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 2015  marzo 15 Domenica calendario

Tempo scaduto in Sicilia, la Regione perde l’oro bianco e «regala» il 51% di Italkali Il grande affare del sale passa dal pubblico al privato Puff

Tempo scaduto in Sicilia, la Regione perde l’oro bianco e «regala» il 51% di Italkali Il grande affare del sale passa dal pubblico al privato Puff. Volatilizzata. La partecipazione di maggioranza della Regione Sicilia nella Italkali, una delle più importanti e sane industrie dell’isola, è «finita». Più precisamente, quel 51% è decaduto. Per legge e per inerzia, ma più la seconda della prima. E qualcuno sospetta che sia stato un «sonno» voluto per evitare una pericolosa guerra del sale. Mai successo prima un caso analogo di privatizzazione surrettizia. Ora l’oro bianco di Sicilia, ovvero il salgemma estratto dalle miniere e lavorato da Italkali (il suo sale alimentare è tra i più diffusi), passa a prezzo di saldo al socio privato che ha il 27% e la gestione. Si chiama Francesco Morgante, è amministratore delegato, conosce come pochi la storia mineraria della Sicilia e ha 89 anni. Le miniere siciliane di Racalmuto e Realmonte in provincia di Agrigento e di Petralia in provincia di Palermo danno milioni di tonnellate di salgemma che Italkali lavora e vende per il 78% in Italia e 22% all’estero. I ricavi sfiorano i 90 milioni, il bilancio è da anni in utile con debiti ridotti all’osso. La gestione è per statuto in mano ai privati e la famiglia Morgante è di gran lunga il principale. È dal 1999 che il socio pubblico dovrebbe uscire da Italkali. Già la legge Finanziaria 2008 aveva imposto alla Regione di cedere la sua quota entro il 2010. Nel 2011 sembra la volta buona. Ma prima viene fatta la gara per scegliere l’advisor. Arrivano in busta, via Dhl, due offerte: Unicredit-Irfis e Meliorbanca. Ma la busta di Meliorbanca non è integra. Gara da rifare. Si è perso un anno e comunque da allora non si sa più nulla. C’è chi sostiene che la «melina» sulla gara pubblica sia stata in realtà una precisa scelta di politica industriale: scongiurare il rischio che un competitor si prenda il mercato di Italkali smantellando la produzione. E così tra frenate e inerzia si arriva a oggi. «La partecipazione della regione — ha detto Morgante — è decaduta dal primo gennaio di quest’anno, in base a quanto prevede la legge di stabilità del 2014. E’ una semplice presa d’atto». Ora sarà il vertice di Italkali a stabilire, con i paletti del codice civile, il valore delle azioni da liquidare alla Regione. Ma un conto è mettere a gara il 51% di un’azienda sana e appetibile, un altro è farsi fare il prezzo da chi ha interesse a sborsare il meno possibile. La prelazione è già scattata e gli altri soci rilevano, per ora al valore nominale di 3 milioni (ci sarà un conguaglio), il 51% della Regione. E Morgante va automaticamente al controllo. Ma chi c’è tra gli altri privati con piccole quote? I principali concorrenti: i francesi di Salins, leader in Europa, gli austriaci di Salinen e la Sosalt-Ati della famiglia siciliana D’Alì Staiti. Spetta a questa compagine realizzare il progetto da 250 milioni per il rilancio della produzione di solfato di potassio. Mario Gerevini