Alessandro Graziani, Il Sole 24 Ore 15/3/2015, 15 marzo 2015
MPS, PROFUMO LASCIA DOPO L’AUMENTO
Svolta in arrivo al vertice di Banca Mps. Il presidente Alessandro Profumo ha accettato di entrare nella lista di maggioranza per la nomina del nuovo board, anche su pressioni delle Autorità di Vigilanza italiane ed europee, ma con il preaccordo di dimissioni definitive subito dopo l’aumento di capitale da 3 miliardi che Mps lancerà sul mercato tra maggio e giugno. Un rinnovo «a tempo», dunque, e soprattutto «a progetto», ovvero per garantire assieme all’amministratore delegato Fabrizio Viola il buon esito della ricapitalizzazione a cui i due manager stanno da tempo lavorando con il consorzio bancario internazionale guidato da Ubs. È quanto si apprende da fonti dei consulenti del patto di sindacato di Mps - composto da Fondazione Mps e dai soci sudamericani di Btg Pactual e Fintech che complessivamente detengono il 9% del capitale - in vista della giornata decisiva di martedì prossimo, quando si riunirà la deputazione della Fondazione Mps per approvare la lista di maggioranza della banca che sarà approvata dall’assemblea in calendario per metà aprile.
La scelta di Profumo, dalle poche informazioni che trapelano dai suoi più stretti collaboratori, è strettamente personale. Il banchiere sarebbe intenzionato a varare un nuovo progetto imprenditoriale in proprio nel settore finanziario e da mesi considerava ormai conclusa la propria esperienza a Siena. Non a caso, ancora un mese fa, a proposito del suo rinnovo in Mps, Profumo aveva dichiarato in un’intervista a Il Sole 24 Ore: «Non ho ancora dato la mia disponibilità». L’impressione diffusa a Siena è che Profumo avesse intenzione di lasciare già alla scadenza del mandato e che, solo per l’insistenza di Bce e Bankitalia, abbia accettato di restare al vertice di Mps per gestire il delicato aumento di capitale da 3 miliardi che traghetterà la banca verso l’aggregazione con un altro istituto. Chi sarà il sostituto di Profumo in Mps? La scelta non è stata ancora fatta. Né sarà facile. Anche perchè alcuni tentativi sono già stati effettuati ma senza successo. L’advisor della Fondazione Korn Ferry, stando alle indiscrezioni, avrebbe già provato a selezionare figure professionali di potenziali futuri presidenti da inserire nel prossimo cda, che poi sarebbero dovuti subentrare in corsa a Profumo. Ma senza successo. O quantomeno che non sia stato raggiunto un accordo tra la Fondazione e gli altri stakeholders interessati. A Siena contano ancora gli enti locali che vogliono ancora avere un peso nella banca. Ma il confronto è più ampio e coinvolge anche gli investitori privati del patto e, soprattutto, Bankitalia e Banca Centrale Europea, cui spetta la vigilanza bancaria.
La continuità al vertice di Mps, almeno fino all’alleanza con il nuovo partner, sarà garantita dall’amministratore delegato Fabrizio Viola, che sarà riconfermato nel prossimo cda e a cui spetterà condurre i negoziati per l’aggregazione che, anche a Siena (oltre che a Francoforte), tutti ormai considerano inevitabile. A meno di sorprese, se ne parlerà dopo l’aumento di capitale del Monte. E l’unico reale candidato italiano all’alleanza con Siena resta Ubi Banca, alle prese con la trasformazione da cooperativa in società per azioni secondo i dettami della riforma delle popolari in via di approvazione al Senato. I prossimi mesi saranno dunque densi di novità per il Monte che, proprio da inizio luglio, si troverà ad avere lo Stato tra i suoi azionisti. Il pagamento della cedola dei Monti bond residui, infatti, comporterà l’ingresso del Tesoro con una quota del 4% circa. Ieri il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ribadito che l’ingresso nel capitale del Monte avverrà solo «per un meccanismo tecnico» . Oltre a escludere che in qualunque modo possa trattatrsi di auto di Stato, Padoan ha aggiunto che «l’intenzione è di uscire dalla banca in un modo morbido, prevedibile e sicuro per tutte le parti coinvolte».
Alessandro Graziani, Il Sole 24 Ore 15/3/2015