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 2015  marzo 15 Domenica calendario

IL BATTESIMO DI LANDINI NASCE COALIZIONE SOCIALE “IL PD DISTRUGGE I DIRITTI”

ROMA.
La strategia della coalizione sociale a trazione Fiom trapela dalla finestra di un seminterrato di corso Trieste. Lì dentro, da sei ore, associazioni e frammenti di sinistra ragionano a porte chiuse del progetto di Maurizio Landini. Finché il numero uno dei metalmeccanici prende la parola per fissare i paletti: «La mia idea è costruire qualcosa che difenda i diritti di cittadinanza, a partire da quello del lavoro. Ma altri vogliono decidere per noi, dirci anche quali mutande e calzini indossare. Hanno già costruito lo schema del sindacalista che lancia un partito e approda in Parlamento. Se accettiamo questo terreno, il progetto non decollerà». Guai a parlare di partito, allora. Almeno per il momento. «Non conosco il significato di questa parola...». Guai a mostrarsi parte di un sistema che si intende scardinare. Guai soprattutto a contaminarsi con piccoli e grandi leader di Palazzo. «La politica, oggi, è lobby».
È un battesimo affollato e un po’ troppo blindato. Il servizio d’ordine con felpa Fiom a caratteri cubitali filtra senza sconti i partecipanti. I cronisti sono tenuti alla larga. In sala, a dibattere, ci sono almeno quindici sigle: Legambiente ed Emergency, Libertà e giustizia e pure Libera (“ma non faremo parte della coalizione”, precisano dall’associazione), Arci, Uds e centri sociali. I partiti, invece, sono banditi. «La sinistra — si accende uno dei relatori — cerca di rinascere con la ricerca di un santone. Noi percorriamo un’altra strada». Certo, c’è qualche candidato della lista Tsipras reduce dalle Europee. A far rumore, in ogni caso, è soprattutto l’assenza di Sel. Alla vigilia non sono mancati i contatti con la galassia vendoliana, ma il messaggio fatto recapitare da Landini è stato chiaro: «Ne parliamo un’altra volta, grazie». Tre incauti senatori ex grillini si presentano comunque al raduno, sfidando il veto. Dopo pochi minuti vengono messi garbatamente alla porta.
Lo scontro più aspro, però, è con la minoranza del Pd. È la prima tappa di una guerra che sembra solo all’inizio. A gettare benzina sul fuoco della polemica è Roberto Speranza. «Più spazio alla sinistra — sostiene il capogruppo dem, intervenendo a Bologna durante la convention di Area riformista — non può significare una sinistra antagonista che nasce dalle urla televisive di Landini». Poi tocca a Pierluigi Bersani esorcizzare il potenziale competitor: «Non credo che Maurizio voglia mettersi in politica. Questa coalizione sociale mi sembra un movimento che mette in discussione un’idea di sindacato più che un soggetto politico». Il leader della Fiom non gradisce e poco dopo reagisce: «Sono abituato a discutere di merito, più che di decibel. Inviterei ad avere rispetto delle proposte che si fanno, senza dimenticare che il partito di maggioranza — non tutto, ma in buona parte — ha votato la cancellazione dello statuto dei lavoratori. Si può anche non urlare, ma fare cose peggiori».
È proprio sugli effetti del Jobs act che il sindacalista intende sfidare i democratici. E non fa nulla per nasconderlo: «Mai un governo aveva cancellato i diritti senza alcun confronto con i sindacati». Anche le organizzazioni dei lavoratori, però, devono cambiare. «Rinnovarsi», a costo di cambiare pelle: «Per impedire la cancellazione del sindacato confederale bisogna unire tutto ciò che stanno dividendo. Mettere insieme tutte le forme di lavoro, non solo quello salariato».
Un solo nodo, però decisivo, resta ancora da sciogliere: che forma avrà questa eterogenea coalizione sociale, per ora a metà strada tra un movimento e un sindacato? Il numero uno dei metalmeccanici non fa nulla per risolvere il rebus, anzi punta tutto sulla contaminazione: «La politica non è proprietà privata. Un nuovo partito? Lo chieda a Speranza, lui fa politica. Noi ci occupiamo di sindacato e abbiamo la nostra autonomia». Qualcosa in più si capirà nelle prossime settimane, a partire dalla manifestazione Fiom convocata per il 28 marzo a Roma. Ad aprile, poi, sono previsti un altro paio di appuntamenti con Landini. Nel frattempo si riuniranno i gruppi tematici per occuparsi della piattaforma programmatica. Con alcuni punti fermi: «Contestiamo le politiche della Commissione europea e della Troika. E vogliamo unire tutto ciò che il governo sta dividendo».
Tommaso Ciriaco, la Repubblica 15/3/2015