Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 17/3/2015, 17 marzo 2015
HOUELLEBECQ DESCRIVE LA VITTORIA IN FRANCIA DI UN PRESIDENTE MUSULMANO MA LA SUA È, IN SOSTANZA, UNA POLEMICA CONTRO UN OCCIDENTE ALLA DERIVA
Finora non mi sono mai perso un libro di Houellebecq, e bene ho fatto. Sono affascinato dalla sua fisicità, quell’orrenda bocca, quel senso di sgradevolezza, di provocazione timida che emana, uomo dai pori costantemente dilatati. Houellebecq nasce ateo, si è fatto agnostico, quindi è stato attratto dalla «potenza della fede» (lui usa la locuzione «in modo comptiano»). Con gli anni è molto cambiato (sarà, come dice a Sylvain Bourmeau, per la morte dei genitori e dell’amato cane?), all’implacabile degrado della sua dentatura si è contrapposta una crescita strepitosa della sua arte di scrittore raffinatissimo, uno scambio denti-arte è quanto di più positivo possa esserci per la letteratura.
Non per nulla la mia amica Marinella Doriguzzi Bozzo, la miglior penna per recensire film e libri (suo il blog «Stelle perfide stelle»), conclude la recensione con una frase che avrei voluto scrivere io: «Sottomissione ha anche il pregio di dimostrare come il romanzo non solo non sia morto, ma possa continuare a fungere almeno da contrappeso all’insignificanza montante di indebolite società di massa: non so se moriremo musulmani o inconvertiti, ma certamente con pochissime illusioni e con il continuo timore di innominate sofferenze». Ha assegnato a Houellebecq il massimo delle stelle, e una meravigliosa sintesi: «Autopsia di una resa».
L’aspetto più banale del libro è proprio la storia, l’ascesa democratica alla presidenza de la République del musulmano Mohammed Ben Abbas che, grazie al sostegno delle Sinistre e della Destra moderata (il losco «Partito della Nazione», tanto amato dai renziani colti), batte facilmente la destra fascista di Marine Le Pen (leggi Salvini). Il giorno dopo le donne abbandonano la moda occidentale, lasciano il lavoro, l’occupazione maschile esplode, il crimine scompare, le banlieue diventano zone residenziali, le università si islamizzano, tutti si convertono, sottomettendosi alla sharia. Parigi torna al tempo di Luigi XIV, però nelle vesti di Maometto II, Califfo di Istambul.
Soumission per puro caso ha incocciato Charlie Hebdo, assumendo un’involontaria dimensione politica, polarizzando il pericolo islamista dell’Occidente. Può darsi che un giorno la minaccia venga dall’Islam, per via demografica o militare o peggio culturale. Per ora, almeno per quanto mi riguarda, la vera minaccia viene da Occidente. Individui della generazione dei «baby boomer» (1945-’64) hanno preso il potere, essendo strutturalmente inetti e condizionati dai bonus hanno fatto, in modo dilettantesco, e non sanno come uscirne, alcune scelte epocali (finanziarizzazione dell’economia, globalizzazione, Europa a 28, euro, etc.). Però, nel contempo, hanno messo a punto meccanismi automatici che permettono loro di governare a distanza con «trattati, protocolli, troike». Tutti organismi non elettivi, tipo BCE-FR-FMI, tutti sotto l’ombrello traforato dell’ONU, riducendo i premier eletti dai cittadini a semplici addetti macchina. Loro restano al potere, e inseriscono i propri figli negli infiniti (inutili) enti di controllo del giochino, riproducendosi come il calabrone asiatico.
I nemici da abbattere non sono gli islamici ma quelli al vertice di questa struttura: i supermanager delle banche d’affari, dell’industria (classica o dei big data), che praticano un curioso ceo-capitalismo: un solo uomo che assume in sé, non solo il ruolo esecutivo, ma pure quello strategico e di controllo, sottraendolo agli azionisti e allo Stato. Se si accetta questa analisi, allora il libro di riferimento non è «Soumission», ma «Rigodon» di Céline (il terzo della cosiddetta «Trilogia del Nord»): come diceva André Gide «non è la realtà che Céline dipinge, ma l’allucinazione che la realtà provoca». Siamo nel ’44, Céline, vista prossima la sconfitta della Germania, temendo di essere ucciso come collaborazionista di Vichy, fugge (con la sua Lili e il gatto Bébert), verso la Danimarca: la trilogia è il resoconto delle sue peregrinazioni fisiche e mentali. Il titolo è il nome di un’antica danza provenzale, perfetta metafora di questo viaggio (e pure del mondo d’oggi), «un passo avanti, un passo indietro, senza mai spostarsi».
Il nemico non sono (per ora) gli islamici (o l’Islam), ma siamo noi nemici di noi stessi, l’autopsia di una resa è il nostro destino se non ci opponiamo a queste Classi Dominanti. Se la profezia islamica di Houellbecq dovesse verificarsi, e noi avessimo già perso l’attuale partita contro le nostre Classi Dominanti, non cambierebbe molto: passeremmo dall’attuale sharia tecnocratica a una sharia religiosa. È la sharia tecnocratica che dobbiamo combattere per prima, oltretutto essa, come noto, è collaborazionista per sua natura.
Di Houellbecq preferisco cogliere un’altra profezia, quella più profonda (credetemi, quella islamica puzza di fiction politica), quando parla del crollo (!) della filosofia dei Lumi e il ritorno potente delle religioni, dice: «Il XXI secolo sarà quello delle religioni: Islam, Cattolicesimo, Evangelici». Da quell’uomo della strada che sono, mi chiedo: non sarà che il barattolo di miele dei Lumi è proprio finito, e io non me ne ero accorto?
Tornerò sul tema, e non è una minaccia.
Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 17/3/2015