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 2015  marzo 15 Domenica calendario

RENZI: “HA GETTATO LA MASCHERA” E IL PREMIER PENSA A NUOVE REGOLE PER I PARTITI E PER I SINDACATI

ROMA.
Gli attacchi di Maurizio Landini e il lancio della sua “Coalizione sociale” non vengono visti come un pericolo da Renzi. Semmai la conferma di una «scelta politica» evidente da mesi: «Landini ha gettato la maschera — osserva il premier con i suoi — e così facendo si capisce meglio il segno delle manifestazioni dell’autunno contro di noi». Non a caso Lorenzo Guerini, il vicesegretario del Pd, ritiene l’iniziativa del leader Fiom come la «conferma» che «l’opposizione di questi mesi era più politica che sindacale».
Da palazzo Chigi si fanno spallucce. La risposta che arriva dal governo all’offensiva landiniana è un laconico «massimo rispetto per tutti, ma noi dobbiamo occuparci di questioni che interessano gli italiani». Il sottotesto è che il “coming out” del sindacalista appartiene alla sfera delle manovre politiche e poco ha a che fare con la concreta situazione economica e sociale italiana. Dove invece «si moltiplicano i segnali positivi grazie anche alle riforme e al lavoro fatto in Europa ».
E tuttavia Renzi, anche se ufficialmente lascia correre per capire quanto filo riuscirà a tessere Landini, è intenzionato ad affondare definitivamente il bisturi sul mondo sindacale più di quanto abbia fatto finora. Se da un punto di vista politico e simbolico le parti sociali non sono più tenute in gran conto a palazzo Chigi e la famosa concertazione è stata rottamata, il premier intende fare un passo ulteriore. Con due strumenti: una riforma della rappresentanza sindacale e un disegno di legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione. Per «dare finalmente regole a partiti e sindacati ». Del primo capitolo se ne stanno occupando i consiglieri economici del premier, da Yoram Gutgeld a Filippo Taddei. «Vogliamo rafforzare il secondo livello di contrattazione — spiega Taddei — quello aziendale. Ma per farlo dobbiamo essere sicuri che i sindacati siano realmente rappresentativi». Serve quindi un provvedimento che fissi le nuove regole, per stabilire ad esempio quanti iscritti debba avere una tal sigla per avere diritto a sedersi al tavolo del negoziato, quale soglia bisogna raggiungere per la firma dei contratti collettivi, come vengono divise le ore di assemblea tra i vari sindacati. Una materia delicatissima e politicamente sensibile, che finora è stata lasciata al libero accordo tra le organizzazioni datoriali come Confindustria e i sindacati. Ma è chiaro che un’eventuale legge varrebbe per tutti, anche per chi non ha sottoscritto quei patti.
L’altro corno del problema non riguarda i sindacati bensì i partiti. L’articolo 49, mai applicato, stabilisce che «tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Il punto è proprio quel «metodo democratico», spesso disatteso dalle pratiche interne delle oligarchie dei partiti. Al disegno di legge sta lavorando Lorenzo Guerini, che martedì avrà un ultima riunione con i tecnici Pd alla Camera per le ultime rifiniture. L’idea comunque è quella di imporre a tutti statuti democratici, anche a quei movimenti come il 5 Stelle che ne sono privi. Quanto a Landini, come twitta il renziano Andrea Marcucci, «ha preso a modello Podemos ma Coalizione sociale sarà solo l’ennesimo partitino».
Francesco Bei, la Repubblica 15/3/2015