Ettore Bianchi, ItaliaOggi 17/3/2015, 17 marzo 2015
IN LIBIA GLI ISLAMICI SI PRENDONO I POZZI
Finora i pozzi petroliferi in Libia erano stati risparmiati dalla guerra. Ora, invece, i combattenti islamici hanno alzato il livello dello scontro e cominciano a sabotare i ricchi giacimenti. Le ripercussioni economiche sono pesanti: in febbraio la produzione giornaliera di greggio è ammontata a 385 mila barili rispetto agli 1,7 milioni del 2010. Un crollo verticale.
D’altro canto, l’insicurezza regna sovrana nel paese nordafricano e quattro strutture che si trovano nel bacino di Sirte sono state attaccate con ogni probabilità dall’esercito islamico, anche se in alcuni casi non è arrivata nessuna rivendicazione. Il governo di Tripoli ha annunciato la possibilità di bloccare la produzione in undici campi.
Le speranze sono affidate al nuovo clima di collaborazione che potrebbe essere avviato in seguito ai negoziati promossi dall’Onu. Alcuni funzionari pubblici sostengono che queste azioni di guerra hanno come obiettivo proprio quello di portare al fallimento delle trattative.
L’area di Sirte, che si trova lungo la costa settentrionale della Libia, è considerata strategica.
Prima delle incursioni islamiche era già contesa tra due fazioni: una rappresentata da Fajr Libya, braccio armato del governo di Tripoli, e l’altra dall’autorità di Tobruk che è riconosciuta dalla comunità internazionale.
Sirte è proprio al centro dei territori contesi e costituisce il 70% della produzione libica di oro nero. Mettere in sicurezza l’area e soprattutto gli oleodotti è tutt’altro che facile.
Ettore Bianchi, ItaliaOggi 17/3/2015