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 2015  marzo 15 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LANDINI E GLI ALTRI A SINISTRA DEL PD


Landini: "Io e i lavoratori cambieremo il Paese più di Renzi". Camusso: "Non ci ha informati"
A In mezz’ora il segretario della Fiom ribadisce: "Il sindacato non deve essere un partito ma un soggetto politico. Voglio riunificare il mondo del lavoro". E sul rapporto con Cgil: "Finora stiamo stati assieme e abbiamo intenzione di proseguire così". Ma il sindacato: "Mai espresso appoggio"
Landini: "Io e i lavoratori cambieremo il Paese più di Renzi". Camusso: "Non ci ha informati"Il segretario della Fiom, Maurizio Landini, ospite del programma In mezz’ora (ansa)
ROMA - "Io e i lavoratori cambieremo il Paese più di Renzi. La coalizione sociale parte dal sindacato, io devo riunire tutti i lavoratori". Lo ha detto il segretario della Fiom Maurizio Landini, ospite di Lucia Annunziata a In mezz’ora su Raitre. Landini ha parlato del progetto di una ’coalizione sociale’, che mette al centro del programma la difesa dei diritti, il leader delle tute blu spiega: "Con Camusso sono tre mesi che ne parliamo, ne abbiamo parlato anche in Cgil". In serata, però, è arrivata la precisazione del sindacato. Secondo il portavoce di Susanna Camusso, nè il segretario nè la segreteria della Cgil erano stati informati dell’iniziativa organizzata ieri dalla Fiom per l’avvio di una "coalizione sociale", nè tantomeno hanno espresso appoggio a quel progetto.
Contro il Jobs Act. Nel corso del programma, Landini aveva parlato della Camusso affermando che "finora stiamo stati assieme e abbiamo intenzione di proseguire assieme". Per le battaglie a difesa dei lavoratori, da ultimo quella contro il Jobs Act, "con la Cgil abbiamo intenzione di creare un nuovo statuto dei lavoratori e lo faremo raccogliendo le firme per un ddl di iniziativa popolare coinvolgendo anche gli iscritti, decideremo anche per un referendum abrogativo del Jobs Act". Sulla riunione di ieri però, precisa Landini, "non l’ho sentita ma sapeva. Non era presente lei ma un altro della segretaria nazionale e non ha detto nulla in contrario". "C’è un problema di riforma anche della Cgil, quello che sta accadendo cambia tutto e anche il sindacato deve cambiare o è fuori".
"Quelli che sono in malafede tentano di descrivere l’iniziativa nella logica politica ha aggiunto - nei perimetri che vogliono loro, quelli che sono in buona fede non hanno capito". La sua coalizione sociale, spiega, non è un partito e di aver cominciato proprio da una domanda che fece il premier Matteo Renzi ai sindacati: "Dove siete stati finora?".
"Renzi sta dividendo il lavoro". "Io alla domanda del premier rivolta ai sindacati su dove sono stati in questi anni, rispondo non con "dove siete stati, ma con dove voglio andare". Renzi "sta dividendo il lavoro, hanno toccato l’art 18, abbiamo fatto delle manifestazioni anche riuscite ma lui se ne è strabattuto", ha aggiunto il leader Fiom. Quello che vuole, ripete, è "riunificare il mondo del lavoro". Si tratta di "un’ aggregazione sociale con una funzione politica" per battere le iniziative del governo e di Confindustria "che hanno tolto diritti a tutti. Vogliamo mettere insieme tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, oggi divisi". E continua, "sento la necessità di una riforma, di un cambiamento radicale del sindacato".
Sindacato è soggetto politico. "Il sindacato non deve essere un partito e io non voglio fare un partito e uscire dal sindacato. Ma il sindacato deve essere un soggetto politico" afferma il segretario della Fiom. Coloro che pensano che l’obiettivo sia quello di fare un partito "non stanno capendo nulla di quello che sta succedendo, quelli che stanno in buona fede. Quelli che stanno in malafede pensano che stiamo facendo qualcosa nel loro perimetro, ma io non accetto di giocare nel perimetro che vuole qualcun altro". "Ieri - dice ancora Landini - doveva essere un inizio di discussione. Il mio problema non era la reazione del Partito democratico. Faccio il sindacalista e la coalizione sociale parte dal sindacato, io voglio che si riformi il sindacato".
Coalizione sociale, Landini scherza: "Un partito? Non capisco questa parola"
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"Renzi sta cancellando i diritti". "Per la prima volta dal dopoguerra a oggi, per legge, stanno cancellando i diritti e modificando i rapporti di forza. Confindustria e una parte consistente degli imprenditori, con Renzi, stanno operando per cancellare ogni vincolo sociale e stanno cancellando i diritti", continua Landini rivolgendosi a Lucia Annunziata. "E’ una balla che questo governo ha consenso, tanto che si fa votare le cose mettendo la fiducia. La forza di Renzi deriva anche dagli errori fatti dai sindacati", nel Paese "la maggioranza non va a votare, e al governo interessa solo far votare chi vogliono loro", afferma Landini sottolineando come ci sia una parte del Paese che non si "sente rappresentato".
Landini: "Coalizione sociale per unire tutti i lavoratori"
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A sinistra del Pd. Intanto il deputato Alfredo D’Attorre rende noto che sabato 21 marzo si riuniranno le minoranze del Pd in un’assemblea che vedrà la partecipazione anche di rappresentanti della Cgil e di esponenti di Sel e che avrà come titolo "A sinistra nel Pd". D’Attorre ha sottolineato che non sarà "un cartello anti-Renzi".

