Corrado Augias, la Repubblica 18/3/2015, 18 marzo 2015
La Chiesa, il principe e la doppia morale Romolo Vitelli, Varese Gentile Augias, il segretario della Cei sull’assoluzione di Berlusconi ha rilevato: «La legge arriva fino a un certo punto ma il discorso morale è un altro»
La Chiesa, il principe e la doppia morale Romolo Vitelli, Varese Gentile Augias, il segretario della Cei sull’assoluzione di Berlusconi ha rilevato: «La legge arriva fino a un certo punto ma il discorso morale è un altro». La Chiesa di Francesco ha preso le distanze dalla doppia morale di un uomo che di sera organizzava “cene eleganti” con giovani prostitute (arringa del difensore avvocato Coppi) e di giorno inneggiava al Family Day. Il direttore di Avvenire Tarquinio, deplorando la sua condotta morale, ha richiamato l’art. 54 della Costituzione che impone ai cittadini con funzioni pubbliche «il dovere di adempierle con disciplina e onore». Il riferimento mi ha portato alla mente uno scritto del teologo e filosofo olandese Erasmo Da Rotterdam che nel 1516 ricordava: «Il buon principe deve comportarsi e condurre una vita tale che da essa tutti gli altri, nobili e cittadini, possano trarre esempio di frugalità e di sobrietà. In privato si comporti in modo da non poter mai essere sorpreso dall’intervento di nessuno». Rivolgendosi poi al principe scriveva: «Da che ti sei votato allo Stato non sei più libero di vivere a tuo piacere; occorre che tu sostenga e osservi il ruolo che hai assunto». Sembra pensato per le vicende di oggi. – romolovitelli@gmail.com Alcuni anni fa era già stato citato in questa rubrica il famoso saggio di Erasmo scritto nel 1516 dal titolo Institutio principis christiani . L’opera era stata concepita per il giovanissimo Carlo di Borgogna, futuro imperatore Carlo V, di cui Erasmo era diventato consigliere. La curiosità storica è che il saggio erasmiano è in pratica contemporaneo a Il Principe di Machiavelli che lo precede di soli tre anni (1513). Non c’è bisogno di precisare che i due scritti racchiudono una visione quasi opposta della funzione di governo per cui ogni reggitore di Stato può scegliere il proprio canone. L’altra curiosità è che Silvio Berlusconi si è sempre dichiarato un estimatore di Erasmo mentre, volendogli proprio trovare un confronto d’alto livello, verrebbe piuttosto da pensare al segretario fiorentino. Personalmente dubito che egli abbia davvero letto l’opera più nota del grande umanista olandese, cioè quell’ Elogio della follia da lui citata più volte; deve averne sentito parlare da qualcuno restando probabilmente sedotto dal titolo. Ora le gerarchie cattoliche hanno finalmente preso le distanze dalla sua doppia morale. Certo se le avessero prese quando l’uomo era nel pieno del suo potere e delle sue facoltà e si permetteva perfino qualche bestemmia per strappare una risata, sarebbe stato meglio. Anche perché, secondo Erasmo, «tutto ciò che si coglie sulla bocca del principe si sparge rapidamente tra il popolo. Occorre quindi che stia soprattutto attento che quello che dice ispiri virtù e riveli un animo degno di un buon principe ».