Roberta Castellarin e Paola Valentini, MilanoFinanza 14/3/2015, 14 marzo 2015
ECCO I NUOVI BTP
Con i dividendi di Piazza Affari si può ottenere un rendimento medio del 3%, quasi tre volte di più del Btp a dieci anni sceso al minimo storico dell’1,15%. Per avere una remunerazione simile nell’obbligazionario bisogna spostarsi su emissioni corporate o governative molto rischiose. Neanche allungare le scadenze serve più di tanto, visto che il Btp a 30 anni ha oggi un rendimento lordo dell’1,9%.
La stagione dei dividendi che si sta per aprire nel listino italiano si preannuncia più ricca di quella dello scorso anno e gli investitori, alla vigilia dell’avvio della campagna, possono posizionarsi per approfittare delle ricche cedole in arrivo ricordando che comunque il dividend yield, ovvero il rapporto tra dividendo unitario e prezzo, varia in funzione appunto dei movimenti delle quotazioni e che lo stacco cedola si rifletterà negativamente sul valore del titolo.
In ogni caso resta il fatto che a livello assoluto, grazie a maggiori utili, le società hanno potuto quest’anno essere più generose con gli azionisti. Il monte dividendi che distribuiranno le quotate italiane (tra le big non lo hanno comunicato solo Enel e Terna per cui il calcolo è basato sul consenso degli analisti, mentre su Finmeccanica non c’è certezza) è di 16,2 miliardi di euro, contro i 14 miliardi dello scorso anno che si riferiva ai conti 2013. Un dato che si confronta con un utile netto che tra società industriali, banche e assicurazioni, è stato in totale per le quotate di Piazza Affari di 10,9 miliardi (Telecom, che non ha ancora comunicato l’utile ma che darà dividendo ai soci di risparmio, Enel e Terna sono escluse dal monte profitti), rispetto al rosso di 6,2 miliardi del 2013.
Un risultato ottenuto grazie alla riduzione delle perdite delle banche (dai -20,9 miliardi del 2013 ai -4,1 miliardi del 2014), in primis per il ritorno in attivo di Unicredit (2 miliardi di utile nel 2014 contro una perdita di 13,9 miliardi nel 2013) e di Intesa Sanpaolo (da -4,5 miliardi a +1,25 miliardi) che hanno più che compensato la diminuzione degli utili delle industriali da 11,6 a 10,3 miliardi. Su quest’ultimo dato impatta però in particolare Eni che ha chiuso il bilancio 2014 con circa 4 miliardi in meno di attivo rispetto ai 5,1 miliardi del 2013. Tra le industriali, infatti, il confronto tra il peggioramento del risultato di Eni e del totale del comparto conferma il favorevole andamento degli utili nelle altre quotate. Nel comparto assicurativo si registra un aumento degli utili netti da 2,1 a 2,6 miliardi grazie soprattutto al boom di utili di UnipolSai (+156% a 739 milioni), mentre l’altro big Generali ha visto scendere i suoi profitti da 1,915 a 1,67 miliardi per la pulizia dei conti effettuata nel 2014.
E campione di dividend yield è proprio Eni con il 6,8%, seguita da UnipolSai con il 6,6%. Eni ha chiuso il 2014 con un utile netto sceso del 74% rispetto all’esercizio precedente a 1,33 miliardi. Sul risultato hanno pesato oneri e svalutazioni per 1,94 miliardi e la revisione del valore delle scorte per 860 milioni. Nonostante questo calo il gruppo guidato da Claudio Descalzi intende, comunque, proporre un dividendo di 1,12 euro per azione, in aumento rispetto agli 1,10 euro pagati l’anno scorso, di cui 0,56 euro già distribuiti nel settembre scorso. Ma l’anno prossimo la musica cambierà (vedere altro articolo a pagina 21) e la cedola scenderà a 80 cent.
Tra i gruppi che hanno aumentato il dividendo unitario rispetto al 2013 c’è anche Recordati che, a fronte di ricavi netti in crescita del 4,9% a 987,4 milioni e un utile netto a 161,2 milioni (+20,6%), proporrà all’assemblea la distribuzione di un dividendo pari a 0,24 euro, a saldo dell’acconto sul dividendo dell’esercizio 2014 di 0,26 euro per in totale di 0,50 euro per azione, +51,5% rispetto ai 0,33 euro per azione del 2013. I broker, dopo la pubblicazione dei conti, hanno alzato le stime sul gruppo e i target price. Ecco i più ottimisti: Jefferies da 13,2 a 18,3 euro (buy), Mediobanca Securities da 15,2 a 16,3 euro (outperform), Banca Akros da 15,8 a 17,2 euro (accumulate). Recordati, in base al prezzo attuale di 17,04 euro, ha un dividend yield del 2,9%.
