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 2015  marzo 20 Venerdì calendario

QUANDO IL CIBO DÀ I NUMERI

Quest’anno butterò un orso bruno nell’umido. Poca cosa considerato che a fine giornata gli americani avranno gettato nella spazzatura un’intera nave da crociera. In peso, tutti alimenti sprecati. C’è addirittura un Paese invisibile, ma grande come due volte l’India, che produce unicamente cibo da buttare via senza essere consumato. Un altro Paese invisibile, grande come sei volte l’Italia, è un unico campo coltivato solo a cibi geneticamente modificati. Di quattro pannocchie di mais americano, ne mangiamo in realtà una sola, le altre tre vanno agli animali o serviranno a produrre carburante. Siamo un mondo vorace: noi tutti abitanti della Terra ci mangiamo, solo di carne, l’equivalente di un branco di 86 mila elefanti al giorno, uno al secondo.
Cibo sprecato ogni anno da un europeo: 280 chili Cibo sprecato ogni giorno negli Usa: 151.000 tonnellate Percentuale del suolo agricolo mondiale che produce cibo poi buttato: 31% Ettari coltivati a OGM nel mondo: 175 milioni Carne mangiata ogni giorno sulla Terra: 700.000 tonnellate.

Benvenuti nel mondo del cibo e dei numeri, che ci raccontano della prima e più importante attività umana: sfamarsi, ottenere l’energia necessaria per vivere. Per fare questo l’Homo sapiens si è industriato a coltivare, produrre, commercializzare, consumare prodotti alimentari. Tutto riconducibile a grandezze reali: la matematica certamente non è commestibile, ma ci spiega bene quanto e come mangiamo. E lo fa rivelandoci molte sorprese. La prima: c’è cibo per tutti. Anche troppo.
Abitanti sulla Terra: 7.290.000.000 Cibo prodotto ogni anno per il consumo umano: 4 miliardi di tonnellate Per abitante: 550 chili Ettari di terreno coltivati sulla Terra: 1,6 miliardi In percentuale sulla superficie delle terre emerse: 12% Calorie disponibili per persona al giorno: 2881 Vent’anni fa: 2595 Calorie in più al giorno, acquisite nell’ultimo ventennio: 286 Calorie disponibili per persona al giorno in Africa: 2556.
C’è cibo per tutti, eppure uno spettro si aggira nel nostro pianeta e ha un nome che contrasta in modo drammatico con quello che i numeri ci hanno raccontato fin qui. Lo spettro della denutrizione.
Abitanti sulla Terra, che sono sottonutriti: 805 milioni In percentuale su tutti gli abitanti della Terra: 11,1% Percentuale degli abitanti sottonutriti in Africa: 20,5% Vent’anni fa: 27,7% In Asia: 12,7% In Asia vent’anni fa: 23,7% Persone che soffrono di mancanza di micronutrienti (vitamine, sali minerali): 2 miliardi Percentuale dei bambini (6 mesi – 5 anni) che hanno carenza di iodio in Lesotho: 100% In Ghana: 100% In Ciad: 99% Percentuale dei bambini (6 mesi – 5 anni) che hanno carenza di Vitamina A in Mali: 92% A Haiti: 92% In Etiopia: 88%.

Disponiamo di più calorie di un tempo, ma anche in assoluto di più calorie del necessario. E questo non solo nei Paesi ricchi, persino in quelli più poveri.
Maggior quantità di calorie disponibili rispetto al necessario oggi, in percentuale: +22% Nei Paesi sviluppati: +35% Nei Paesi in via di sviluppo: +19%.
Cosa ci raccontano dunque i numeri? Che se c’è sovrabbondanza di cibo e qualcuno è sottonutrito, qualcun altro, evidentemente, è sovrappeso.
Individui sovrappeso sulla Terra: 1,4 miliardi Di cui obesi: 500 milioni Percentuale della popolazione che mangia più del necessario, nei Paesi sviluppati: 44,6%.

