VARIE 20/3/2015, 20 marzo 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - KAMIKAZE IN YEMEN
REPUBBLICA.IT
SANA’A - Due moschee nella zona centrale di Sana’a, capitale dello Yemen sotto il controllo del movimento sciita Houthi, sono state attaccate da attentatori suicidi che si sono fatti esplodere durante la preghiera del venerdì. Il bilancio degli attentati è gravissimo: quasi 150 morti e centinaia di feriti. Altri due attentanti a Sa’dah, roccaforte degli sciiti, hanno fatto almeno altre 16 vittime.
Le due mosche attaccate nella capitale, quella di Badr e Hashoush nel quartiere di al-Yarraf, sono luogo di culto di fedeli sciiti della tribù Houthi. Tra le due esplosioni è passata circa mezz’ora. Secondo la tv al-Jazeera, è rimasto ucciso lo sceicco Murtaza al-Mahturi, guida spirituale delle tribù Houthi. Decine di bambini tra le vittime: le immagini sono raccapriccianti.
Attentatori suicidi sono entrati in azione anche a Sa’dah, roccaforte Houthi nel nord del paese. Un kamikaze si sarebbe fatto esplodere contro un compound governativo causando la morte di almeno 15 persone, mentre nel secondo attacco - avvenuto poco dopo contro una moschea in città - l’attentatore suicida sarebbe stato fermato e "disinnescato" poco prima di farsi esplodere all’interno del luogo di culto.
Lo Yemen è nel caos politico e religioso, spaccato in due tra il nord e la capitale Sana’a controllato dagli scitti Houthi e il sud in mano al presidente deposto Abd Rabbo Mansour Hadi, rifugiatosi ad Aden, dove ieri sono stati registrati forti scontri tra miliziani di fazioni opposte e anche un raid aereo contro il palazzo di Hadi.
Gli attentati di oggi sono stati rivendicati dallo Stato islamico, la cui propaganda ha dimostrato nelle ultime settimane di fare presa anche sugli jihadisti della penisola arabica, finora fedeli ad al-Qaeda e al suo leader Ayman al-Zawahiri. Aqpa, al-Qaeda nella penisola arabica, è considerato uno dei rami più forti dell’organizzazione fondata da Bin Laden. E nonostante l’avanzata dell’Is, il terrorismo yemenita è ancora in gran parte di matrice qaedista: Aqpa controlla gran parte della zona desertica a est del Paese. Mercoledì al-Qaeda ha freddato anche un giornalista e attivista Houthi, membro del direttorio del movimento, sempre a Sana’a.
Gli attacchi di oggi segnano un ’salto di qualità’ dell’offensiva terroristica nel Paese. Non è infatti il primo attentato kamikaze negli ultimi mesi, ma il primo che ha preso di mira i fedeli: finora i kamikaze avevano attaccato sempre soldati regolari e caserme. L’instabilità politico-religiosa potrebbe lasciare ampi margini agli jihadisti, rischiando di trasformare anche lo Yemen in una roccaforte del terrorismo internazionale.
BOKO HARAM
ROMA - Decine di corpi sono stati scoperti dall’esercito nigeriano gettati nei pozzi del villaggio di Damasak, nel nord, liberato sabato scorso dall’occupazione dei militanti del gruppo islamista Boko Haram. Tra i cadaveri, alcuni appaiono decapitati. Le autorità devono ancora stabilire l’esatto numero delle vittime, i cui corpi appaiono mummificati nell’arido clima dell’area. Ma il ripiegamento delle milizie islamiche dalla regione è stato segnato da violenze di ogni genere. Secondo molti testimoni sfuggiti ai massacri dei militanti in fuga molte delle vittime sarebbero le donne rapite e costrette a sposare guerriglieri. Lo affermano testimoni citati da diversi media nigeriani e internazionali, secondo cui i militanti hanno sparato alle donne per impedire che cadessero in mano ad "infedeli", prima del loro ritiro dal villaggio. La 39enne ?Sharifatu Bakura racconta a Media Hoarders che prima di ucciderle i membri del gruppo hanno detto loro che preferivano che morissero piuttosto che lasciar loro sposare gli "infedeli" e non potersi "riunire in Paradiso".
