Nicola Lombardozzi, la Repubblica 15/3/2015, 15 marzo 2015
IL PROCLAMA DI POROSHENKO “A NOI ARMI LETALI DA 11 PAESI UE”
MOSCA.
Undici paesi europei sarebbero pronti a inviare «arme letali» all’esercito ucraino per la sua campagna contro i filorussi. I contratti di fornitura sarebbero già firmati con le aziende specializzate in armamenti e sarebbero pronti a scattare «ad un’eventuale ennesima provocazione delle forze nemiche». La notizia, che presso la Ue non trova conferme, arriva però da un personaggio autorevole, il presidente ucraino Petro Poroshenko, che l’ha annunciata nel corso di un’intervista televisiva e che poi, tanto per farle avere un timbro ufficiale, l’ha fatta pubblicare pari pari sul suo sito web ufficiale.
Sembra chiaramente un segnale preciso, un avvertimento a Mosca che controlla le forze ribelli secessioniste ed è molto sensibile all’argomento. Attualmente, non è precisato di quali paesi europei si tratti, né si conoscono altri particolari dell’accordo. In ambienti di intelligence europeo, però, si sottolinea che gli Stati coinvolti sarebbero meno di undici, e che comunque l’intesa prevede solo la vendita di armi convenzionali e non “letali”: che è un termine che nel gergo della difesa indica le armi nucleari o chimiche, certamente non quelle cui si riferisce il presidente ucraino.
Comunque, gli aiuti militari europei e americani finora arrivati legalmente nel paese non sono stati infatti decisivi. Finora ci si è limitato ad autoblindo disarmate, attrezzatura antisommossa per la polizia. L’Italia è in trattative per alcuni automezzi blindati della categoria Lince, destinati però agli osservatori Osce. Gli inglesi hanno inviato una decina di vecchie scorte di magazzino di blindati costruiti agli inizi degli anni Sessanta. Malmessi e difficili da guidare. Uno si è rovesciato in esercitazione uccidendo due soldati ucraini per il compiaciuto dileggio di tutta la stampa russa. Anche i paesi baltici e la Polonia sarebbero della partita. Di più hanno fatto gli americani che hanno inviato droni da ricognizione e soprattutto istruttori che provano a trasformare in soldati decine di migliaia di “volontari” reduci dalla Majdan e desiderosi di andare al fronte. Altre forniture per 75 milioni di dollari sono in arrivo nei prossimi giorni.
Tuttavia, come se parlasse alle due diverse anime della Russia, Poroshenko ha anche accennato alle note positive: in particolare alla “de-escalation” in atto, alla tregua che comunque in qualche modo regge.
Nicola Lombardozzi, la Repubblica 15/3/2015