PEZZO USCITO OGGI SUL CORRIERE DELLA SERA
ROMA «Loro hanno già deciso lo schema, il sindacalista che si presenta alle elezioni perché ha i voti. Anzi, hanno deciso pure quali calzini e quali mutande dobbiamo metterci. Ecco: questo è il modo migliore per evitare che nasca qualcosa capace di mettere in discussione le politiche del governo». Maurizio Landini scandirà pure le parole, come ogni sindacalista (e politico) che si rispetti. Ma stavolta la voce del segretario della Fiom si sente appena. È che bisogna appostarsi dietro la cancellata, tendere le orecchie, approfittare di una finestra lasciata aperta nella sala laggiù al seminterrato. Insomma, origliare.
Avevano detto che sarebbe stato a porte chiuse il primo appuntamento della coalizione sociale, la «vasta alleanza» di movimenti per costruire un’alternativa al governo Renzi. E, finestra a parte, sono di parola. Gli uomini con il felpone rosso e la scritta Fiom vigilano sull’ingresso della sede di corso Trieste. Quando comincia a piovere si muovono a pietà e fanno entrare i giornalisti nell’androne. Ma se qualcuno chiede di andare al bagno lo accompagnano fin sull’uscio e poi aspettano. Non si sa mai. Giù nella sala, Landini arriva alle conclusioni, dopo cinque ore di interventi divisi tra una ottantina di associazioni, da Arci a Libertà e Giustizia, passando per Emergency, dove le parole ricorrenti sono «mutuo soccorso» e «narrazione»: «Dobbiamo batterci — dice il segretario dei metalmeccanici Cgil — per creare un consenso nella testa delle persone e non farci trascinare sul terreno di una politica intesa come lobby, come proprietà privata».
Poi, quando ripete a favore di telecamera, sceglie un tono altrettanto netto ma un po’ più ecumenico. Parla di «discussione inclusiva», dice che «vogliamo unire tutto ciò che il governo sta dividendo». Aggiunge che «bisogna rinnovare il sindacato contro chi lo vuole cancellare» e torna a smentire l’idea di voler fondare un partito: «Non conosco questa parola. Chiedetelo a Speranza (capogruppo Pd alla Camera, ndr ), è lui che fa politica. Noi facciamo sindacato». Ma la risposta gli arriverà più tardi dal vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerrini: «Si conferma che l’opposizione di questi mesi era più politica che sindacale».
L’avversario di Landini non tanto è la sinistra Pd, e nemmeno quella indefinita galassia a sinistra del partito. Per ora i suoi sforzi si concentrano proprio sul governo e i renziani: «Vorrei ricordare — scandisce e stavolta si sente bene — che siamo di fronte a una novità assoluta: non era mai successo che il governo cancellasse dei diritti senza un confronto con i sindacati e le persone interessate». Il punto è proprio questo. Perché la coalizione sociale proseguirà i suoi lavori con il solito metodo dei tavoli per arrivare ad una proposta sui singoli temi, dalla scuola all’ambiente. Ma il cuore di tutto è il lavoro: «È il tema più trasversale, perché riguarda tutti e perché non si parla solo di regole, di decreti e di Jobs act , ma della vita delle persone. La qualità del lavoro è la condizione per gli altri diritti di cittadinanza». La raccolta di firme per il referendum abrogativo sul Jobs act non solo è una certezza. Ma potrebbe diventare la prima di una serie che toccherebbe altri temi. Fare politica ma fuori dal Parlamento. Non a caso tra le associazioni invitate ci sono anche i promotori del referendum (vinto e archiviato) sull’acqua pubblica. «È chiaro che se nelle Camere nessuno ci ascolta quella è una strada», chiarisce Landini.
Anche per questo le porte restano chiuse a chi ha incarichi politici. Anche per i parlamentari ex Movimento 5 stelle: nella sede di Fiom si presentano Laura Bencini, Maria Mussini e Maurizio Romani. Ma dopo meno di due ore lasciano la sala, invitati ad uscire proprio per rispettare il «divieto». Quelli di Sel, che tanto volevano esserci, evitano di farsi vedere. Si affaccia qualche ex, come Alfonso Gianni, un passato in Rifondazione. Ma è solo un attimo. Almeno in prima linea Landini non vuole la vecchia sinistra Arcobaleno. Anche se sociale, coalizione fa sempre rima con rottamazione.
Lorenzo Salvia
@lorenzosalvia

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PRIMARIE DEL CENTRO-SINISTRA A VENEZIA
VENEZIA - Voto in pieno svolgimento a Venezia per le primarie che diranno chi, tra il senatore ed ex magistrato Felice Casson, il giornalista Nicola Pellicani e l’avvocato Jacopo Molina, sarà il candidato sindaco del centrosinistra nelle amministrative di fine maggio. La città è tuttora commissariata, dopo le dimissioni del sindaco Giorgio Orsoni, coinvolto e rinviato a giudizio per l’inchiesta del Mose. Alle 12 erano state oltre 5mila le persone che avevano espresso il voto nei 36 seggi allestiti in città. Più che nel 2010 quando la spuntò Orsoni e alla fine votarono complessivamente 13 mila persone. Le urne, aperte dalle 8 di stamane, si chiuderanno alle 20. Il nome del vincitore dovrebbe arrivare in tarda serata.
Il senatore Casson, esponente dell’area civatiana, è appoggiato da Prc e Sel. Pellicani, giornalista della Nuova Venezia, ha il sostegno dell’area filo-renziana del partito ed ha come sponsor anche l’ex sindaco Massimo Cacciari. Meno chance sembra avere Molina, consigliere comunale, anche lui renziano.