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 2015  marzo 15 Domenica calendario

L’ANNO SANTO DI FRANCESCO PIÙ SPIRITUALITÀ E MENO FOLLE

È un Papa che sembra aver fretta quello che – a due anni esatti dall’elezione in Conclave – annuncia a sorpresa un Giubileo straordinario per la chiesa, che confida a una giornalista messicana di sentire che il suo sarà un pontificato breve (non più di 4-5 anni); e ancora che, dopo una breve omelia in San Pietro, si inginocchia in un confessionale per ricevere lui stesso il perdono del Signore, in una sorta di atto pubblico offerto al mondo intero. Tre gesti di diversa natura ma tutti ben connessi tra di loro, che indicano nel profondo sia lo stato d’animo di un Papa per vari aspetti atipico nella storia della cattolicità, sia la sua voglia di accelerare il rinnovamento di una chiesa che ha difficoltà a liberarsi da antichi limiti e incrostazioni.
In soli due anni, Francesco ha indubbiamente operato un grande cambiamento di stile e di obiettivi nella chiesa di Roma, impegnandosi a vari livelli per renderla una comunità povera e accogliente al servizio del Vangelo, per far dialogare il centro della cattolicità con le chiese nazionali e locali, per aprirla alle periferie geografiche ed esistenziali del mondo intero. Di qui le molte iniziative tese a riformare le finanze vaticane, a umanizzare e sburocratizzare la Curia romana, a contrastare situazioni ecclesiali che creano scandalo e sconcerto sia dentro che fuori la chiesa (per il vizio del clericalismo, per la distanza di molti prelati dalla gente comune, sulla questione della pedofilia del clero). E ancora, la scelta di Francesco di fare della riflessione sulla famiglia (con i Sinodi dei Vescovi da lui indetti su questo tema) il luogo concreto in cui la chiesa è chiamata a manifestare la sua capacità di aprirsi a un mondo in profondo cambiamento: una chiesa che nella visione del Papa deve superare lo “sguardo legalista” sui problemi della gente, per essere piuttosto un “ospedale da campo”, andando alla ricerca dei lontani, dialogando con chi ha perso la fede o si è sentito rifiutato o incompreso, facendosi carico delle debolezze e fragilità umane.
Sin qui dunque Francesco si è speso molto per cambiare il volto di una chiesa che deve riscoprire il senso della sua missione originaria. E in questo attivismo senza sosta egli ha certamente dalla sua il consenso di ampie quote di fedeli, pur a fronte di non poche resistenze di esponenti ecclesiali e di aree della cattolicità che temono che col nuovo corso la chiesa cattolica si renda troppo prossima al mondo, disperdendo la distinzione cristiana e le certezze della fede. Si tratta di resistenze che il Papa ben conosce, a cui cerca di far fronte sia continuando nella sua azione riformatrice interna alla chiesa, sia proponendo al popolo di Dio e alle strutture ecclesiali nuovi stimoli spirituali ed ecclesiali per rendere la loro presenza più feconda nel mondo.
LA SOSTANZA DEL VANGELO
Ecco il contesto in cui si pone l’iniziativa del Papa dell’Anno Santo della misericordia. Un Giubileo straordinario che è incentrato su quella virtù morale (la pietà, la compassione) che – a detta del Papa – deve informare la presenza dei cristiani e della chiesa del mondo, in quanto «la misericordia non è soltanto un atteggiamento pastorale, ma è la stessa sostanza del Vangelo». Tutti i credenti, le comunità cristiane e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati a intensificare i valori dello spirito, a una conversione profonda circa la loro presenza nel mondo, nella consapevolezza che il cambiamento del cuore precede e fonda la riforma delle strutture. Ciò vale anche per le realtà e le organizzazioni ecclesiali, in quanto soltanto con il primato attribuito alla spiritualità esse possono recuperare il loro ruolo di servizio nel mondo.
L’annuncio del Giubileo straordinario ci dice che l’azione di Francesco non conosce pause, continua a essere insistente, è foriera di sempre nuove sorprese, e non soltanto perché egli mira a cambiare la chiesa a vari livelli e con strategie diverse. Ma anche perché sembra essergli propria un’urgenza (che richiama un detto paolino «Charitas Christi urget nos» – l’amore di Dio ci spinge) tipica di un grande pastore che avverte il rischio dell’insignificanza della proposta evangelica nella società secolarizzata se la chiesa e i credenti non sono in grado di testimoniarla in modo umanamente e spiritualmente fecondo.
L’ATTIVISMO
Oltre a ciò, l’attivismo instancabile di questo Papa (che ha abolito i periodi di pausa a Castel Gandolfo; che non si prende più le ferie in Val d’Aosta o in Trentino; che rimpiange non tanto le vacanze quanto la possibilità di andare qualche volta in pizzeria senza essere riconosciuto; che perlopiù trova pace nella settimana annuale degli esercizi spirituali) sembra dovuto anche a una sensazione del tutto personale circa i tempi della sua alta missione: di avere poco tempo a disposizione, vista l’età e il modo in cui interpreta il suo ruolo. Può darsi che questa percezione gli derivi dal filo diretto privilegiato che ogni Papa ha con Colui che rappresenta in terra; ma analizzando le cose dal punto di vista umano può emergere al riguardo la convinzione di Francesco di essere ad un punto di svolta della sua missione: che ad una certa età le risorse e il vigore necessariamente si riducono; che è decisiva l’impronta che si riesce a dare nei primi anni di pontificato; che o si crea subito un movimento dentro o intorno alla chiesa oppure a lungo andare le resistenze diventano insuperabili.
Di qui di nuovo il senso dell’urgenza in questi anni di un’azione pastorale a tutto campo che non conosce limiti di tempo e di impegno. In tutti i casi, ci ricorda il Papa nell’intervista di questi giorni alla giornalista messicana, il tutto è nelle mani di Dio: «Posso anche sbagliarmi sulla sensazione che il mio sarà un pontificato breve»; anche perché «il papato è una grazia» e come tale può godere di risorse umanamente impensabili.
LO STILE DIRETTO
Per il resto l’annuncio del Giubileo rispecchia del tutto lo stile semplice, diretto, autonomo di Papa Francesco. Un annuncio dato ai fedeli presenti in San Pietro, che non è stato anticipato né alla Curia romana, né al collegio dei Cardinali, né alle autorità italiane. L’annuncio di un evento che ha quindi colto tutti di sorpresa, anche perché il Papa gli assegna un ruolo eminentemente spirituale. Sarà dunque, come vuole il “francescano” Bergoglio, un Giubileo low cost, più orientato ad alimentare la fede che la potenza della chiesa, che dovrebbe richiamare a Roma più pellegrini penitenti che cattolici trionfanti, più gente in ricerca che folle osannanti. Sembra dunque delinearsi un evento ben diverso dall’ultimo Giubileo, quello celebrato nel 2000, un passaggio di secolo che è stato vissuto dalla chiesa di Roma anche nel segno dell’affermazione della sua rilevanza nel mondo.