Quante “merendine” in più consumiamo per far sì che quasi una persona su due sia sovrappeso, nei Paesi ricchi? Il riferimento non è casuale, perché il costo di una merendina (espresso in dollari, $1,25) è il parametro usato dalle statistiche internazionali per lo stato di povertà.
Persone che vivono con meno di 1,25 $ al giorno: 1.370.000.000 Con meno di 2 $ al giorno: 2.560.000.000 Con meno di 10 $ al giorno: 5.050.000.000 Percentuale dei poveri che vivono in aree rurali: 80%.
Spesso basta solo un confine, a separare due mondi alimentari.
Percentuale del reddito speso per il cibo negli Stati Uniti: 7% In Messico: 25%.

C’è poi un altro mito da sfatare: la denutrizione, figlia della povertà, non ha l’alibi dell’eccezionalità, ma ha quasi sempre radici locali.
Percentuale di casi di nutrizione insufficiente dovuti a carestie, guerre o emergenze ambientali: 8% Dovuti a situazioni “endemiche” del luogo: 92%.

Al di là delle valutazioni morali, quanto ci costa tutto questo in termini strettamente economici?
Costo annuo stimato della sottonutrizione (lavoro perso, costi sanitari e sociali): 3500 miliardi di dollari Per persona: 480 dollari Cifra spesa ogni anno dall’Africa per importare cibo: 51 miliardi di dollari Cifra incassata ogni anno dall’Africa con la vendita di cibo all’estero: 23 miliardi di dollari Cifra spesa ogni anno dall’Asia per importare cibo: 203 miliardi di dollari Cifra incassata ogni anno dall’Asia con la vendita di cibo all’estero: 142 miliardi di dollari.

I numeri ci spingono ad andare più in profondità e a porci molte domande. C’è cibo per tutti, ma qualcuno non ne ha a sufficienza: perché dunque non gli arriva? Perché viene perso nella catena produttiva/distributiva. Perché viene sprecato. Perché viene buttato via, in quantità come abbiamo visto all’inizio,“da orso e da transatlantico”.
Quantità di cibo che viene buttato via ogni anno nel mondo: 1,3 miliardi di tonnellate Di queste, dai paesi ricchi: 670 milioni di tonnellate Dai paesi poveri: 630 milioni di tonnellate In valore: 990 miliardi di dollari Percentuale della frutta e verdura prodotta nel mondo, che viene buttata: 50% Dei cereali: 30% Del pesce: 30% Della carne e dei latticini: 20% Cibo buttato via in Europa, per abitante all’anno: 280 chili Di questi, direttamente dal consumatore finale: 110 chili Dal sistema di distribuzione e vendita: 170 chili.

Le origini di questo gigantesco spreco sono diverse e ne risulta un paradosso: anche solo una piccola parte del cibo sprecato basterebbe a cancellare la sottonutrizione. Possiamo addirittura permetterci di sprecare cibo, ma almeno non così tanto.
Persone che potrebbero essere sfamate, all’anno, dal cibo perso o sprecato nell’America Latina: 300 milioni In Africa: 300 milioni In Europa: 200 milioni Quota del cibo sprecato che, recuperato, sarebbe sufficiente per sfamare tutta la popolazione sottonutrita del mondo: 1/4.

Un breve excursus nella realtà italiana. Anche qui lo spreco (solo in parte mitigato da una volonterosa operazione di recupero) è la norma.
Derrate alimentari che rimangono ogni anno sui campi: 1,2 milioni tonnellate Scartate dall’industria alimentare e che potrebbero essere recuperate: 2 milioni di tonnellate Scartate dalla distribuzione e che potrebbero essere recuperate: 300 mila Valore del cibo buttato via ogni anno in Italia: 13 miliardi Cibo che viene recuperato, in valore: 1 miliardo Avanzi per consumatore: 42 chili Alimenti prodotti in eccesso nel nostro paese ogni anno: 6 milioni di tonnellate Percentuale sui consumi: 17,4% Quota dell’eccedenza alimentare donata a food banks ed enti caritativi: 6%.