Intanto il presidente nigeriano Goodluck Jonathan, in un’intervista alla Bbc, si dice convinto che i terroristi di Boko Haram saranno sconfitti entro un mese: "Diventano sempre più deboli", ha aggiunto ammettendo però che le forze di sicurezza sono state lente a rispondere all’avanzata di Boko Haram nel nord est della Nigeria. "Abbiamo sottovalutato le loro capacità", ha detto Jonathan. Nelle violenze tra esercito e terroristi sono morte oltre 15.000 persone negli ultimi tre anni.
Sostenuto dalle forze armate dei vicini Ciad, Niger e Camerun, il governo nigeriano ha rivendicato nelle ultime settimane la conquista di diverse città e villaggi controllati da Boko Haram nel Nord-Est del paese. Tuttavia, ieri i miliziani hanno attaccato una città che l’esercito aveva detto di aver riconquistato, uccidendo almeno 11 persone. Già in passato, il governo di Abuja ha annunciato la riconquista del territorio in mano a Boko Haram entro un determinato lasso di tempo, venendo poi smentito dagli eventi. Interpellato sul voto in programma il prossimo 28 marzo, il presidente uscente si è detto "sicuro della vittoria", perché "il mio partito è ancora il partito più forte".
INTANTO A TUNISI
TUNISI - Li hanno sottovalutati, i sospetti erano nel mirino della polizia ed erano indagati, ma non si pensava potessero portare a termine un attacco di questa portata. Oggi il segretario di Stato per gli affari della sicurezza tunisino, Rafik Chelly, ha spiegato che gli autori della strage di Tunisi avvenuta mercoledì si erano addestrati nelle fila dello Stato islamico in Libia per rientrare in Tunisia proprio attraverso il Paese vicino. Secondo Chelly gli attentatori si trovavano nel Paese già a dicembre. "Sappiamo - ha dichiarato citato dai media locali - che si sono addestrati in alcuni campi per tunisini takfiri (ramo ultra radicale dell’islam, ndr), in Libia, a Sabrata, Bengasi o Derna".
LO SPECIALE
E oggi Tunisi torna di nuovo in piazza contro il terrore proprio nel giorno del 59esimo anniversario dell’indipendenza del Paese. Un centinaio di manifestanti ha dato vita stamane a un corteo contro il terrorismo nella centrale Avenue Bourghiba, nel cuore della città. Sullo striscione che apre la manifestazione si legge: "Il terrorismo non è musulmano né tunisino".
Salme vittime italiane domani a Roma. Faranno rientro domani mattina a Roma le salme delle quattro vittime italiane uccise nell’attentato. Rientreranno con i loro familiari a bordo di un volo dell’Aeronautica. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni poco fa a Torino a margine della firma di un accordo con il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon precisando che dopo alcune ore di fermo a Roma per le attività della Procura lo stesso volo in serata porterà le quattro salme a Torino.
Viminale, rischio emulazione in Italia. Dopo l’attentato di Tunisi non è possibile escludere azioni emulative in Italia è scritto in una circolare del Dipartimento di Pubblica Sicurezza nella quale si invitano gli organismi di sicurezza a "sensibilizzare ulteriormente" le misure di vigilanza a sedi diplomatiche tunisine e ai siti sensibili. La circolare, si legge, fa riferimento "all’irruzione di persone con armi da fuoco nel museo del Bardo di Tunisi, con vittime e feriti". Alla luce dell’attacco dunque, sottolinea il Dipartimento, "non potendosi escludere che la circostanza possa determinare azioni improntate all’illegalità anche a carattere emulativo, si prega di voler ulteriormente sensibilizzare le misure di vigilanza e sicurezza". Misure che riguardano "obiettivi diplomatico-consolari, con particolare riguardo a quelli tunisini" ma anche "sedi istituzionali e di ogni altro sito ritenuto esposto a rischio per la circostanza".
