Brunella Bolloli, Libero 14/3/2015, 14 marzo 2015
RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE CHIESTI 2 ANNI PER IL VICE DI MARINO
ROMA Grosso guaio per Ignazio Marino. Il suo vice, Luigi Nieri, esponente di spicco prima di Rifondazione comunista e oggi di Sel, rischia una condanna a due anni di carcere per resistenza a pubblico ufficiale. A chiederla è stato, ieri, il pm Francesca Passaniti davanti ai giudici della quinta sezione penale. Il pubblico ministero ha sollecitato una condanna a due anni anche per l’ex consigliere comunale Andrea Alzetta (noto a Roma con il soprannome di Tarzan ed esperto di emergenza abitativa e occupazioni), Luca Blasi, Bartolo Mancuso, Dario Fontana, Franco Arbia, Michelangelo Parolin, Matteo Iacobelli ed Emiliano Viccaro e una condanna a 2 anni e mezzo per Paolo Divetta, altro storico leader del movimento della Casa, che è accusato anche di lesioni per aver ferito un agente di polizia. I fatti si riferiscono al gennaio del 2010 quando Nieri, all’epoca assessore al Bilancio della Regione Lazio, fu in prima fila nella manifestazione indetta da associazioni e centri sociali per esprimere solidarietà agli extracomunitari di Rosarno. C’era stata guerriglia urbana, cinque anni fa, nella piana di Gioia Tauro, in Calabria: i braccianti agricoli, in prevalenza africani, avevano lamentato condizioni disumane, accampati in vecchie fabbriche abbandonate e costretti a raccogliere pomodori dalla mattina alla sera per campare. Un giorno si sono ribellati con una violenza inaudita e, in duemila, brandendo spranghe e bastoni, hanno cominciato a marciare verso il centro del paese, distruggendo qualunque cosa capitasse a tiro. Due di loro sono stati colpiti da un’arma ad aria compressa e tanto è bastato per fare esplodere la polveriera Rosarno: auto date alle fiamme, ignare famiglie malmenate, ferito pure un bimbo. A Roma la sinistra ha deciso che bisognava stare dalla parte degli extracomunitari. Come dice oggi la deputata di Sel, Celeste Costantini, «difendere i migranti trattati da schiavi e attaccare «un governo che operava delle scelte folli e xenofobe agitando lo spauracchio del reato di clandestinità». Il sit-in indetto nella zona di piazza Vittorio si è però trasformato quasi subito in un corteo non autorizzato giunto fin sotto al Viminale, blindato dalla polizia. «Chi ricopre cariche istituzionali deve essere considerato responsabile perché sapeva fin dall’inizio che quella manifestazione non era autorizzata», ha detto il pm nella sua requisitoria. Nieri, dal canto suo, ribadisce il ruolo di mediatore nella vicenda, «mi frapposi tra polizia e manifestanti per evitare che la situazione degenerasse», ha dichiarato, «perfino la Digos ha riconosciuto il mio ruolo». Ma per i giudici gli imputati sono stati immortalati in foto e riconosciuti dagli agenti. Nieri, del resto, non poteva non essere presente alla marcia in sostegno dei profughi. Come ha dimostrato anni dopo la mega inchiesta su Mafia capitale, gran parte dell’assistenza ai migranti a Roma come nel Mezzogiorno, era gestita dalle coop del suo amico, Salvatore Buzzi, quello fotografato con lui e con il sindaco Marino nella sede della “29 giugno”, lo stesso che nelle intercettazioni diceva ai compari: «Con gli immigrati si fanno molti più soldi che con il traffico di droga» e ai conoscenti augurava: «Buon anno pieno di profughi». Anzi, nei mesi scorsi gli inquirenti sono arrivati a ipotizzare che la longa manus della cupola romana volesse estendersi anche a Rosarno dove era in programma l’apertura di un centro di accoglienza per immigrati. Nieri, certo, poteva forse non sapere tutto il marcio che c’era dietro quelle organizzazioni criminali che facevano affari sulle spalle della povera gente, resta il fatto che per la giunta Marino c’è un problema in più. E tra il Pd e Sel la liason capitolina è sempre più al capolinea.