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 2015  marzo 15 Domenica calendario

le opportunità da non perdere per ridurre il nostro debito I n Europa, la complessiva evoluzione della situazione sta favorendo il nostro Paese

le opportunità da non perdere per ridurre il nostro debito I n Europa, la complessiva evoluzione della situazione sta favorendo il nostro Paese. Ci troviamo ora di fronte a opportunità che non vedevamo da molti anni. Il punto nodale è che dobbiamo saperle cogliere: e prima lo facciamo, maggiori possono essere i risultati. Occorrono una reale presa di coscienza e immediati atti concreti. L’azione dovrebbe essere corale: governo e Parlamento, varando politiche pubbliche ben congegnate e finalizzate; imprenditori e organismi finanziari, con decisioni coraggiose; tutti noi cittadini, riprendendo via via fiducia. I fattori e gli indici che caratterizzano il migliorato scenario sono svariati, alcuni più importanti e visibili di altri. I tassi d’interesse che paghiamo sulle emissioni di titoli del nostro debito sovrano sono scesi ai livelli precedenti la crisi globale. Il differenziale (il cosiddetto spread ) fra titoli italiani e tedeschi, che nel novembre 2011 aveva raggiunto il picco (575 punti base), la scorsa settimana è sceso fino a quota 88: un dato che non si registrava da ben 58 mesi (maggio 2010). Diminuiscono, di conseguenza, anche i tassi d’interesse che aziende e famiglie pagano per prestiti e mutui; ottenere da una banca quanto necessario, ad esempio, per acquistare casa non era da anni così conveniente. Inoltre, il valore dell’euro si sta deprezzando, rispetto al dollaro Usa e ad altre valute. Nelle sedi istituzionali dell’Unione Europea, le intense discussioni in corso con la Grecia hanno dimostrato, sinora, la tenuta del sistema e la volontà di tutti i protagonisti di rispettarne le regole; regole rafforzate e rese più severe nel corso della crisi che — se lette bene — sono improntate alla solidarietà fra gli Stati e offrono intrinseche duttilità. La Commissione europea e la Banca centrale europea stanno dando prova di voler fare il possibile, anche con inedite iniziative, per favorire la crescita di economia e occupazione, specie nei Paesi dove ancora non si vede in misura sufficiente. Come noto, l’Italia ha da decenni un debito pubblico elevatissimo: secondo Banca d’Italia è ora a 2.165,9 miliardi, molto vicino al massimo storico. È come se su ciascuno di noi (neonati inclusi), gravasse un «peso» da 36 mila euro. Il costo degli interessi su questo immenso debito è una delle voci principali della complessiva spesa pubblica, nonché — lo sappiamo bene — una delle ragioni delle alte tasse pagate dai contribuenti italiani. Quando, nel 2011, sui mercati dubbiosi della nostra solvibilità, i tassi d’interesse si sono impennati, è stato inevitabile aumentare la pressione tributaria, per scongiurare problemi più gravi al Paese; ora però che l’andamento si è invertito, è lecito aspirare a una riduzione delle imposte. Inoltre, potremmo approfittare del fatto che gli interessi sull’indebitamento a lungo termine sono particolarmente calati. Come? Ad esempio, procedendo a opportune emissioni di titoli che, progressivamente, allunghino la scadenza media del nostro debito (specie di quella parte sottoscritta in anni recenti, quando, invece, erano più convenienti i tassi a breve). In questo modo, il momento del rimborso e/o del rifinanziamento si allontanerebbe e, nel frattempo, pagheremmo interessi fissi più bassi che in passato. Il vantaggio che ne avrebbero i conti pubblici è palese, come ben può capire chiunque abbia avuto un mutuo. La perdita di valore dell’euro rende, comparativamente, più a buon mercato le esportazioni dei Paesi europei rispetto a quelle dei concorrenti. Per l’Italia è una ghiotta occasione, data la sua solida vocazione esportatrice; ai nostalgici della lira sembrerà una rimpatriata, per giunta, senza i difetti di cronica fragilità della nostra vecchia moneta. Le aziende possono avvantaggiarsene, specie quelle che durante la crisi hanno saputo ristrutturarsi e migliorare la propria competitività; le altre dovrebbero seguirne l’esempio e giovarsi della congiuntura positiva. Ci si aspetta anche un incremento significativo di turisti nel nostro Paese: dal Wall Street Journal al New York Times , non c’è giornale statunitense che non suggerisca ai suoi lettori di sfruttare l’occasione del cambio favorevole per visitare l’Europa e l’Italia (dove, a Milano, c’è l’Expo 2015). Due ulteriori fattori sono propizi alle imprese. Da un lato, il costo del denaro ridotto: se le banche rendono più disponibili i loro finanziamenti e sale la domanda per investimenti seri e innovativi, il circuito virtuoso si accentua. Dall’altro lato, oggi, le materie prime (a cominciare dal petrolio) che dobbiamo importare sono meno care: così si attenua l’impatto negativo del deprezzamento dell’euro. Dunque — magari, con la nostra attiva partecipazione quali consumatori — imprenditori e banchieri hanno un’occasione d’oro per comprovare il loro valore: se non ora, quando? Finalmente, poi, l’Ue mostra dinamismo. Alcuni Paesi già crescono a ritmi discreti e possono fungere da traino agli altri. Le istituzioni comuni sono attive e gli effetti si vedono. Accanto alle iniziative di politica monetaria, si punta, in particolare, sul potenziale del mercato unico europeo (specie per servizi, capitali, investimenti, mobilità dei lavoratori) e sulle riforme strutturali. Quest’ultime spettano agli Stati e noi ne abbiamo bisogno più di altri, dopo anni di rinvii. Le riforme servono per rendere il rilancio duraturo e modernizzarsi; le favorevoli condizioni economiche, di cui si è detto, le agevolano e devono accelerarle. È essenziale però che si facciano le riforme giuste, in un sensato ordine di priorità e che i benefici annunciati arrivino davvero in tempi congrui. Non va scordato che, fra le tante cose, l’Italia deve anche revisionare a fondo la propria spesa pubblica, saldare gli annosi crediti che le imprese hanno nei confronti delle pubbliche amministrazioni e dimostrarsi capace di utilizzare i finanziamenti Ue assegnatici: tutte sfide che non possiamo permetterci di perdere.