Valentina Colosimo, Vanity Fair 18/3/2015, 18 marzo 2015
IN VOLO SUL GIGANTE
L’aereo più grande del mondo è anche quello da cui non vorresti mai scendere.
E i motivi sono tanti, a partire dal benvenuto a bordo: una coppa di champagne Veuve Clicquot, con tanto di capocabina che si assicura personalmente della qualità delle bollicine. E poi il menu, il materasso, i sedili iper reclinabili e via via di lusso in lusso. Siamo sull’Airbus 380 che Emirates, la compagnia di bandiera di Dubai, utilizza in uno dei suoi tre collegamenti giornalieri tra Milano e l’emirato. La destinazione è appropriata, la città-Stato è ossessionata dai primati: nell’ultimo Guinness World Records ne vanta ben 103. Il grattacielo più alto, d’accordo (gli 829,8 metri della torre Burj Khalifa, un tetto del mondo da dove sembra davvero di essere in aereo), ma anche stravaganze meno note come il libro più grande (5x8 metri da aperto) e lo spettacolo di fuochi d’artificio più impressionante (479.651 fuochi in 6 minuti, 1.332 al secondo, la notte di Capodanno).
Anche sull’aereo più grande del mondo contano ovviamente i numeri: 72,7 metri la lunghezza, 24,1 l’altezza, 79,8 l’apertura alare (poco meno di un campo di calcio); 2 piani (sopra, come da tradizione, first e business class, sotto l’economy); 427 posti in economy, 76 in business e 14 in first; equipaggio di 26 persone, provenienti da 16 Paesi e che parlano 14 lingue. Ma i numeri non bastano a spiegare perché i passeggeri, secondo l’equipaggio, preferiscono sempre volare sull’A380 che sul più consueto Boeing 777. Il primo indizio che questo sia l’aereo dei sogni è la spa che si trova nella first class. Anzi, le spa: ce ne sono due, ognuna con una doccia dove si può restare per 25 minuti e dove l’acqua scorre per 5. Ci sono fragranze Bulgari (in boccette tutt’altro che mini), c’è il pavimento con la temperatura che si può regolare. Qualche viaggiatore ha chiesto di poterci entrare in coppia, ma anche al sogno c’è un limite. Ci si può sempre consolare con un cocktail nella lounge-bar della business class. Dietro il bancone troviamo un’hostess italiana che offre continuamente alcolici e finger food, oltre che brillante conversazione in diverse lingue. In questo salottino, che solo l’A380 può vantare, si incontrano passeggeri di tutto il mondo e talvolta, racconta la hostess, la convivialità va frenata: se qualcuno beve troppo gli si nega l’ennesimo drink. Ma l’aneddoto preferito è un altro. Qua, tra il bancone del bar e i divanetti, Stuart ha chiesto a Victoria di sposarlo: l’equipaggio lo ha aiutato con luci soffuse, fiori e champagne, e lei ovviamente ha detto sì.
Occasioni speciali a parte, il normale viaggio è tra i più confortevoli che ci si possa augurare. In first class il passeggero non ha solo un sedile: ha un’intera suite privata lunga due metri, con le poltrone placcate in oro e una luce rossa da inserire quando non vuole essere disturbato, come negli hotel. Ma anche nella più «modesta» business class le cose non vanno male, con frigobar privato, uno schermo lcd da 20 pollici e tablet per perdersi nei 1.800 canali e film disponibili (buona notizia: in tutte le classi) da selezionare sdraiati su un sedile che volendo diventa un letto. I fan del digital detox magari storceranno il naso, ma ad alta quota si può anche navigare in Internet grazie al wi-fi gratuito (fino a 10 megabyte) e telefonare. Poi ovviamente si mangia. E anche al palato italiano, di solito più esigente della media mondiale, il cibo è di buona qualità, oltre che vario (c’è anche il menu dietetico).
Per servizi e qualità, nel 2014 Emirates è stata eletta la compagnia aerea migliore al mondo (secondo gli utenti di eDreams, il più grande rivenditore di voli online mondiale). Dalla sua esperienza, il capocabina conferma. E dà una prova empirica: l’ultimo bambino nato sul sedile di un A380, l’anno scorso, è stato chiamato Ek. Sì, davvero come «EK», il codice ufficiale Iata di Emirates.