Clive Cookson, IL, Il Sole24Ore 20/3/2015, 20 marzo 2015
RISCHI DA PAURA
Quante persone sono state uccise dai terroristi dell’11 settembre? Secondo Gerd Gigerenzer sono più di 4.500 gli individui morti per effetto diretto degli attentati: oltre ai quasi 3mila massacrati negli aerei di linea e nei loro obiettivi a terra, ce ne sono altri 1.600 che hanno perso la vita in incidenti stradali avvenuti negli Stati Uniti nei dodici mesi successivi, perché avevano scelto di andare in macchina invece di rischiare la sorte volando.
L’analisi statistica di Gigerenzer sull’aumento del traffico stradale nel 2001-2002 – e le sue conseguenze letali – è uno dei tanti, efficacissimi esempi che propone in Imparare a rischiare: Come prendere decisioni giuste (Raffaello Cortina Editore) per dimostrare come le persone prendano decisioni sbagliate per scarsa conoscenza del rischio. È soprattutto la professione medica a essere presa di mira da questo studioso tedesco esperto di comunicazione del rischio, ma non risparmia colpi sporadici anche ad altri settori. Gigerenzer, psicologo dell’Istituto Max Planck per lo sviluppo umano di Berlino, è impietoso nei suoi attacchi contro tutti quelli che inducono in pazienti, clienti e cittadini troppa paura o troppa speranza in una certa terapia o in un certo investimento.
A volte dietro a questi consigli fuorvianti c’è anche una deliberata volontà di raggiro, ma Gigerenzer è convinto (basandosi in particolare sul suo lavoro con i medici) che la colpa sia anche della pura e semplice ignoranza dei professionisti. «La causa principale è la sconcertante incapacità delle facoltà di medicina di fornire una formazione adeguata sulla valutazione del rischio», scrive.
Gigerenzer, che nei corsi sul rischio che tiene regolarmente ha insegnato a un migliaio di medici affermati, stima che quattro dottori su cinque «non capiscono cosa significa un esame positivo [in uno screening oncologico], nemmeno nei loro campi di specializzazione. Non sono nella posizione per dare consigli appropriati ai loro pazienti e non sono in grado di valutare in modo critico un articolo pubblicato su una rivista di settore nel loro campo». I medici confondono rischi assoluti e rischi relativi, falsi positivi e falsi negativi, prevalenza e incidenza e molto altro ancora. L’effetto complessivo è che si finisce per ingigantire le probabilità che un individuo soffra di una certa malattia a seguito di un esame diagnostico.
Tutto questo esaspera la tendenza dei medici, specialmente negli Stati Uniti, a praticare una «medicina difensiva»: prescrivono un numero eccessivo di esami, farmaci o interventi chirurgici, anche a rischio di danneggiare il paziente, per paura che il paziente gli faccia causa se si lasciano sfuggire una malattia. Gigerenzer, che per diversi anni ha insegnato psicologia all’Università di Chicago, cita a riprova una stima secondo cui i medici americani prescrivono ai bambini un milione di Tac non necessarie ogni anno, causando in questo modo un numero sostanzioso di tumori dato che i tessuti giovani sono più vulnerabili alle ingenti dosi di raggi X necessarie per effettuare questo tipo di esame.
Quando si parla di loro stessi e dei loro parenti più stretti, i dottori sono meno «interventisti». Per questo Gigerenzer consiglia ai pazienti di non chiedere «al vostro medico cosa vi raccomanda, chiedetegli cosa vi raccomanderebbe se voi foste sua moglie, suo fratello, suo figlio». Per il mondo della finanza, la mole di dati a supporto della tesi sull’ignoranza statistica e la manipolazione non è altrettanto imponente, ma non perché Gigerenzer sia del parere che i banchieri di rischio ne capiscano più dei medici, semplicemente perché ha meno esperienza con la categoria. Le prove che fornisce sono comunque sufficienti a mettere sul banco degli imputati i professionisti della finanza, incapaci di comprendere o comunicare i rischi e i benefici dei loro prodotti. Il consiglio di investimento di Imparare a rischiare è di avere un portafoglio titoli semplice e diversificato, riducendo al minimo il coinvolgimento esterno. Sul lungo periodo la soluzione sta nella scuola: Gigerenzer propone di sottrarre un po’ di tempo di insegnamento a materie più astratte come l’algebra e la geometria per lasciare più spazio al pensiero statistico, «la branca della matematica più utile nella vita». Imparare a rischiare è scritto con uno stile coinvolgente, condito qua e là da graditi tocchi di umorismo. Non si configura certo come un manuale sull’analisi del rischio, ma potrà aiutare i lettori a prendere decisioni migliori in tutti quei casi in cui i dati sono offuscati dall’incertezza. (Traduzione di Fabio Galimberti)