Angela Antetomaso, MilanoFinanza 20/3/2015, 20 marzo 2015
FINMECCANICA È PRONTA ALLA SVOLTA
[Intervista a Mauro Moretti] –
Londra
La nuova Finmeccanica di Mauro Moretti piace a mercato e azionisti. Il titolo ha guadagnato circa il 50% da inizio anno e i conti parlano da soli: tornano in positivo l’ebit e il risultato ordinario, bene il portafoglio ordini, indebitamento in forte riduzione. Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica (alla guida del gruppo da appena 10 mesi) in occasione della presentazione dei conti 2014 a Londra, si dice soddisfatto e conferma i target per l’anno in corso.
Domanda. Risultato ordinario netto del 2014 in positivo per 70 milioni, contro una perdita di 649 milioni nel 2013. Come ci siete riusciti?
Risposta. Un risultato raggiunto lavorando in modo normale. Mettere normalità nel lavoro di un’impresa vuol dire semplificare tutti i processi, eliminare ciò che è inutile, focalizzare le risorse disponibili, a partire da quelle umane, che molto spesso non vengono considerate al pari di quelle finanziarie.
D. L’indebitamento sembra piacere al mercato, ma la strada da fare è ancora lunga.
R. Quest’anno abbiamo avuto difficoltà di cassa legate all’operazione indiana, che ha pesato per 260 milioni non previsti. Altrimenti avremmo avuto un risultato di cassa positivo di 100 o 120 milioni. Tuttavia abbiamo stabilizzato anche quello e nella guidance del prossimo anno abbiamo previsto un ulteriore miglioramento, amplificato dall’uscita dal settore trasporti ferroviari.
D. La cessione di AnsaldoBreda e Sts ai giapponesi di Hitachi è piaciuta. Quali sono adesso le prospettive? È stata un’operazione difficile?
R. L’operazione è stata molto complessa, anche perché covava in Finmeccanica ormai da parecchi anni. Il mercato non credeva che potessimo arrivare a una conclusione. Al momento non ci sono difficoltà, mi sembra un’operazione win-win: per noi che siamo usciti da un settore diverso dal core business; per Ansaldo, visto che abbiamo trovato un partner ottimo, di altissimo livello. È una conglomerata che dà garanzie di sviluppo in questo settore, dà garanzie agli stakeholder presenti in Italia, permettendo di continuare nelle migliori condizioni. Meglio forse di quelle che potevamo garantire noi.
D. Qual è il futuro della controllata Drs?
R. Siamo in una situazione di verifica. Lo scorso anno abbiamo fissato gli obiettivi minimi per poterla considerare un’attività core. Ora analizzeremo i risultati del secondo trimestre e solo dopo avremo gli elementi per valutare come agire. Abbiamo deciso poi di vendere due linee di business che erano in perdita: la parte aerea e la parte logistica.
Ci stiamo concentrando molto sulla parte navale di alto pregio, che tutti vorrebbero, a partire da General Electric. Se dovesse esserci una ripresa dei ricavi e se i margini si confermassero positivi, potremmo anche iniziare a pensare di non dover uscire così rapidamente dal mercato, ma addirittura trovare partnership industriali per rafforzarci.
D. State già guardando a eventuali partnership? Quali sono i Paesi più interessanti per Finmeccanica in questo momento?
R. I budget sulla difesa di tutti i Paesi europei sono in riduzione, a partire da quello italiano. Il che ci conduce a cercare altri partner e altri mercati, anche se è con l’Europa che conserviamo la maggior parte degli scambi, a partire da Airbus. Sarebbe meglio chiarire il nostro ruolo all’interno delle joint venture, prendendo in considerazione l’idea di uscire da alcune e rafforzarci in altre. La filosofia che ho voluto immettere in Finmeccanica si riflette anche nella trasformazione della governance. Da una finanziaria che aveva il controllo o partecipazioni in tanti piccoli pezzi tra di loro disomogenei a unica impresa industriale. Questo cambia completamente la nostra mission: non più partecipare: o si controlla o non si è più dentro al business. Questa sarà la bussola per stabilire le nostre azioni future.
D. L’effetto geopolitica. Risentite o avete risentito delle tensioni globali?
R. Al momento non ne abbiamo ancora risentito. Gli ordini 2014 sono andati molto bene e anche l’inizio dell’anno sta proseguendo in positivo. Però non escludiamo qualche ripercussione sui rapporti con la Russia. Una partita da risolvere per il bene dell’Europa, mantenere questa grande frattura è un peso nella concorrenza con Stati Uniti o Asia. Va meglio nel Mediterraneo. Penso alla nostra presenza in Libano o in Bosnia, investimenti che portano ritorni all’industria nazionale. Tutta l’Asia è poi un fermento, popolazioni così vaste che in pochi anni possono mutare completamente i rapporti economici e finanziari.
D. Quanto è importante invece l’effetto cambio?
R. L’effetto cambio per noi è positivo sui nuovi ordini. Paghiamo invece l’importante errore commesso su Drs, avendo fatto l’operazione a debito, con un bond a trent’anni in dollari al 6,5%. In prospettiva, con un cambio più favorevole, i nostri prodotti avranno la possibilità di gareggiare meglio in giro per il mondo, specie con le majors della difesa degli Stati Uniti, che puntano decisamente all’export.
D. Lei è alla guida di Finmeccanica da circa dieci mesi. Dato il costante progresso in borsa, qualcuno parla di effetto Moretti.
R. Non so se ci sia un effetto Moretti. Direi piuttosto effetto Finmeccanica: ci sono tanti manager bravi al mio fianco. Una squadra nuova che lavora in maniera normale. Da impresa normale.
D. Quali sono i target del 2015?
R. Nel 2015 ridurremo il debito per effetto dell’operazione Ansaldo, il che ci condurrà, con il concomitante aumento dell’equity, a un buon rapporto tra 0,7 e 0,8. E torneremo a fare cassa. Tutto questo ci permetterà di terminare la prima parte della riconversione entro il 2016 in condizioni decisamente diverse da quelle di dieci mesi fa.
Angela Antetomaso, MilanoFinanza 20/3/2015