Jesirum, Sette 20/3/2015, 20 marzo 2015
L’ALTRA FACCIA DEGLI ZINGARI
Non solamente insulti, paura, sospetto. Ai «nomadi, che malati sono di lontananza, di musica e di esilio» — come poetava il dannunziano Guido da Verona — l’Italia può e deve dare altro. Lo ha appena ricordato, bacchettandoci severamente, la Commissione del Consiglio d’Europa contro razzismo e intolleranza che ha ribadito il nostro forte ritardo nell’attuazione degli impegni presi sull’inclusione dei rom. Però non è facile parlare di “cose zingare”. Nell’ignoranza che ci contraddistingue un po’ tutti, nell’immaginario collettivo ricco di pregiudizi, la “nazione errante” è sovrapposta all’immagine di donne che chiedono l’elemosina con i figli in braccio, baracche e roulotte ammassate, uomini che trascinano carrelli carichi di materiale ferroso. Chi sa, invece, che in Italia almeno 130 mila rom e sinti vivono in abitazioni convenzionali, svolgono un lavoro regolare e pagano le tasse? È su questa ignoranza che gioca chi soffia sul fuoco per un po’ di voti e bolla le comunità romaní come «feccia del paese». Certo, qualcuno ruba anche. E rileggere quanto scriveva Santino Alexian Spinelli in Rom, genti libere non è davvero sufficiente («per autodifendersi si autoescludono dalla realtà circostante limitando i rapporti al minimo indispensabile, e anche il furto rientra in una strategia di sopravvivenza»). Tuttavia i dati forniti da chi di “camminanti” si occupa da tempo sono desolanti. Se l’Associazione 21 luglio fornisce regolarmente un quadro impressionante della esclusione sociale che colpisce le comunità, il Naga di Milano — assistenza sanitaria, sociale e legale anche a rom e sinti — denuncia come il pregiudizio sia così radicato da non essere neanche più riconosciuto come tale e da aver raggiunto il livello ontologico, ovvero «è sufficiente essere rom per essere qualcosa di negativo, non serve compiere nessuna azione».
ACCENDI LA MENTE. Ma l’antizingarismo non è l’unico segnale di allarme sullo stato di salute della coscienza civile: i casi di discriminazione aumentano del 17,1% in un anno e la maggior parte di essi è a sfondo razziale o etnico. Il baluardo, si sa, è la conoscenza. Così l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio chiama a raccolta governo, enti locali, mondo della scuola e dello sport sotto lo slogan “accendi la mente e spegni i pregiudizi”. Perché l’Italia è composta per il 10% di cittadini di origine straniera, e questo epocale processo di mutamento sociale non può essere affrontato con i beceri incitamenti all’esclusione che in questi giorni cupamente riecheggiano tra un saluto fascista e l’altro.