Antonello Cherchi, Il Sole 24 Ore 16/3/2015, 16 marzo 2015
DECRETI
Chissà se la riforma del Senato riuscirà a contenere lo strapotere dei decreti legge. Complice la crisi e la necessità per gli Esecutivi di prendere decisioni rapide, il ricorso alla decretazione di urgenza nelle ultime legislature ha “rubato” spazi agli altri interventi legislativi. «È divenuto sempre più frequentemente da atto straordinario – si legge nel nuovo rapporto dell’Osservatorio sulla legislazione della Camera dei deputati – atto ordinario di legislazione a iter garantito».
Non solo. I decreti legge hanno finito per essere contenitori trasversali, in cui stipare le norme più disparate.
Il peso della decretazione d’urgenza è ben rappresentato da due elementi: la corposità dei Dl e il ritardo della loro pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale». Riguardo al primo aspetto, i numeri parlano chiaro: le 103 leggi approvate nei 21 mesi e mezzo dell’attuale legislatura (i dati sono aggiornati al 31 dicembre scorso), hanno prodotto 424 articoli, 2.822 commi e 1,7 milioni di caratteri. Ebbene, i 43 decreti legge approvati nel medesimo periodo - provvedimenti non compresi nel conteggio precedente, dove invece compaiono i disegni di legge di conversione - hanno generato 863 articoli, 4mila commi e 2,8 milioni di caratteri. Quasi il doppio rispetto alle leggi ordinarie.
Situazione che si capisce ancora meglio se si guarda a come i decreti legge crescono durante il dibattito parlamentare. L’intersettorialità dei testi ha, al riguardo, un suo peso: in quei decreti, infatti, ci si infila di tutto. Per rimanere al Governo Renzi, i 18 Dl approvati avevano un totale di 1.251 commi una volta usciti da Palazzo Chigi. Il Parlamento ne ha aggiunti 593, con una crescita del 47 per cento.
Di fronte a questi numeri vien da chiedersi se il motore di tutto sia veramente l’urgenza. Tanto più che i tempi tra l’approvazione del Dl e la sua pubblicazione sulla Gazzetta si sono dilatati: nel Governo Prodi erano in media 3,8 giorni, con Renzi sono saliti a 9.