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 2015  marzo 15 Domenica calendario

TOSI LANCIA IL SUO CENTRODESTRA: IO CONTRO ZAIA DA UOMO LIBERO

VERONA «Ora siamo uomini liberi. Ora camminiamo sulle nostre gambe. E ora sono qui per candidarmi a governatore della Regione Veneto». La voce di Flavio Tosi viene coperta i suoi sostenitori esplodono in un lungo boato liberatorio. Dubbi non ce n’erano, la dichiarazione era attesa, l’annuncio previsto. Eppure, molti dei presenti sono leghisti dalla militanza viscerale per i quali la guerra (non molto) fredda delle ultime settimane è stato un tormento addirittura fisico. Del resto, lo stesso Tosi dovrà arrendersi ad un istante di commozione, lì nel mezzo al palco. Ma la scissione, ormai, è consumata: il sindaco di Verona sfiderà il governatore espresso da quello che è stato il suo partito per 25 anni.
Perché lui, Luca Zaia è non molto distante, nel padovano. A tirargli la volata, il «Capitano», il segretario leghista Matteo Salvini, arrivato per un primo tour nel Veneto da riconquistare. La linea, all’inizio, sembra essere quella del minimizzare la fuoriuscita: «Tosi? Acqua passata. Gli faccio i migliori auguri» dice il leader leghista. Poi, però, il temperamento supera la decisione a freddo: «Lascio Tosi insultare, io sto con Zaia. Lui si goda Fini e Alfano». E, ancora: «Uno che si candida contro Zaia e fino a due giorni fa lo ha sostenuto, ha dei problemi. Io non mi sento un dittatore». Resta il fatto che per la Lega, in Veneto, le alleanze restano ancora da cristallizzare. Sarebbe facile — anzi, già cosa fatta — se la partita regionale non fosse intrecciata strettamente a quella nazionale. In cui il Nuovo centrodestra, ma anche una componente significativa di Forza Italia, continuano a non volerne sapere di un rapporto con la Lega a trazione Salvini. Lo stesso Silvio Berlusconi viene dato per stanco delle forzature. Certo, una rottura in Veneto appare tutt’altro che probabile. E, del resto, Tosi non manca di sottolineare che la sua corsa ha il valore di un «cantiere politico. Un laboratorio che parte dal Veneto per allargarsi al resto del paese» e il cui obiettivo è la costruzione del centrodestra del futuro. E Berlusconi? «Non lo sento da anni» taglia corto Tosi.
Però, il fastidio di FI è esplicito. Lo dice il consigliere politico Giovanni Toti: «Al momento, non c’è alcun accordo siglato tra FI e Lega. Non per il Veneto e tanto meno per altre regioni». E anzi, a questo punto «sta a Salvini creare le condizioni perché ciò accada». La richiesta è che si «apra un confronto ufficiale» tra i due partiti. Quanto a Ncd, non deve fare altro che sottolineare le distanze dalla Lega: «La candidatura di Tosi accelera la possibilità di una coalizione vincente tra liberal popolari e autonomisti». Quanto a Salvini «rappresenta l’estrema destra populista e eternamente perdente». Il sindaco di Verona ancora non vuole (o non può) scoprire le sue carte. Parla di un «centrodestra che a livello nazionale deve essere inclusivo», e arriva a metterci anche Salvini. Ma «insieme a Alfano, Passera e tutti quelli che vogliono costruire un’alternativa a Matteo Renzi».
Quanto pesa in termini di consenso elettorale la scissione di Tosi, è ovviamente da vedere. Lui, si dice convinto che «ci sono tanti amici nella Lega che hanno deciso di fare questo percorso nuovo». Per restare ai parlamentari fin qui indicati come tosiani, Emanuela Munerato, Raffaela Bellot e Matteo Bragantini ieri erano lì, a Verona. Non la compagnia di Tosi, Patrizia Bisinella, assente giustificata per malattia. Ma il fin qui tosiano Roberto Caon è apparso a uno degli appuntamenti di Zaia. Forse anche per questo il consiglio della Liga veneta ieri mattina non ha preso alcun provvedimento contro gli scissionisti. Nemmeno i consiglieri regionali che hanno abbandonato il gruppo leghista.