Torniamo alle cifre del mercato globale. Se è vero che produciamo cibo in abbondanza e che ci sono calorie sufficienti per ogni essere umano non dobbiamo abbassare la guardia, perché ci troviamo di fronte a due grandi sfide: l’aumento della popolazione nei prossimi decenni e il progressivo miglioramento delle condizioni di vita (e delle attese alimentari) di miliardi di persone, soprattutto in Asia. Si entra così nel mondo delle stime.
Stima della popolazione da sfamare sulla Terra nel 2050: 9,6 miliardi Di cui, in Asia: 5,1 miliardi Nell’Africa Sub Sahariana: 2,1 miliardi Stima dell’aumento delle calorie richieste nel 2050, in percentuale: +60% Stima dell’aumento dei consumi di carne (in calorie): +23% Aumento della domanda mondiale di proteine nei paesi in via di sviluppo nel 2050: +103% Nei Paesi sviluppati: + 15,3% Aumento della domanda mondiale di acqua nel 2050: +55%.

Per far fronte a tutto questo occorrerà migliorare l’intera filiera produzione-distribuzione-consumo. Ma quanto cibo produciamo, sulla Terra, ogni anno?
Area coltivata, per individuo sulla Terra: 0,25 ettari Aumento della produzione agricola mondale negli ultimi 50 anni: +3% all’anno Aumento della superficie coltivata: +1% all’anno Cibo prodotto per il consumo umano nei paesi ricchi, per abitante all’anno: 900 chili Cibo prodotto nei paesi poveri: 450 chili Frumento prodotto ogni anno nel mondo: 715 milioni di tonnellate Mais: 987 milioni di t. Riso: 476 milioni di t. Soia: 283 milioni di t. Altri cereali (orzo, sorgo avena ecc.): 1274 milioni t. Uova deposte ogni anno nel mondo, dalle galline: 750 miliardi Latte prodotto all’anno nel mondo, dalle mucche: 754 miliardi di litri.

Cifre gigantesche, frutto di lavoro umano (e animale). Eppure il “prodotto” più importante per la nostra vita non lo coltiviamo, ma è liberamente disponibile sul mercato. Dobbiamo solo, questo sì, preservarlo e non sprecarlo. Acqua.
Quantità minima di acqua al giorno per i bisogni vitali, secondo l’OMS: 40 litri Litri d’acqua consumati ogni giorno da un americano: 425 litri Da un abitante del Madagascar: 10 litri Da un italiano: 215 litri Persone nel mondo che non hanno accesso costante all’acqua potabile: 1 miliardo Bambini che muoiono ogni anno per malattie causate da acqua contaminata o mancante: 1,4 milioni Stima della quota di popolazione mondiale che potrebbe trovarsi in condizioni di stress idrico già nel 2025: 2/3 Litri d’acqua necessari per una tazzina di caffé: 140 Per un bicchiere di vino: 120 Per un chilo di patate: 900 Per un chilo di carne bovina: 16.000.

Sedicimila litri d’acqua per produrre un solo chilo di carne rossa: non è il solo paradosso legato alla carne, cibo nobile per eccellenza, crocevia di culture, abitudini, strategie evolutive, business e molto altro ancora. Quasi un feticcio per l’Occidente ricco, e ancora un miraggio per il resto del mondo.
Tonnellate di carne prodotte nel mondo all’anno (ma non tutta consumata): 300 milioni Aumento percentuale dal 2001: + 20% Carne disponibile per persona sulla Terra ogni anno in chili: 42,8 Aumento della disponibilità di carne pro capite dal 1995: + 15% Aumento nei paesi in via di sviluppo, nello stesso periodo: + 25% Consumi annui di carne negli Stati Uniti, per persona: 122 chili In Rwanda: 5,6 chili Consumo di carne, in calorie al giorno in Cina nel 1960: 29 Oggi: 490.

L’umanità richiede proteine, il mondo consuma carne, ma tutto questo ha un altissimo costo ecologico. Quello che è ritenuto il più prezioso degli alimenti è in realtà estremamente caro dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Si può dire, generalizzando al massimo, che “gli uomini mangiano carne e la carne si mangia il resto della natura”.
Percentuale dei gas serra, che sono prodotti dagli animali di allevamento: 18% Che sono prodotti da tutti i trasporti internazionali: 15% Percentuale del territorio amazzonico disboscato, che viene poi destinato a pascolo: 88% Percentuale della produzione mondiale di soia destinata a mangime per animali: 90% Chili di proteine vegetali necessari per produrre un chilo di carne bovina: 16 Chili di pomodori che si possono produrre a parità di tempo e di estensione di terreno necessari per produrre un chilo di carne: 20.

