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 2015  marzo 14 Sabato calendario

«LA MIA GENTE STANCA DI RIVOLUZIONI NON POSSIAMO PERMETTERCI IL CAOS»

SHARM EL SHEIKH Il miliardario egiziano Naguib Sawiris, proprietario di ItaliaOnLine (dove sono riunite Libero, Virgilio e Dada), ci incontra nella hall della conferenza di Sharm el Sheikh: la sua famiglia, che possiede il colosso Orascom, è tra gli organizzatori dell’evento. E per la prima volta in tre anni Sawiris si dice pronto a importanti investimenti nell’economia egiziana.
«Sono qui per firmare un accordo per l’energia solare da 120 milioni di dollari. Mio fratello Nassef con Orascom Constructions ha messo in campo due miliardi per una nuova centrale elettrica, con un partner emiratino. E poi abbiamo progetti per microfinanza e trasporti».
Lei ha definito «fascista» il regime dei Fratelli Musulmani: l’ha criticato attraverso il canale OnTV e l’ha sfidato con il partito dei Liberi Egiziani. Che prezzo ha dovuto pagare?
«C’è quest’idea che i cristiani siano deboli e pronti a porgere l’altra guancia, ma alcuni come me credono nel detto islamico ed ebraico dell’occhio per occhio, dente per dente. Ho ricevuto lettere di minaccia e ci sono stati attentati contro di me, ma non mi preoccupo: sono credente e penso che la mia ora verrà comunque quando Dio vuole».
Crede che l’attuale governo di Al Sisi possa permettersi di ignorare la libertà di espressione e i diritti umani?
«In questo momento la maggioranza degli egiziani è stanca della rivoluzione, degli scioperi, delle manifestazioni e non si preoccupa della libertà di espressione. Io personalmente credo che qualunque Paese che non rispetti i diritti umani è destinato a finire male. Ogni regime deve rispondere non solo al Parlamento ma anche al popolo».
Però in questo momento non c’è nemmeno il Parlamento e le elezioni di marzo sono state rimandate.
«È un passo indietro. Ma io credo che il governo sia serio nell’intenzione di tenere le elezioni prima dell’estate».
C’è chi dice che i vecchi metodi sono tornati in auge e che Al Sisi sta cercando di creare, anche se non ufficialmente, una propria lista elettorale, cui ha aderito anche il suo partito dei Liberi Egiziani.
«L’Egitto non può permettersi un’altra rivoluzione, né altri scioperi. La situazione economica è troppo disastrosa, un nuovo scontro con il governo porterà al collasso totale. Ci sono due scelte ora: lo scontro oppure lavorare insieme. Abbiamo optato per la seconda, anche se non siamo sempre d’accordo col governo».
Il suo impero delle telecomunicazioni si è esteso di recente alla Corea del Nord. Non la disturba lavorare in Paesi dittatoriali?
«Devi correre dei rischi se vuoi avere successo».
Conosce Renzi? Cosa pensa della sua politica sull’Egitto?
«L’ho conosciuto quand’era sindaco di Firenze, quando ho comprato Dada. Mi piace il suo approccio, ma è in ritardo di dieci anni, avrebbe dovuto cominciare dieci anni fa».
In Italia ha intenzione di investire ancora?
«Assolutamente sì, entro fine aprile, ho intenzione di creare un nuovo data center a Milano, che sarà il più grande in Italia, e poi stiamo valutando un’altra acquisizione sempre nel settore Internet».
Gli Emirati hanno annunciato la costruzione di una «capitale amministrativa» che si estenderebbe dalla periferia del Cairo fino a Suez. Che ne pensa?
«Non mi piacciono questi progetti ideali, preferisco i progetti concreti di dimensioni reali».
L’instabilità nell’Alto Sinai e in Libia non rischia di interferire con questi piani?
«Non c’è instabilità in Egitto. C’è in Iraq, in Siria, in Libia, in Yemen. L’Egitto è l’unico pilastro nella regione, ed è per questo che vi conviene investire qui».
Pensa che alla fine il mondo accetterà Al Sisi come «grande stabilizzatore»?
«È già stato accettato».