Renzi: "Minaccia globale". Il premier Matteo Renzi ha parlato di "minaccia globale": "Negli ultimi mesi sono stati colpiti Parigi, Copenaghen, Bruxelles stessa. Siamo di fronte a una minaccia globale e abbiamo bisogno di concentrare l’attenzione ancor di più sul Mediterraneo". Renzi ha riconosciuto che il lavoro della ’due giorni’ a Bruxelles è andato "nella direzione giusta", ma ha rilevato che è "importante aiutare la Tunisia anche a livello economico" in modo che possa far fronte alle ricadute negative sul pil dopo l’attentato". "E’ stato un attacco all’Europa e l’Europa deve rispondere", era stato l’avvertimento del capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini. Una condanna dell’attentato al Bardo è venuta anche da Hamas: il gruppo fondamentalista palestinese lo ha definito "un atto criminale sferrato contro civili" e "un crimine contro i valori umani e contro la Tunisia". Gli occhi ovviamente sono sempre puntati sulla Libia, che condivide un tratto di frontiera con la Tunisia ed è precipitata nel caos.
La condanna del Consiglio Ue. I leader Ue "condannano lo scioccante attentato contro la Tunisia", ed esprimono vicinanza alle famiglie delle vittime e al popolo tunisino. L’Ue, si legge in una dichiarazione dei 28, "intensificherà la cooperazione con la Tunisia contro la comune minaccia terroristica e per sostenere il Paese" nella democrazia,economia e sviluppo sociale. La Tunisia sarà sicuramente nel documento conclusivo del Consiglio europeo si apprende poi da fonti diplomatiche. Resta da chiarire, però, se si tratterà di una semplice condanna dell’attentato al museo Bardo e al terrorismo in generale, o se l’Ue adotterà un piano di reazione, come chiede l’Alta rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini.
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L’attacco di mercoledì è iniziato quando un uomo di circa vent’anni armato di fucile ha aperto il fuoco contro un gruppo di turisti che si trovavano su un bus nei pressi del Museo del Bardo, nella capitale. Dopo gli spari, che hanno provocato la morte di sette persone, gli assalitori hanno preso diversi ostaggi e si sono asserragliati in un’area tra il museo e il Parlamento, dove in precedenza avevano provato a entrare. Qui hanno ucciso ancora, prima della liberazione degli ostaggi da parte delle forze di sicurezza. In tutto le vittime sono state 23. L’attentato è stato rivendicato in un video dal gruppo Stato islamico.
Gli arresti. Ieri le forze di sicurezza tunisine hanno annunciato di aver effettuato nove arresti. Quattro persone sono state interrogate per la loro presunta partecipazione all’attacco, altre cinque per aver dato appoggio e copertura alla cellula. Gli agenti non scartano l’ipotesi secondo cui i terroristi potrebbero aver avuto l’appoggio del gruppo jihadista Ansar al-Sharia, che ha la sua roccaforte nella regione di Kasserin, zona di montagna alla frontiera con l’Algeria. Qui, a metà febbraio, un gruppo di terroristi aveva aperto il fuoco contro un posto di blocco della Guardia nazionale, uccidendo quattro agenti. Da allora, polizia ed esercito stanno conducendo un’operazione per arrestare gli autori dell’attacco e riprendere il controllo di un territorio di circa cento chilometri quadrati dove si concentrano jihadisti provenienti da vari Paesi del Sahel.
