgimento delle prove, si sono arresi di fronte alle intimidazioni degli accompagnatori degli esaminandi.
Sorveglianti assaliti
Deepak Kumar Pandey, del dipartimento dell’istruzione a Bhind ha dichiarato all’«Hindustan Times» che le famiglie sono direttamente responsabili di questo malcostume. «Prima di tutto non c’è nessuna ragione per un genitore di rimanere nel centro per l’intera durata dei test, oltre tre ore» ha affermato. Ma i familiari non si limitano a questo. «Non permettono ai sorveglianti di entrare nei centri. Alcuni esaminatori sono stati assaliti prima che potessero ritirare le risposte. Perfino ai poliziotti è stato impedito di intervenire».
In India gli esami sono cruciali per le famiglie. In Stati poveri, come il Bihar, nel Nord-Est del subcontinente, nella valle del Gange delimitata dalle vette dell’Himalaya, l’amministrazione promette un compenso intorno ai 150 euro agli studenti che riescano a rispondere esattamente a più della metà delle domande. Nelle zone più ricche i genitori iscrivono i figli alle scuole private ed elargiscono donazioni per assicurarsi che questi passino gli esami. Nella sterminata - spesso corrotta - burocrazia indiana, il settore della scuola non fa eccezione. Le mance agli insegnanti sono pratica comune. Questi, a loro volta, non si sentono protetti dallo Stato. «Gli insegnanti sono la parte più debole nella battaglia degli esami» spiega Prahlad Sikarwar, un professore in pensione. «Non si può pensare che si oppongano alle famiglie, minacciati e malpagati come sono».
Mazzette ai professori
Così, gli esami «scalati» diventano una cartina tornasole della società indiana, dove se i ricchi pagano di nascosto per assicurare un buon voto ai figli, i poveri si sentono in diritto di arrampicarsi sulla facciata di una scuola per passare una risposta. Lo show del Bihar ricorda un altro tipo di test, quello del film «The Millionaire», grande successo cinematografico del 2008, tratto dal libro «Le dodici domande» di Vikas Swarup, dove un ragazzino degli slums di Mumbai riusciva a rispondere a tutte le domande di un quiz milionario, grazie alla saggezza della sopravvivenza appresa sulla strada.
Nel Bihar è la strada, i villaggi dell’India più povera che sono entrati nel luogo degli esami, dalle finestre. Il subcontinente contiene da sempre realtà diverse e contraddizioni esasperate: innovazione tecnologica e tradizione, università d’eccellenza e una burocrazia scolastica inefficiente. Lo dimostrano, per rimanere in Bihar, i risultati degli esami degli ultimi vent’anni: una media dei promossi intorno al 60 per cento. Con l’eccezione di un unico anno, il 1996, quando gli esami vennero strettamente controllati dall’Alta Corte dello Stato. E solo il 12 per cento riuscì a superare la prova.