Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 20 Venerdì calendario

IL NEOPRESIDENTE VA AL POTERE CON LA CAMIONETTA


Con il suo low-profile, l’ex-presidente dell’Uruguay, José Mujica, diventò il beniamino del mondo. Niente cravatta né scorta, stipendio in larga parte devoluto in beneficenza e un’auto simbolo di una stagione all’insegna della lotta agli sprechi e alle disuguaglianze: un maggiolone Volkswagen del 1987 preferito a una berlina presidenziale.
Ma ora che «il presidente più povero del mondo» ha terminato il mandato con alti indici di gradimento, dovuti soprattutto alla stabilizzazione economica col 6 per cento di disoccupazione e povertà ai minimi storici, anche il suo successore, Tabaré Vázquez, già presidente dal 2005 al 2010, sembra sposare l’immagine di politico allergico allo sfarzo. In occasione del passaggio di consegne nella Plaza Independencia di Montevideo, Vázquez si è presentato a bordo di una camionetta Fordson del ’51, tre marce, più simile a un mezzo agricolo, con tanto di cassone di legno. Mujica, come da protocollo, ha seguito la testa del corteo a bordo del suo maggiolone azzurro che in Uruguay chiamano la Fusca, valore 2000 euro.
Uno sceicco arabo era disposto a pagare un milione di dollari per aggiudicarsela. «Devo portarci a spasso la mia cagnolina Manuela che ha solo tre zampe» rispose Mujica. «E poi è un regalo di amici, frutto di una colletta, non voglio mancare di rispetto». Più di recente si è fatto avanti un diplomatico messicano. Dieci suv 4x4 nuoci di zecca, in cambio della mitica Fusca. E lì l’ex-presidente, che resterà senatore, ha iniziato a farci un pensierino. Ma non si è ancora deciso. Mujica e Vázquez appartengono alla stessa coalizione di centro-sinistra, il Fronte Ampio, sono entrambi di umili origini e hanno in comune un debole per le auto vintage. Ma anche le differenze sono già emerse.
Vázquez, 74 anni, oncologo, non vede di buon occhio l’apertura al commercio controllato della marijuana. «Non può essere venduta nella farmacie» ha sottolineato il neo presidente, che durante il suo primo mandato proibì il fumo nei luoghi pubblici chiusi e vietò pubblicità e sponsor ai produttori di sigarette. La chiusura alle farmacie potrebbe compromettere l’aspetto più coraggioso della liberalizzazione di Mujica, che intendeva tagliare le gambe al narcotraffico. «Per ottantanni abbiamo cercato di reprimere il consumo di droga, con quali risultati? si era chiesto Mujica. Un esperimento audace, a cui il mondo ha guardato con attenzione, per un Paese geograficamente vicino alle centrali dove si producono stupefacenti su larga scala. Secondo alcuni sondaggi, però, la maggioranza degli uruguaiani, pur apprezzando Mujica, si dice scettica sulla liberalizzazione. Sulla scena internazionale, invece, l’Uruguay aspira a diventare membro non permanente al Consiglio di sicurezza dell’Onu, con un ministro degli esteri uscente, Luis Almagro, in pole position a segretario generale dell’Oea, l’organizzazione degli Stati americani. L’immagine di Mujica finora ha giovato. Difficile che il neo presidente voglia rinunciarci.