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Il padre di uno dei sospetti. Mercoledì, il padre di uno dei sospetti terroristi uccisi aveva detto di non essere a conoscenza dell’attività del figlio e che pensava si fosse recato in Iraq e Siria per unirsi alle fila dello Stato islamico. Ieri il governo ha convocato una riunione speciale di sicurezza per mettere in atto nuove misure. Secondo fonti della stessa sicurezza, circa tremila tunisini si sono già uniti all’Is. E’ quello che sostiene anche l’arcivescovo di Tunisi Ilario Antoniazzi, intervistato da Avvenire. "Se non vogliamo che la Tunisia diventi un’altra Libia, non si deve lasciar solo il Paese". Il prelato ha sottolineato che ’le autorità pubbliche hanno cullato un po’ troppo l’illusione che il Paese fosse al riparo da attacchi terroristici, basandosi sulla pacifica transizione democratica. Ma tra la gente serpeggiava una certa inquietudine, perché molti tunisini sono andati a combattere in Siria o in Libia. Si supponeva che al rientro avrebbero potuto creare problemi. Ed è quello che è successo".
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Il ritorno dei crocieristi. Chi si è salvato, è tornato. La nave da crociera Costa Fascinosa è arrivata questa mattina, intorno alle 8, nel porto di Palma de Maiorca. Nella stessa ora nel porto di Barcellona ha attraccato anche la Msc Splendid secondo quanto riferisce il giornale spagnolo El Mundo. Il governo di Madrid sta lavorando per tentare di rimpatriare le salme delle vittime spagnole. Proveniente da Palma di Maiorca, l’aereo con i 71 crocieristi di Costa Fascinosa che si trovavano a Tunisi al momento dell’attacco terroristico, è atterrato all’aeroporto di Fiumicino. L’aereo è un volo charter messo a disposizione da Costa Crociere. Diciotto di loro proseguiranno per Palermo. A Genova è arrivato invece l’aereo con a bordo 130 croceristi di Costa Fascinosa quindici dei quali coinvolti nell’attacco al museo del Bardo di Tunisi (Genova, le rotte a rischio). La comitiva è arrivata con un volo charter messo a disposizione da Costa Crociere. Il gruppo ha raggiunto Torino in bus. Ad accoglierli il sindaco Piero Fassino con una delegazione del Comune..
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L’impegno europeo. L’Ue sarà ancora più al fianco della Tunisia nella lotta al terrorismo: si è conclusa con questo impegno la seconda e ultima giornata del Consiglio europeo a Bruxelles, dedicato alla Libia e alla minaccia dell’Isis. I capi di Stato e di governo dei Ventotto hanno condannato "lo spaventoso attentato terroristico" di mercoledì a Tunisi e si sono impegnati a intensificare la collaborazione con il Paese nordafricano nella lotta al terrorismo e a rafforzare "la democrazia piena di promesse del Paese".
LASTAMPA.IT
Oltre 135 morti e decine di feriti è il bilancio ancora parziale di un attacco a colpi di kamikaze contro due moschee houthi di Sanaa con cui lo Stato Islamico (Isis) apre il fronte di guerra in Yemen.
L’OFFENSIVA DEL CALIFFO
Le esplosioni sono avvenute oggi all’ora di massima affluenza nelle moschee di Badr e al-Hashoosh quando almeno tre kamikaze si sono fatti esplodere fra centinaia di fedeli houthi, il movimento ribelle che controlla la capitale dopo aver rovesciato il governo sunnita. Lo Stato Islamico di Abu Bakr al Baghdadi ha annunciato lo scorso novembre di aver creato proprie cellule in Yemen e con un’esplicita rivendicazione ha affermato di essere il mandante della strage odierna.
MAPPA: LE MOSCHEE COLPITE
I KAMIKAZE TRA I FEDELI
Testimoni locali affermano che uno dei kamikaze è entrato dentro la moschea, mischiandosi ai fedeli houthi, prima di farsi saltare in aria e quando i sopravvissuti correvano in cerca di fuga verso l’uscita è stato il secondo a farsi esplodere, proprio davanti all’entrata. Fra le vittime c’è l’imam della moschea Badr, Al-Murtada bin Zayd al-Mahatwari. L’attacco alla seconda moschea è avvenuto quasi contemporaneamente.
