Sara Faillaci, Vanity Fair 18/3/2015, 18 marzo 2015
FIGLIO MIO PROMETTO CHE SMETTO
Da circa un mese è tornato in Tv con Lo show dei record, ed è l’ennesimo successo di ascolti (quasi 4 milioni di spettatori).
Gerry Scotti, sorriso rassicurante, modi pacati da buon padre di famiglia, in trent’anni ha condotto più di 50 programmi, tutti sulle reti Mediaset: più che una celebrità, ci sembra ormai un parente. Per giunta, il tempo non sembra averlo scalfito: l’aria da ragazzo non ce l’aveva nemmeno a vent’anni, e il suo aspetto da uomo medio con l’età ci ha guadagnato. Merito di una morigeratezza che non è solo la sua cifra da presentatore, ma è anche di vita. L’anno prossimo – il 7 agosto 2016 – Scotti compirà i 60. In passato aveva annunciato che, raggiunto quel giro di boa, si sarebbe ritirato dalla Tv. Al suo fianco, sullo schermo, quest’anno è apparso per la prima volta il figlio Edoardo: 23 anni, bella faccia, piglio sicuro, fa l’inviato allo Show dei record mostrando prodezze dall’America e dalla Cina. Che sia il segno che «lo zio Gerry» sta pensando a un passaggio di testimone?
Enrico Mentana, lasciando la sua storica rubrica su Vanity Fair, ha lanciato un appello ai sessantenni: largo ai giovani.
«Lo dissi già qualche anno fa. Giornalismo e mondo dello spettacolo se ne gioveranno. Il ricambio generazionale però sarebbe più urgente in altri settori: ospedali, ricerca, università. La politica non l’ha capito e ora ne paga le conseguenze: poi i giovani diventano prepotenti».
Se smette di lavorare, che cosa farà?
«Ormai l’età media per gli uomini è sopra gli 80. Considerato che ne ho passati 20 a diventare uomo, 40 a fare un lavoro che mi piace molto e mi è arrivato senza che lo cercassi, mi piacerebbe nei prossimi 20 affrontare qualche sfida in più».
Per esempio?
«Fare l’imprenditore, prendere un vigneto e fare il vino; mi sono anche arrivate offerte da persone che volevano cedere le loro aziende, ma tutte le volte che devo decidere mi sudano le mani».
Perché?
«Mi manca il coraggio. In milanese si dice Ofelè fa el to mestè: fai ciò di cui sei capace. Non vorrei atterrare dal mio pianeta privilegiato in un mondo dove vengo preso per i fondelli».
In effetti lei ha sempre avuto la fama di essere attento al denaro, fin troppo.
«Mio nonno si alzava all’alba per coltivare la terra, mio padre per 35 anni andava tutte le mattine sottoterra alle rotative del Corriere della Sera: io so esattamente il valore da dare ai soldi e alle cose. Come so di non poter usare, parlando del mio lavoro, le parole fatica, logoramento, stanchezza, anche se continuo a registrare in media 6 puntate alla settimana a Roma, più le promozioni, e ho a stento il tempo per giocare a carte con gli amici e per vedere una partita del Milan».
Come regge fisicamente?
«Un mestiere come il mio lo puoi fare solo se la sera non esci e vai a letto presto, se controlli la tua alimentazione e fai regolare attività fisica. Io peso 110 chili e amo la buona tavola, ma non ho mai aperto il frigo fuori dagli orari dei pasti».
Mai pensato di smettere prima?
«Un lavoro come il mio lo inizi a fare quando capita e finisce quando capita. Se chiedevi a Mike o a Corrado, o ancora adesso a Pippo Baudo, guai a parlare di quando avrebbero smesso. Io a 60 anni non condurrò più programmi quotidiani, ma magari andrò in giro per il mondo a fare documentari su cose che mi piacciono: viaggi, cibo, moto, barche».
Qualche lusso allora se l’è concesso?
«Le macchine: Ferrari, Maserati, Jaguar. Oggi giro con una 500 Abarth. Quando qualcuno mi dice “Ma ci sta dentro?”, mi dà ancora più soddisfazione».
Smette per fare largo ai giovani?
«Quali? Alessandro Cattelan e Alvin, l’inviato dell’Isola dei famosi, sono bravini ma non bastano per il ricambio generazionale. Un tempo i talenti emergevano con i programmi nuovi dell’estate; ora, con il blocco degli investimenti, si lavora solo nella stagione invernale, con programmi collaudati, e i nomi buoni per fare Tv sono Fiorello, Conti, Bonolis, Amadeus, Frizzi. Tutti sopra i 50».
