Paolo Siepi, ItaliaOggi 14/3/2015, 14 marzo 2015
PERISCOPIO
I diritti umani spaccano il Pd, e non è uno scherzo. Jena. La Stampa.
Silvio Berlusconi assolto e Lele Mora condannato. È sempre così: si salvano le grandi aziende e falliscono i fornitori. Spinoza. il Fatto.
Il 30% delle donne italiane consulta lo smartphone mentre fa l’amore. Controllano se abbia chiamato il marito. Il rompispread. MF.
E di Renzi cosa penso? Grillo all’inizio aveva paragonato Renzi a Mussolini. Magari, figurarsi. Qui siamo ancora fermi alle sparate, agli 80 euro. Ma si ricorda le grandi opere che seppe creare il Duce? Questi non riescono nemmeno a finire 200 chilometri di autostrada nella Salerno-Reggio Calabria. Io, che sono di Catanzaro, tutte le volte mi faccio il segno della croce. Ma forse è quello che ci meritiamo, perché a monte ci vorrebbe un popolo serio.... Assunta Almirante, vedova di Giorgio Almirante, segretario del Msi (Mimmo Di Marzio). il Giornale.
Gli imprenditori non sono con o contro il Cavaliere, per meglio difendere e rappresentare i propri interessi. La scelta è di cuore e di pancia, estetica ed emotiva. I fan lo applaudono perché è come loro: suda e si accalora, ha la lombosciataglia e si ammazza di lavoro. Non come quel Luca di Montezemolo, di buona famiglia, elegante, distante. Per non dire dell’arrogante Professore, che vuole mettere le brache al mondo dall’alto di una cattedra. La scelta non è tra programmi, ma tra antropologie. Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori. 2006.
Il segretario fiorentino del Pd sara anche il Royal Baby dipinto magistralmente da Giuliano Ferrara, ma la sua corte appare una caricatura sciacquata in Arno di quella del Cavaliere. È vero, il leader precede, decide e l’intendenza segue l’ordine del generale, ma perdinci, lasciate che Maria Elena Boschi dai sublimi boccoli parli di riforme e non di fisco, materia sulla quale s’e incartata citando a sproposito la Francia, mentre Giletti la squadrava, encantado, nell’Arena. Todos caballeros. Mario Sechi, giornalista. Il Foglio.
Io e Bettino Craxi eravamo compagni di classe al liceo Carducci, pensava solo alla politica già allora. Luigi Lunari, drammaturgo. (Annachiara Sacchi), Corsera.
Per un novellino della carta stampata (io mi consideravo tale anche se lavoravo al Corriere della Sera) quelle paginate di Giampaolo Pansa erano materia di studio, da scomporre e ricomporre per cercare di carpirne il segreto. Inutilmente. Quegli articoli erano come la formula della Coca Cola di cui sono noti gli ingredienti ma non la chimica da cui scaturisce il sapore inimitabile. Finché un giorno, nel chiedere al mio direttore del tempo più spazio sul giornale, pronunciai la sciagurata frase: «Vorrei essere il Pansa del Corriere». Al che, Alberto Cavallari, che pure mi voleva bene, replicò duro: «Cerca di essere Padellaro se ci riesci». Antonio Padellaro. Il Fatto.
Ne ho scritto sul New York Times l’anno scorso e il dato ha sorpreso anche me: solo il 13% dei turisti stranieri scende sotto Roma. Le cause? Scadente promozione internazionale, costi spesso eccessivi, servizi turistici inadeguati, collegamenti ferroviari insufficienti, strade lente e spesso congestionate (se l’Isis invadesse l’Italia, ha scritto qualcuno, si bloccherebbe sulla Reggio Calabria-Salerno). No, non possiamo andare avanti così. Ma ci andiamo lo stesso. Beppe Severgnini. Sette.
Dall’Italia è passato, per millenni, e seguita a passare, il mondo, come attraverso la porta girevole di un hotel in cui, alla fine, molti finiscono per restare, ognuno in una stanza diversa, ognuno ormai con il suo viaggio da fermo. Massimo Bucchi, scrittore satirico. il venerdì.
Il 3 novembre 1921 fu, a Roma, una giornata solare e quasi primaverile. Tuttavia la città era opaca di sospetti, percorsa da bande: quattro giorni più tardi, il 7 novembre, il movimento fascista si sarebbe trasformato in partito, eleggendo, come primo segretario, Michele Bianchi, sindacalista rivoluzionario passato alle camicie nere. Scioperanti e disperati, ex soldati ed avventurieri si azzuffavano sanguinosamente. La forza pubblica e le forze armate erano divise e in guerra occulta. Anche i medici negli ospedali lasciavano volentieri crepare i feriti della parte avversa. Paolo Guzzanti: «I giorni contati». Baldini&Castoldi.1995.
Per Aldo Busi: Sodo-mie, caro Busi? / la mi scusi... / sodo-sue. Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore.
Pranzammo alle sette, due ore prima del debutto. L’impresario aveva fatto preparare una tavola enorme, con i clown, gli acrobati, i pugili, le ballerine, tutti rivolti alle vetrate del ristorante che davano sulla piazza. La gente era accorsa a vederci: sfaccendati, vagabondi, donnette, impiegati, vigili urbani e bambini, i nasi schiacciati contro i vetri. Nel mezzo della tavola c’era lui, il King-Kong del Ring, Primo Padana, la Roccia di Sequals, l’uomo più forte che fosse mai esistito. Aveva dinanzi a sé un piatto di spaghetti largo come una ruota d’automobile, colmo di pasta fumante e lui l’avvolgeva, quella pasta, in una forchetta che pareva il tridente di Nettuno. Nantas Salvalaggio, Rio dei pensieri. Mondadori. 1980.
Ferruccio Dardi, capitano nel terzo gruppo corazzato lancieri di «Novara», aveva brillato sul proscenio del mondo ippico e sportivo. Tuttavia, scomparso il cavallo della guerra desertica, egli aveva accolto con disciplina il nuovissimo imperativo meccanico così ripugnante all’istinto d’ogni cavaliere, ed era diventato un bravo carrista. Al suo squadrone è affidato un contrattacco disperato, nella regione di Bab el Qattara. I fragili carri L6 lasciano il riparo dei costoni, si schierano allo scoperto, partono alla carica. Dardi è in testa, ma come può vedere e dirigere i movimenti dei suoi attraverso l’angusto spiraglio della torrette? Un lanciere di «Novara» non può star chiuso nella torretta surriscaldata dal sole esterno, dai miasmi interni della benzina e del tiro. Dardi si ribella, spalanca lo sportello, si erge con tutto il suo busto fuori, guida i suoi carri con l’esempio e con il gesto. Così è morto. Attorno a lui sono caduti il sergente Romolo Gairi, i lancieri Gambattista Moro, Arnaldo Ridolini, Giacomo Provetti e molti altri. Paolo Caccia Dominioni, Alamein. Longanesi. 1966.
Quando il sole sta tramontando sul mare, io guardo il mare, non il sole. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 14/3/2015