COSI’ IL CALIFFO “SCAVALCA” AL QAEDA
Gli attacchi di Isis lasciano intendere la scelta del Califfo di portare in Yemen la sanguinosa guerra contro gli sciiti - a cui gli houthi vengono accomunati - già in atto in più Paesi arabi, dall’Iraq al Libano fino al Pakistan. La presa del potere da parte degli houthi aveva sollevato malumori nello Yemen, un Paese a maggioranza sunnita, anche perché il presidente deposto Manour Hadi ha più volte accusato i ribelli di aver ricevuto aiuti dall’Iran. Lo Yemen è una roccaforte di “Al Qaeda nella Penisola Arabica”, emanazione diretta della centrale pakistana di Al Qaeda guidata da Ayman al-Zawahiri, ma finora Al Qaeda aveva evitato attacchi frontali ai ribelli houthi detentori del potere politico. E’ stato il Califfo a ordinare di farlo.
SITE Intel Group @siteintelgroup
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#ISIS claimed credit for five suicide bombings at Houthi mosques in Yemen’s Sana’a and Sada’a governorates.
15:30 - 20 Mar 2015
CORRIERE.IT
Gli attacchi di un gruppo di kamikaze nel centro di Sana’a (Yemen), sferrati durante la preghiera del venerdì contro le moschee di al-Badr e al-Hashahush, hanno provocato una carneficina. Sale di minuto in minuto e vertiginosamente il bilancio delle vittime: secondo un responsabile del ministero della Salute yemenita citato dalla Afp le vittime sarebbero più di 140. Oltre 260 feriti. La televisione Al Masirah, di proprietà dei ribelli Huthi che controllano la capitale yemenita, sostiene inoltre che sarebbe stata colpita anche un’altra moschea a Saada, nel nord del Paese.
La rivendicazione Isis
Gli attentati sono stati rivendicati da Isis su Twitter. Lo afferma il sito Site Intelligence Group, che monitora l’attività dei jihadisti online. «L’Isis», scrive Site in un tweet, ha rivendicato «cinque attentati suicidi alle moschee Houthi nei governatorati yemeniti di Sana’a e Saada».
La rivendicazione è firmata da un gruppo affiliato jihadista, Wilayat al-Yemen. Già nelle scorse ore erano circolate rivendicazioni sul web di alcuni militanti vicini all’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi.
Nel comunicato, diffuso su Twitter e intitolato «Rivendicazione dell’operazione di martirio in Yemen», si legge che «i cinque cavalieri del martirio armati di cintura esplosiva», ovvero i cinque kamikaze, hanno colpito «quattro covi degli houthi a Sana’a e uno a Saada». Secondo l’Is, 80 houthi, tra i quali alcuni leader, sono morti nell’attacco. «Abbiamo raccolto le teste degli imam apostati (sciiti, ndr)», conclude la nota. La Casa Bianca fa sapere tuttavia di non avere conferme per il momento sull’autenticità della rivendicazione. Ma non solo. Avanza anche dubbi sulla capacità di Isis di coordinare attacchi in vari paesi. «Stiamo verificando se effettivamente l’Isis ha una struttura di comando e di controllo in grado di coorDinare tali attacchi».
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La guerra tra Nord e Sud
L’attacco suicida è avvenuto durante la preghiera del mezzogiorno. Le moschee del centro della città sono frequentate dai sostenitori del gruppo sciita che domina lo Yemen. La televisione Al Jazeera ha riferito che «Gli attentati dinamitardi sarebbero stati compiuti da un gruppo di kamikaze che si sono fatti saltare in aria». Nel Paese si sta consumando una guerra civile tra il Nord, che comprende Sana’a, controllato degli Houthi, appoggiati da Teheran, e il Sud, dove si è insediato il presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, riconosciuto dalle Nazioni Unite con il sostegno dei Paesi del Golfo.
