Anna Guaita, Il Messaggero 14/3/2015, 14 marzo 2015
LIBRI, FUCILE E PASSEGGIATE ECCO IL BIN LADEN INEDITO
NEW YORK Nell’inverno del 1996, un giornalista britannico di origini palestinesi viene invitato a intervistare Osama bin Laden. Il futuro capo del terrorismo islamico è ancora figura poco conosciuta sul palcoscenico mondiale, ma il giornalista Abdel Barri Atwan sa chi è, e ha scritto di lui, delle sue critiche agli americani e della sua fatwa. Così Atwan viene contattato da un uomo di fiducia di Osama, tale Khaled al-Fawwaz, che lo accompagna in Afghanistan, a Jalalabad, e da lì con un piccolo convoglio militare lo fa arrivare fino alla roccaforte del saudita. Il percorso fra le montagne è ripido, scomodo, lo ha fatto aprire Osama stesso, per proteggersi da eventuali nemici. Ci vogliono sette ore per arrivare fino alle caverne e alle capanne di fango e paglia dove Osama si nasconde con un pugno di fedelissimi. Il luogo si chiama Tora Bora e diventerà famoso dopo pochi anni.
GELO E CIBO SGRADEVOLE
Il giornalista anglo-palestinese trascorrerà due giorni al fianco di Osama, condividendone il magro e sgradevole pasto di pane secco, formaggio salato e riso, e dormendo accanto a lui in una gelida grotta su una brandina dura posata sopra scatole di bombe a mano. Di quei due giorni conserva alcune eccezionali fotografie. E quelle fotografie sono comparse nei giorni scorsi a New York, nel processo condotto proprio contro al-Fawwaz. L’uomo che aveva favorito la prima intervista di Osama bin Laden era infatti uno dei luogotenenti dell’organizzazione terrorista e la settimana scorsa è stato condannato per aver contribuito all’organizzazione dei due attentati contro le ambasciate americane in Tanzania e in Kenya nel 1998 che costarono la vita a 224 persone. Quelle fotografie scattate dal giornalista anglo-palestinese sono state presentate come prove a carico.
Ma se le immagini sono servite a convincere i giudici della complicità di al Fawwaz con Osama, esse hanno rivelato anche molti aspetti poco conosciuti prima della vita e del carattere di Osama. E’ bene ricordare che quando Abdel Barri Atwan arriva a Tora Bora, Osama si sta costruendo l’immagine che presto dominerà su tutti i media: non lo dice ad Atwan, come non lo dirà l’anno seguente alla troupe della Cnn guidata dai giornalisti Peter Arnett e Peter Bergen, ma ha già finito la preparazione degli attentati in Africa, e sta disegnando quelli del 2001 contro le Torri Gemelle, che causeranno quasi 3 mila morti. Nel frattempo, sfruttando la stessa stampa occidentale, offre al mondo questa immagine di un eremita parco e puro, che vive in una caverna, proprio come faceva il profeta Maometto. Le foto lo immortalano con una libreria piena di testi sacri. In mano tiene l’inseparabile Kalashnikov, un fucile che ha strappato a un generale sovietico quando ha combattuto insieme ai mujaheddin dopo l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Urss. E’ l’immagine dell’uomo sacro e militante, che presto migliaia di musulmani cominceranno ad adorare.
ABU MUSAB AL SURI
Ma in quelle foto si vede anche un’altra persona: uno degli ideologi principali di al Qaeda, il siriano Abu Musab Al Suri. Figura estremamente attuale oggi. Al Suri infatti nel 2004 abbandona Osama, accusandolo di essere «un faraone» e di aver creato un’organizzazione gerarchica che tradisce la parola di Maometto. Invece, al Suri lancia la teoria "Nizam, la Tanzim", cioé "Un sistema, non un’organizzazione" e scriverà un trattato di 1600 pagine sulla "resistenza globale islamica". La sua è una forma di jihad non più gestita dall’alto e gerarchica, ma basata su attacchi a sorpresa, locali, condotti da "lupi solitari", un forma di terrorismo anarchico che vediamo accadere oggi sempre più spesso nelle nostre città.
La comparsa di queste foto oggi è servita a mandare in prigione un temibile terrorista, ma può contribuire a ridare un po’ di popolarità ad al-Qaeda, che è sempre più surclassata dal feroce Califfato. Non va dimenticato che un anno fa Ayman al-Zawahiri, successore di Osama alla guida di al Qaeda, ha rotto i ponti con l’Isis, con cui pure Osama era stato alleato nei primi anni della sua formazione. Oggi i giovani estremisti islamici preferiscono seguire il trionfale Califfato, che non i vecchi di al Qaeda. Ma queste foto possono avere per alcuni di loro un fascino nostalgico, di un’epoca che giudicano eroica, all’alba degli attacchi contro l’odiato Occidente.