Alessandro Grandesso, La Gazzetta dello Sport 14/3/2015, 14 marzo 2015
VERRATTI: «CARO CONTE, ORA FAMMI FARE IL PIRLO»
Tra i migliori, come sempre. Anche a Stamford Bridge. Marco Verratti è il valore in più di un Psg che, superata la crisi invernale, ha sbattuto fuori il Chelsea di Mourinho e ora punta alla conquista della Champions League. E il centrocampista azzurro continua ad accumulare maturità ed esperienza, da far valere in nazionale, nonostante gli schemi e le scelte di Conte.
Eliminare il Chelsea è stata una svolta inattesa per il Psg?
«Era un ottavo dal valore di una semifinale o di una finale. L’abbiamo preparato con cura, meglio dello scorso anno. Questa vittoria ci dà molta fiducia per il resto della stagione»
Deve essere stata una bella soddisfazione eliminare Mourinho che vi aveva preso sotto gamba.
«Aveva detto che preferiva il Psg, ma stavolta è andata meglio a noi. La rivincita però era contro il Chelsea, non contro Mourinho che resta un grande allenatore»
E poi in ballo c’era anche un premio da 250mila euro a testa. Aiuta...
«Quando giochi a questi livelli e sei uscito ai quarti per due anni di seguito senza perdere, pensi solamente a vincere. Certo, i soldi poi fanno comodo a fine stagione».
Platini dice che il Psg è programmato per vincere la Champions. Già da quest’anno?
«È il nostro obiettivo. Ce la metteremo tutta, ma è un torneo difficile. Il Psg è stato costruito per vincere in Europa. Ma anche se hai la squadra migliore puoi farti eliminare lo stesso. Se vincessimo quest’anno sarebbe quasi una sorpresa, visto che il progetto è cominciato poco tempo fa».
Blanc prima della gara ha detto che il Psg era migliore. In cosa è migliorato invece Verratti?
«L’anno scorso abbiamo avuto troppo rispetto e timore del Chelsea. Ma solo certe sconfitte ti insegnano a essere più cattivo. Quest’anno eravamo convinti di essere più forti. È strano, è un’energia che senti in spogliatoio. Anch’io mi sento migliore, sia nel preparare la partita che in campo. Non c’è un segreto: più giochi, più ti senti sicuro. E poi posso ispirarmi sia dai miei compagni, tutti grandi giocatori, che da avversari di valore».
Tempo fa aveva promesso alla Gazzetta che avrebbe preso meno ammonizioni per proteste. Come siamo messi?
«Non ne prendo da un po’. Nel ruolo in cui gioco però è più facile prendere gialli per fallo tattico».
Ibrahimovic invece ha deluso ancora.
«Dal campo mi era sembrata un’entrata cattiva, poi con le immagini si è capito che il rosso era esagerato e ingiusto. Non si può giudicare su trenta minuti. E poi stiamo parlando di un grande giocatore».
Adesso ci sono i quarti. Avversarie da evitare?
«Bayern, Real Madrid e Barcellona sono le favorite, ma arrivati a questo punto non mi dispiacerebbe affrontarle subito. Sarebbero grandi partite»
Da tifoso bianconero tiferà la “sua” Juventus o il Borussia Dortmund del suo amico Immobile?
«L’ultima volta ho detto Juve e lui mi ha mandato un messaggio per dirmi che sono scemo. Da italiano dico 2-2 con doppietta di Ciro, e passa la Juve».
Psg-Juve non sarebbe male...
«Sarebbe solo più emozionante perché giocherei contro tanti amici».
Appunto. Il 22enne Verratti gioca la Champions da titolare nel Psg, ma poi in Nazionale il posto sicuro non ce l’ha, nonostante i suoi concorrenti diretti arranchino tra cali e infortuni. Anomalia?
