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 2015  marzo 20 Venerdì calendario

VOLTAIRE RIDE


Più di due mesi fa, in seguito agli attacchi a Charlie Hebdo e al supermarket kosher di Parigi, i francesi arrabbiati e indignati hanno marciato non solo nelle strade ma anche nelle librerie, e hanno trasformato il Traité sur la tolérance di Voltaire, pubblicato nel 1763, in un best-seller del 2015. Questa è la grandeur della Francia. E che cos’hanno scoperto i francesi in queste pagine del diciottesimo secolo? Posso rispondere a questa domanda perché, pur rimanendo a casa mia dall’altra parte dell’oceano, ho reagito agli attacchi dei terroristi proprio come hanno fatto loro. Mi sono detto che era arrivato il momento di leggere Voltaire. Sur la tolérance è un libro meraviglioso e Voltaire uno scrittore fantastico. Non solo. È anche un pensatore incisivo. Sostiene che le persone sono stupide se si uccidono a causa di disaccordi su arcane questioni teologiche come la transustanziazione. E per di più, era un uomo moderato. Scoprirlo è stata per me una grande consolazione, vista la tendenza molto diffusa in alcuni ambienti a descriverlo come un fanatico, un precursore di coloro che più tardi appiccarono incendi alle chiese. Ma Voltaire non ha mai dato fuoco a una chiesa. In Sur la tolérance non polemizza con la Cristianità in sé, ma solo con i suoi abusi. E così, spinto dal mio entusiasmo, ho continuato a compulsare la mia antologia di scritti di Voltaire, fino alla lettura delle Lettres à S.A. Mgr. LePrince de *** sur Rabelais et sur d’autres auteurs accusés d’avoir mal parlé de la religion chrétienne. E così mi sono imbattuto – ahimè, solo alla seconda frase delle Lettres – in un brano difficile. È l’esposizione di Voltaire di un commentario autobiografico di François Rabelais. Voltaire spiega che Rabelais fu presentato al Papa dai suoi cardinali, i quali baciarono il piede destro e poi la bocca del pontefice, dopo di che Rabelais espresse il desiderio di baciare il culo del Papa, a patto che prima il santo padre se lo lavasse. Ora, è vero che Voltaire, un uomo ragionevole e non un pericoloso incendiario, prosegue sottolineando che le frasi di Rabelais sono volgari e offensive. Il punto è che queste osservazioni arrivano solo nei paragrafi successivi. Nel frattempo noi siamo rimasti bloccati a quella seconda frase. E qui il problema con Voltaire, con la civiltà occidentale, e con la natura umana, diventa evidente.
Questo problema è il senso dell’umorismo. Ci sono persone irrecuperabili. Amano prendere in giro gli altri. Sono incorreggibili. Il mondo scuote la testa in segno di disapprovazione. Eppure, molti tra coloro che scuotono gravemente il capo hanno le mani intente a coprire la bocca, nel flebile sforzo di nascondere le risate. Che fare con queste persone, con quelli che ridono? Non c’è niente da fare. Stanno già provando a trattenersi dal ridere. E non ce la stanno facendo. Con loro non si può fare niente, si può solo ammazzarli.
Uccidere grandi fette della popolazione è il programma dei movimenti totalitari. Stiamo assistendo alla messa in pratica del programma. E ciò nonostante, anche adesso, c’è qualcuno che sta ridendo.