Mentana dice che una percentuale dello stipendio dei sessantenni andrebbe devoluto a un fondo per i giovani: è d’accordo?
«Io, che ho la fortuna di guadagnare bene, sfioro già il 50 per cento di tassazione; mi sembra che con quel 50 lo Stato potrebbe fare già molto per i giovani».
Edoardo quest’anno lavora con lei. Si aspettava le critiche di nepotismo?
«È stata la produzione a volerlo, perché lo conoscevano e sanno che parla l’inglese come l’italiano e ha studiato regia in America; l’hanno messo alla prova con alcuni collegamenti dall’America e dalla Cina, e lui si è dimostrato all’altezza. Grazie a me ha avuto un’opportunità più degli altri? Non me ne vergogno. Credo sia peggio per un padre medico piazzare un figlio incompetente in ospedale».
Non la preoccupa che possa essere schiacciato da lei facendo il suo stesso lavoro?
«Non sarà lui il nuovo Gerry Scotti. Vuole fare il regista, adesso sta facendo l’aiuto a Cucine da incubo, poi sarà assistente alla regia in una fiction poliziesca».
Lei ha fatto politica per 5 anni, come parlamentare del Psi.
«In realtà mi sono sempre identificato nei radicali, e mi dispiace che la Bonino non abbia avuto la possibilità di essere la prima presidente della Repubblica donna. Per il resto, l’esperienza fu deludente, tanto che, quando nel ’92 Berlusconi mi chiese se gli consigliavo di scendere in campo, io che ne ero appena uscito gli dissi di no».
Alla soglia dei 60, che bilancio fa della sua vita privata?
«La tranquillità economica mi ha permesso di fare ciò che volevo e dare il meglio a mio figlio. Riguardo alle donne sono uno tranquillo: una fidanzata al liceo, una all’università, una alla radio e la quarta l’ho sposata (Patrizia Grosso, ndr). Quando vedo quei miei colleghi con tre mogli, cinque figli che poi radunano tutti a Natale in fondo un po’ li invidio: io non ce l’avrei mai fatta».
Per carattere?
«E per principi. Mi sono separato, ma da buon cristiano sapere che la mia storia non è finita perché ho perso la testa per un’altra mi ha dato tranquillità. Non mi sarei perdonato di aver buttato la Famiglia per correre dietro a una gonnella: quella situazione l’ho subita».
Nel senso che è stato tradito?
«Non andavamo più d’accordo, anche per colpa mia, il lavoro mi assorbiva tantissimo. E mia moglie ha chiesto la separazione perché aveva trovato un’altra persona. Ho sofferto molto, non mi sarei voluto separare da mio figlio. Però ho preso una casa vicino a loro, lo potevo accompagnare a scuola e vederlo sempre. Ma quanti amici invece si sono ritrovati a 40 anni sul divano di mamma e ad attraversare la città per vedere i bambini?».
Lei poi si è messo insieme alla mamma di una compagna di scuola di suo figlio.
«La conoscevo già da prima di sposarmi, è stato un ritrovarsi; anche lei aveva una storia finita e due figli. È una donna di grande carattere, mi aiuta negli aspetti pratici della vita, e ha sopportato di vivermi accanto nonostante i riflettori».
C’è di peggio nella vita.
«Non sono tutte rose e fiori».
Edoardo ha sofferto che lei vivesse con i figli della sua compagna?
«Siamo andati a vivere insieme solo cinque anni fa, quando i nostri figli maggiori, Edoardo e Beatrice, hanno compiuto 18 anni. Quando è successo, i figli ci hanno detto: “Che cosa aspettavate?”. Ma, in cuor suo, credo che Edoardo abbia apprezzato».
Lei ha lavorato con le donne più belle. Le piacciono, le guarda?
«Certo. Sono un passionale, sono stato anche un geloso».
Il sesso quanto conta per lei?
«Molto interessante, ma non è stato mai per me una questione di quantità».
Capita che uomini controllati come lei perdano la testa proprio alla sua età.
«Sant’Agostino diceva: “Signore, dammi la castità ma in tarda età”. Io disciplinato lo ero anche prima, quindi spero non mi accada proprio adesso».
Perché non si è risposato?
«Non vorrei ripetere certi errori consumati all’ombra delle carte bollate. Spero che lo Stato ci dia presto gli strumenti per regolarizzare il nostro rapporto».
Si regali questo matrimonio per i sessanta.
«Vedremo». Suona il suo cellulare: è lei. «Ho appena finito di dire alla giornalista di Vanity Fair che sei forte di carattere e hai doti di grande sopportazione. Devo aggiungere altro?». Ascolta, poi sorride. «Ah, certo, innamorata».