«I giovani devono conquistarsi il posto. Per me è stato così anche qui a Parigi. E in Nazionale ci sono gerarchie da rispettare. Anche perché l’allenatore vede poco i giocatori e deve avere riferimenti certi. Davanti a me ci sono grandi giocatori. Ma se mi è data la possibilità di esprimermi, cerco di dare il massimo. Finora le occasioni Conte me le ha date. Spetta a me sfruttarle sempre»
Ma lei si sente maturo per prendersi anche la Nazionale sulle spalle?
«Nessun giocatore si dovrebbe sentire il solo a potersi prendere la responsabilità di squadra sulle spalle. Non spetta neanche a me farlo. Siamo un gruppo e Conte sta costruendo una grande squadra secondo una filosofia diversa, un calcio più particolare. Vogliamo fare un grande Europeo»
Non si sente un incompreso quando un Vazquez arriva in azzurro e rischia pure di soffiarle il posto, a lei che è titolare nel Psg che elimina il Chelsea?
«A parlare sono bravi tutti. Anch’io potrei allora dirne di cose. Ma sono soltanto chiacchiere, mentre la scelta vera alla fine la fa l’allenatore. Certo, anch’io vorrei giocare sempre, ma in campo si va in undici. Diciamo che sono problemi di Conte».
Il 3-5-2 però non sembra tagliato su misura di Verratti.
«È vero, al Psg gioco in modo diverso. Anch’io, come Conte, ho poco tempo per dare il massimo in Nazionale, dove vengono chiesti movimenti precisi e collaudati. Forse di tempo ne serve un po’ anche a me per capire come il c.t. mi vuole in campo».
Con Conte ne ha parlato?
«No, lui mi prova in varie posizioni, poi non so se corrispondo al giocatore ideale per il suo tipo di gioco. Ma in Nazionale ci si deve adeguare, anche se non posso neppure mettermi a fare da domani il difensore centrale»
Allora, in che ruolo si sentirebbe più a suo agio in questa nazionale?
«Mezzala come a Parigi mi sembra difficile anche con l’Italia, perché i centrocampisti di Conte giocano sempre senza palla, corrono molto e attaccano la profondità, creando spazi per gli attaccanti. Quindi non sono proprio le mie caratteristiche, però ci posso sempre provare. Mentre penso che potrei dare molto di più davanti alla difesa. Ma ripeto, le scelte le fa Conte».
Davanti alla difesa però c’è un certo Pirlo.
(ride) «Già, allora vorrà dire che giocherò panchina destra o panchina sinistra».
Tra un anno c’è l’Europeo in Francia, che sarebbe come giocarlo in casa per lei.
«Quando firmai per il Psg, mi dissi che venendo dalla provincia italiana sarei scappato dopo due mesi. Invece dopo tre anni sono ancora qui, e a Parigi è nato pure mio figlio. È la mia seconda patria. Ma non sono così lontano da casa»
Cosa le piace di meno di Parigi?
«Alla fine vado sempre a mangiare nei ristoranti italiani».
Brillando nel Psg, anche le altre big d’Europa la corteggiano. Le fa piacere?
«Solo perché significa che sto lavorando nel modo giusto. Ma sono voci di mercato che ignoro. Se un giorno invece il Psg non mi volesse più, le ascolterò con più attenzione».
Fantacalcio: Verratti starebbe meglio al Manchester City o al Barcellona?
«Premesso che da qui non mi muovo, quando scegli una squadra lo fai anche per il progetto complessivo e che hanno su di te. Comunque si tratta di due grandi squadre»
Qui a Parigi si parla dell’arrivo imminente di Pogba, con ingaggio da top player. Concorrenza sleale?
«L’obiettivo è vincere la Champions e per farlo servono grandi giocatori. Se non avessi voluto la concorrenza non sarei venuto al Psg. E poi, quando vinci non ti metti poi a contare le panchine».
Si parla anche di uno scambio Pogba-Verratti. Cosa ne pensa?
«L’idea dello scambio non mi piace a priori. Se una squadra mi vuole davvero, mi prende e basta. Poi, se il Psg mi obbligasse ad andarmene via per far spazio a Pogba è tutto un altro discorso. Comunque la questione non è sicuramente all’ordine del giorno».