Anche il gruppo Generali, pur vedendo scendere i profitti ha deciso di aumentare il dividendo da 0,45 a 0,60 euro (+33%), superando le stime di consenso (0,58 euro per azione). Ai prezzi attuali il dividend yield è del 3,3%.
Stessa scelta di remunerare di più i soci, malgrado utile in calo, ha compiuto Azimut, annunciando una cedola sul bilancio 2014 di 0,78 euro per azione, in aumento dagli 0,70 euro dello scorso anno e a fronte degli 0,59 stimati dal consenso degli analisti. Il gruppo guidato da Pietro Giuliani ha scelto dunque di remunerare gli azionisti più dello scorso anno, nonostante abbia visto scendere l’utile netto consolidato dai 155,7 milioni del 2013 a 92,1 milioni a causa degli oneri fiscali straordinari spesati nel quarto trimestre 2014.
Anche il cda di Tenaris, nonostante il calo dell’utile netto, proporrà all’assemblea che si terrà il prossimo 6 maggio il pagamento di un dividendo pari a 0,45 dollari per azione, in lieve aumento rispetto agli 0,43 dollari dell’esercizio precedente.
Snam, invece, pur in presenza di un aumento dell’utile, ha mantenuto stabile l’importo della cedola rispetto al 2013 garantendo comunque agli azionisti uno yied di oltre il 5% ai prezzi attuali. Il gruppo guidato dal ceo Carlo Malacarne ha chiuso il 2014 con un utile netto consolidato di 1,198 miliardi, +30,6% sul 2013 e prevede la corresponsione di un dividendo di 0,25 euro per azione. I ricavi totali di Snam si sono attestati a 3,566 miliardi con un rialzo dell’1%, il margine operativo lordo è sceso invece dell’1% a 2,78 miliardi. E il nuovo piano strategico 2015-2018 indica 5,1 miliardi di investimenti e una remunerazione degli azionisti attraente e sostenibile.
Quanto a Terna, il Piano 2014-2018 dovrebbe confermare la politica dei dividendi annunciata lo scorso anno: nel periodo si prevede una cedola di 19 centesimi per azione derivante dalle attività tradizionali a cui si aggiunge il contributo delle attività non tradizionali (pay out del 60% sui risultati). Il consenso stima per Terna un dividendo di 0,20 euro, quindi un dividend yield del 5%.
Sul fronte delle banche, quest’anno si registra il ritorno in attivo di Intesa Sanpaolo e Unicredit dopo che nel 2013 avevano fatto pulizia di bilancio. Ai soci della prima andrà un dividendo di 0,07 euro per le azioni ordinarie e di 0,081 euro per le risparmio rispetto, rispettivamente, agli 0,05 euro del 2013. Il ceo Carlo Messina ha potuto aumentare la cedola grazie a un significativo miglioramento della redditività nel 2014, superiore agli obiettivi del piano di Impresa 2014-2017. Il monte dividendi della prima banca italiana per capitalizzazione ha raggiunto quota 1,2 miliardi, superiore del 20% a quanto previsto invece nel piano industriale lanciato l’anno scorso dal ceo. Per l’anno prossimo il manager ha già confermato che si salirà a 2 miliardi, come da piano, anche grazie al «fieno in cascina» accumulato nell’ultimo trimestre 2014. Quanto a Unicredit, è previsto il pagamento di un dividendo di 0,12 euro per azione ordinaria e di risparmio, mediante attribuzione di azioni di nuova emissione oppure, su specifica richiesta degli azionisti, mediante versamento in contanti (il cosiddetto scrip dividend). Torneranno a essere remunerate le risparmio, anche per gli esercizi passati: 0,945 euro per ciascuna, di cui 0,315 euro per il 2014 e 0,630 euro per il 2012 e il 2013, per i quali non è stato distribuito alcun dividendo privilegiato.
Ubi Banca, nonostante la perdita di 725,8 milioni (+250,8 milioni nel 2013) registrata nel 2014, ha deciso comunque la distribuzione di un dividendo unitario di 0,08 euro. «Il risultato consolidato del gruppo è negativo a seguito della contabilizzazione di circa 883 milioni netti di impairment essenzialmente su avviamento e intangibili», sottolinea la banca in una nota. L’utile dell’anno al netto delle poste non ricorrenti, rappresentativo dell’andamento della gestione, si è attestato a 146,5 milioni, segnando un significativo aumento del 46,2% rispetto ai 100,2 milioni del 2013.
Roberta Castellarin e Paola Valentini, MilanoFinanza 14/3/2015