Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/3/2015, 17 marzo 2015
PERISCOPIO
CasaPound è molto attiva nel volontariato. Nessun altro ospiterebbe Borghezio. Edelman. Il Fatto.
Il Papa: «Ho la sensazione che il mio Pontificato sarà breve». Ratzinger ha fatto ricorso al Tar. Spinoza. Il Fatto.
Yanis Varoufakis usa meno cravatte ma più profumo della media dei ministri finanziari della zona Euro. Federico Fubini. la Repubblica.
Tosi: «Salvini vuol diventare il dittatore della Lega». Non lo farei così modesto. Il Fatto.
Silvio, attento, perché quando ti accorgerai che avevo ragione, sarà troppo tardi. Denis Verdini, parlamentare Fi. Agenzie.
Un’unione monetaria non può precedere l’unione politica. Nicholas kaldor, economista keynesiano di Cambridge. The Times.
Ho conosciuto Renzi quando era sindaco di Firenze e quando ho comperato Dada. Mi piace il suo approccio, ma è in ritardo di dieci anni, avrebbe dovuto cominciare dieci anni fa a fare il premier. Naguib Sawiris, finanziere egiziano, proprietario di ItaliaOnLine e Orascom. Agenzie.
La manifestazione di Roma della Lega è stata, per me, un buco nell’acqua. Ho seguito il comizio e l’ho trovato banale, francamente mi aspettavo di più. Salvini ha fatto un discorso come se fossimo in campagna elettorale, ma domani mica si vota. Non c’erano proposte. Oppure sono irrealizzabili. Le tasse al 15%, per esempio. A chi non piacerebbe? Ma Matteo Salvini non ha spiegato nulla delle coperture, dove si prendono i soldi per finanziare una riforma di quel tipo? Per un moderato, per il ceto medio che si vuole opporre alla sinistra, c’è bisogno di parecchio di più. Così non basta. Giampaolo Pansa. (Massimo Rebotti). Corsera.
A quelli che pensano che l’Iran minaccia lo stato ebraico ma non il popolo ebraico, dico di ascoltare Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, il capo dei terroristi alleati dell’Iran. Ha detto: se tutti gli ebrei si riunissero in Israele, ci toglierebbero il disturbo di andarli a prendere in giro per il mondo. Benjamin Nethanyahu, premier israeliano, discorso di fine febbraio 2015 davanti al Congresso Usa.
Nel 1499 il Ducato di Milano non resistette più di tre giorni alle truppe di Luigi XII re di Francia, perché la popolazione di Alessandria, Valenza, Tortona e Milano, ritenendosi angariate dal fisco degli Sforza, aveva disarmato le guarnigioni e aperto le porte ai francesi. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1992.
In Francia, i giornalisti sono asserviti, se non alla redazione, quantomeno a una linea di pensiero dominante. Il conformismo intellettuale, la legge del mercato e il politically correct dominano e se ne fottono della verità. Libertà d’espressione? Io parlerei piuttosto di una impressione di libertà. Mallok, I volti di Dio. e/original.
Abbandonata da mio marito e perso il figlio che avevo in grembo ho vissuto un grande vuoto. Pensavo di non avere più scopo nella vita. Mi sentivo inutile. Mi svegliavo la mattina nella speranza che fosse già notte. Fu dura rimettermi. Cominciai a vivere da sola e a scrivere. Scrissi il mio romanzo di esordio e lo portai all’editore Lerici. Mi disse: bimba mia, se vuoi che te lo pubblichi devi procurarti la prefazione di un grande scrittore. Un giorno, in un bar, mi presentarono Alberto Moravia. Mi ricordai della richiesta di Lerici. Gli chiesi timidamente se voleva leggere il mio manoscritto. Gli piacque. Da lì cominciò la nostra lunga storia di tenerezza e amore. Dacia Maraini (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Nella mia vita ho viaggiato molto, sono stato a Parigi, Londra, New York, San Francisco: tutto bellissimo, affascinante. stimolante. Ma poi ho scelto Milano. Frenetica e adorabile. Davide Oldani, chef Milanese, una stella Michelin (Elisabetta Soglio). Corsera.
La vita è fantasia e coraggio, lotta dura o la voglia di inventare. Il coyote (1973). Lucio Dalla. ilvenerdì.
Quando sono ospite, butto un’occhiata ai libri e capisco molte cose sui padroni di casa. Ecco i più preoccupanti. 1) quelli che mettono i libri in ordine di altezza; 2) quelli che li dispongono tutti in ordine alfabetico; 3) quelli che li dividono per colore; 4) quelli che mettono in evidenza i classici della letteratura (intonsi, non li hanno mai aperti); 5) quelli che sfoggiano tutte le novità, ma hanno letto solo i risvolti di copertina (se va bene). Beppe Severgnini. Sette.
El oro apagado del recuerdo, l’oro sostenuto dal ricordo. Tierno Monénembo, Les coques chantent à minuit, I galli cantano a mezzanotte. Seuil.
I vecchi mi sono sempre piaciuti. Sono certe forze della natura che non avete idea. Da ragazzina, a una festa, incontrai Ungaretti, il poeta. Stefania Sandrelli, attrice (Malcom Pagani e Fabrizio Corallo). Il Fatto.
Aiuto mia madre a scalare il materasso, le rimbocco il lenzuolo e rincalzo il cuscino; solo in questa tardiva, insensata e irreversibile emergenza abbiamo cominciato a comunicare. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli.
I monaci parlano quasi mai. Lo fanno al caffè, mezz’ora prima della compieta. I certosini di Serra San Bruno si concedono una passeggiata nei boschi, a due a due, dopo il pranzo domenicale, l’unico che consumano assieme. A ogni radura, si scambiano di posto in modo che tutti possano conversare con tutti. Giorgio Boatti, storico (Stefano Lorenzetto). il Giornale.
Nel vallone di Uadi Khof le conifere sono gigantesche e ombreggiano piacevolmente una intensa fonte di gioia per il viatore italiano, quel carro armato nemico capovolto su cui un uomo in gamba ha scritto con vigorose pennellate di vernice bianca: «Carro americano / equipaggio britannico / pillola italiana». Paolo Caccia Dominioni, Alamein. Longanesi, 1966.
In classe, con gessetti colorati, i tromboni del corpo insegnante disegnavano l’Etiopia come una sorta di Eldorado. Meglio: era quello il paradiso terrestre. Bastava allungare un braccio dalla tenda o dalla capanna, e subito coglievi, a occhi chiusi, un ananas, un cocco, una banana. C’era l’albero del pane. Ma pane in che forma? chiedevamo. E il trombone: in tutte le forme. Nantas Salvalaggio, Rio dei pensieri. Mondadori, 1980.
Coltivo il dubbio e non emetto giudizi. Osservo, studio e mi interrogo sulle persone, l’ho sempre fatto e non mi sono stancata. Francesca Archibugi, regista. Il Fatto.
Curzio Malaparte fu il maestro di giornalismo borderline che, per tutta la vita, si sforzò (naturalmente senza riuscirci) d’essere un Lord Byron o un Gabriele D’Annunzio, talvolta persino un Émile Zola. Diego Gabutti. Sette.
Il voltafaccia è la vera faccia degli opportunisti e dei pusillanimi. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/3/2015