Non molto diversa è la situazione per l’altra grande fonte di proteine per l’individuo: il pesce. Un’enorme ricchezza infatti vive nelle acque che compongono i sette decimi del nostro pianeta.
Pesce pescato ogni anno nel mondo: 177 milioni di tonnellate Di cui, in acque libere: 60% In allevamenti: 40% Paesi nel mondo che pescano ogni anno oltre un milione di tonnellate di pesce: 19 Percentuale del pescato, destinato all’alimentazione umana: 86% Di questo, che viene consumato fresco: 46% Persone nel mondo che ricevono almeno il 20% del fabbisogno di proteine dal pesce: 2,9 miliardi.

Ma c’è un grande cono d’ombra sul settore ittico, con un nome purtroppo ricorrente nelle analisi degli scienziati: overfishing, ovvero lo sfruttamento eccessivo delle aree di pesca, con il risultato che si impedisce il naturale ciclo riproduttivo e si rischia il collasso.
Percentuale delle riserve ittiche che al momento sono sfruttate al massimo consentito: 54% Moderatamente sfruttate: 21% Supersfruttate: 17% Praticamente compromesse: 7% Che si stanno riprendendo dal rischio di sparizione: 1%

Se oggi abbiamo cibo in abbondanza, molto è dovuto al miglioramento delle tecniche di coltura. Un importante capitolo, delicato e controverso, è quello del cibo geneticamente modificato.
Aumento della produzione mondiale di riso dall’introduzione della varietà IR8 negli anni Sessanta: +300% Ettari coltivati a OGM nel mondo: 175 milioni Ettari coltivati a OGM nel mondo venti anni fa: 1,6 milioni Valore del mercato degli OGM all’anno: 15,6 miliardi di dollari Percentuale dei prodotti OGM che vengono da cinque paesi (USA, Brasile, Argentina, India, Canada): 90% Agricoltori nel mondo che producono OGM: 18 milioni.

Non solo OGM nel nostro futuro. Se vogliamo risolvere il problema di un mondo con più persone che hanno diritto a una distribuzione equa delle risorse alimentari, una soluzione è quella di orientarsi verso nuovi cibi. Perché enormi quantità di proteine animali, ottime e altamente rinnovabili, sono lì a disposizione, sotto i nostri occhi.
Specie di insetti commestibili: 2000 Percentuale edibile di un grillo: 80% Di un pollo: 55% Di un salmone: 50% Di una mucca: 40% Abitanti sulla terra che già oggi mangiano comunemente insetti: 2 miliardi Maggior costo di un chilo di cavallette rispetto a un chilo di carne in Uganda: +40%.

Oppure dovremo ripensare all’uso del cibo. Che oggi in parte finisce nel nostro stomaco, ma in parte va (senza contare quello destinato agli animali) nel serbatoio delle nostre automobili.
Percentuale del carburante usato per trasporto, che è biocarburante, in Brasile: 23% Nell’Unione Europea: 4%.

Il National Geographic Magazine e Trilussa possono sembrare lontanissimi tra loro eppure entrambi ci raccontano una storia esemplare, a conclusione di questo viaggio nei numeri del cibo, che ha per protagonista il pollo. Quello americano è viaggiatore, come ci rivela la rivista, ed è il vero testimonial del mercato globale. Una volta trasformato da volatile in cibo, il pollo americano inizia infatti a viaggiare a pezzi. Il petto resta negli Stati Uniti, le ali se ne vanno perlopiù in Cina, le penne in Indonesia, le cosce in Russia, le interiora in Sudafrica e le zampe ancora in Cina.

Esportazioni di ali di pollo dagli Stati
Uniti, all’anno: 118.980 tonnellate
Di penne: 210.822 t. Di cosce: 2.005.892 tonnellateDi interiora: 48.477 t. Di zampe: 330.509 tonnellate

Ma lo stesso pollo, se finisce sul tavolo di un poeta dialettale romano, ci dice ben altro:
Me spiego: da li conti che se fanno
secondo le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.