Le moschee colpite
Il primo attacco è avvenuto nella moschea al-Badr, nel sud di Sana’a. Il secondo attentatore si è fatto saltare in aria all’ingresso del luogo di culto, mentre i fedeli erano in fuga. Il terzo attentato suicida ha preso di mira la moschea di al-Hashahush, nel nord della capitale. Sana’a è da settembre in mano ai ribelli houthi (sciiti) che hanno costretto il presidente, Abd Rabbo Mansour Hadi, a lasciare la capitale e riparare ad Aden, roccaforte governativa nel sud del Paese. Ieri Hadi è scampato a un raid aereo che ha colpito il compound presidenziale. Gli uomini della sicurezza hanno trasferito il presidente in un luogo sicuro dopo che l’edificio era stato bombardato.
ILSOLE24ORE.IT
Almeno 137 morti e 350 feriti. È questo, per ora, il pesante bilancio degli attacchi kamikaze contro le moschee di al Badr e al Hashuhsh, entrambe frequentate da fedeli sciiti appartenenti alle tribù Huthi, nella capitale yemenita Sanaa. Due grosse esplosioni avvenute quasi in contemporanea questa mattina. Inoltre, secondo fonti locali, un’altra moschea sarebbe stata attaccata nel nord dello Yemen.
Nei Paesi musulmani, il venerdì è il giorno dedicato tradizionalmente per la preghiera in gruppo e i luoghi di culto sono solitamente affollati di fedeli. In Yemen, un altro Paese in cui la primavera araba è sfiorita quasi subito, c’è una guerra civile fra sunniti - come sunniti sono i terroristi dell’Isis - e ribelli sciiti. L’Isis, scrive Site in un tweet, ha rivendicato «cinque attentati suicidi a moschee houthi nei governatorati yemeniti di Sanaa e Saada».
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La strage nelle moschee a Sanaa
Nel comunicato, la filiale yemenita dello Stato islamico (Isis) rivendica le «operazioni di martirio», recita il titolo del documento diffuso in rete dell’Isis, nel quale si spiega: «Cinque cavalieri del martirio con le loro cinture esplosive si sono lanciati in una operazione benedetta da Allah che l’ha resa possibile» e si prosegue che «quattro di loro si sono infilati nei covi dei Rafidah (termina per indicare i sciiti, ndr) Huti nella provincia di Sanaa facendo saltare per aria le loro sedi Badr e al Hashush»; ovvero le due moschee attaccate.
Tuttavia, la Casa Bianca non conferma che dietro il sanguinoso attacco in Yemen ci sia l’Isis e sottolinea come al momento non ci siano indicazioni in questo senso e non si esclude che si tratti di pura propaganda. «Gli Usa stanno ancora indagando sulla rivendicazione della branca yemenita dello stato islamico», ha detto il portavoce Josh Earnest.
Intanto, secondo quanto ha riportato la tv al Jazeera, nella provincia di al Beitha nel centro del Paese, le milizie sciite Huthi hanno fatto saltare per aria l’abitazione del leader di «al Rashad» partito salafita sunnita opposto alle milizie Huthi.
Il capo dei militari ribelli dell’esercito yemenita, il maggiore Abdel Hafiz al Saqaf, ha lasciato Aden dopo il fallimento del suo tentativo di golpe contro il presidente Abde Rabbo Mansur Hadi e ora si trova con i suoi uomini nella città di Taiz. La presidenza yemenita ha infatti annunciato che è fallito il golpe tentato giovedì contro Hadi ad Aden dove ora si registra una situazione di calma.
Il colpo di Stato, già attuato dai ribelli sciiti yemeniti a Sanaa due mesi fa, era stato riproposto da militari fedeli al deposto presidente Ali Abdullah Saleh alleato degli sciiti. L’esercito yemenita fedele a Hadi controlla ora saldamente l’aeroporto di Aden e la caserma delle forze speciali che giovedì i ribelli avevano tentato di conquistare. Negli scontri tra le due fazioni dell’esercito sono morte 13 persone.