Fabio Nicolucci, Il Messaggero 19/3/2015, 19 marzo 2015
BIBI, IL LEONE DELLA DESTRA RISORTO DA TUTTE LE SCONFITTE
Dopo un sorprendente risveglio post elettorale assai simile ad altri avvenuti in Italia - del resto le somiglianze tra i due sistemi politici non si fermano a questo - Israele si interroga sul suo futuro ma non certo su chi sia il vincitore. Il vincitore indiscusso è Benjamin Netanyahu, premier uscente e rientrante. Benjamin Netanyahu è una complessa figura di conservatore e innovatore, innanzitutto per storia familiare. Al contrario di come viene erroneamente rappresentato, egli è tutt’altro che privo di una personale visione ideologica. Che è al tempo stesso sostenuta e prodotta dalle sue caratteristiche personali, perché esse nascono nella sua biografia.
Da bambino infatti Netanyahu aveva tre eroi: Yoni, suo amato fratello maggiore, suo padre Benzion, e suo nonno Nathan Mileikowsky. La peculiare mescolanza dei tre è ciò che ha generato nel giovane Netanyahu le sue convinzioni sul moderno sionismo, il valore del ritorno alla Terra d’Israele, e una combattiva visione della destra mutuata dalla militanza e testimonianza di quella radicale. Il nonno e il padre, militanti della destra sionista della prima ora, non potrebbero aver costruito una così originale personalità politica senza il lievito costituito dalla vicenda tragica del più giovane dei tre eroi, suo fratello Jonathan detto Yoni. Seguendo le orme del volitivo Benjamin, anche Yoni infatti chiede ed ottiene di essere arruolato nella leggendaria unità di ricognitori delle forze speciali Sayeret Matkal. E quando Benjamin apprende al telefono negli Stati Uniti, dove aveva appena intrapreso una carriera di manager globale con il Boston Consulting Group, che il fratello era stato ucciso durante la liberazione degli ostaggi ad Entebbe da parte dell’unità da lui comandata, gli crolla il mondo addosso. La sua morte lo sconvolge tanto che il suo primo matrimonio va a rotoli, mentre decide di raccogliere l’eredità del fratello. Nel 1976 nascono infatti le ambizioni politiche di Benjamin, il cui primo atto pratico è quello di fondare l’Istituto Jonathan per lo Studio del Terrorismo Internazionale. Che nella sua prima conferenza del 1979 pone le basi della sua dottrina dell’antiterrorismo “morale”: i terroristi arabi sono finanziati dall’Unione Sovietica, che è il male, a cui si contrappongono i figli della luce, cioè il bene.
LA DESTRA USA
Benjamin comincia a tessere una fitta rete di rapporti, soprattutto con ambienti reaganiani, che agevolerà la sua scalata verso il posto di ambasciatore di Israele presso l’Onu, ottenuto nel 1984. Diventa una star, sorgente e non contenitore di molte delle teorie neocon che faranno furore dopo l’11 settembre. Quando nel 1988 torna in Israele è compiutamente un politico. Diventa capo del Likud. Le sue doti di infaticabile organizzatore del campo politico della destra – compresi i tratti biografici e i risultati – lo hanno spesso fatto paragonare a Silvio Berlusconi. E del resto come Berlusconi ha mostrato una capacità di resistenza alle avversità degne di un leone: strappata la vittoria ad un esitante Shimon Peres nella primavera del 1996, viene sconfitto a quelle successive del 1999 da Ehud Barak. Una sconfitta avvenuta grazie anche all’ostilità alla sua concezione di “guerra infinita” mostrate dall’establishment della sicurezza – quasi tutti i capi e alti gradi delle agenzie di scurezza, in primis il Mossad - che gli formano addirittura un partito contro. Uno scenario che si è peraltro riprodotto in queste elezioni, dove vari capi e militari avevano invitato a votare il Campo Sionista per la stessa ragione. Ma Bibi non si perde d’animo. Nel 2009, dopo aver traversato il deserto ed essersi dimesso da ministro del governo di Sharon quando il premier decide nel 2005 il ritiro unilaterale da Gaza, rivince le elezioni. E le rivince nel 2013. Oggi quindi si celebra l’indubitabile vittoria di un grande leader e instancabile lottatore. Ma questa appare una vittoria tutta personale, perfino propedeutica ad un problematico declino della destra israeliana e ad una sua crisi quando questa leadership dovesse esaurirsi.