Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 14 Sabato calendario

PROMOSSI E BOCCIATI

Presidente del Consiglio promosso a pieni voti, ma il giudizio complessivo sull’esecutivo guidato da Matteo Renzi non arriva, seppur di poco, alla sufficienza. È questo il quadro che emerge, a poco più di un anno dall’insediamento del governo Renzi, dalla rilevazione effettuata da Milano Finanza interpellando un gruppo di operatori del mondo della finanza, dell’industria e della consulenza, cui è stato chiesto di esprimere il proprio voto (da 0 a 10) sui componenti dell’esecutivo e sui principali provvedimenti già approvati e messi in cantiere.
Il risultato, riassunto nelle tabelle, è di un giudizio complessivamente buono sull’azione di governo (6,2 la media voto ai provvedimenti, alle riforme e alle politiche messe in atto), che si scontra con una valutazione insufficiente (anche se di poco) dei suoi componenti.
Dei 14 ministri che compongono l’esecutivo Renzi, infatti, solo il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan (7,14 la media voto), quello delle Riforme costituzionali Maria Elena Boschi (6,4), quello del Lavoro Giuliano Poletti (6,1), e quello della Salute Beatrice Lorenzin (6,11) fanno compagnia a Matteo Renzi (7,18) tra i promossi. Il titolare del Tesoro, nonostante un giudizio ambivalente da parte degli interpellati sulle misure economiche prese nell’ultimo anno, ha ottenuto un giudizio pressoché analogo a quello del premier.
Segno che nel suo complesso la politica economica finora condotta dall’esecutivo, pur incanalata in un’agenda prevalentemente dettata da Bruxelles e Francoforte, ha trovato apprezzamento nella comunità finanziaria di Piazza Affari. Non per niente tra i provvedimenti che hanno ottenuto il maggiore gradimento tra gli esperti intervistati ci sono proprio alcune delle misure economiche simbolo del governo Renzi: la riforma del mercato del lavoro, meglio nota come Jobs Act, che ha ottenuto una media voto del 7,05, e la decisione del governo di procedere alla riduzione dell’Irap sulle imprese, che è stata apprezzata con una media voto del 7,1. Sopra il 7 anche la riforma delle banche popolari, che ha ottenuto un voto medio di 7,05 (grazie anche al fatto che nel panel degli intervistati figurano pochi esponenti degli istituti di credito di matrice cooperativa). Il punteggio massimo lo raggiunge però l’accordo fiscale con la Svizzera, che dovrebbe facilitare la regolarizzazione dei capitali italiani ancora nascosti nei forzieri delle banche elvetiche. La firma dell’accordo tra Padoan e il capo del dipartimento federale delle Finanze della Confederazione elvetica, Eveline Widmer-Schlumpf, ha ottenuto una media voto del 7,5, che fa il paio con il 6,89 attribuito dagli intervistati alla voluntary disclosure, la procedura che dallo scorso 2 marzo permette a chi detiene capitali fuori dall’Italia non dichiarati al Fisco di sanare la propria posizione (anche penale, nel caso) con uno sconto sulle sanzioni, mentre imposte evase e interessi dovranno essere pagati in maniera integrale.
Più in generale, alla politica economica portata avanti dal tandem Renzi-Padoan il gruppo di intervistati attribuisce un voto medio di 6,32.
Non è piaciuta infatti la misura di stimolo all’economia rappresentata dagli 80 euro in più nelle buste-paga dei lavoratori dipendenti (5,84 la media voto), così come la norma che dà la possibilità di introdurre il voto plurimo negli statuti delle società quotate in borsa (5,7). Sonoramente bocciata invece la tassazione sui capital gain, che gli esponenti della comunità finanziaria di Piazza Affari intervistati hanno giudicato gravemente insufficiente con un secco 4,5. Promosso invece, con un voto medio del 6,21, il provvedimento che innalza la tassazione sulle fondazioni di origine bancaria (6,21 il punteggio medio ottenuto), mentre il giudizio degli intervistati sulle politiche di privatizzazione finora realizzate o messe in cantiere è di poco insufficiente (5,76).
Se Padoan prende un voto superiore alla politica economica, lo stesso vale per il ministro Boschi. La titolare delle Riforme Istituzionali ha infatti ottenuto una media voto del 6,4, mentre i provvedimenti da lei promossi hanno ottenuto giudizi di segno tra loro opposto: insufficiente la riforma costituzionale che ha il suo architrave nella modifica del ruolo del Senato e della sua composizione (5,72 il voto medio), più che sufficiente invece la riforma della legge elettorale, il cosiddetto Italicum, che viene promosso con un 6,35.
Sorte opposta è toccata invece al titolare del dicastero della Giustizia, Andrea Orlando, che non raggiunge per poco la sufficienza, ottenendo una media voto del 5,92, e al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, «rimandata a settembre» con un voto medio del 5,68, mentre i provvedimenti di loro competenza sono stati approvati dagli intervistati. La riforma della scuola, approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso 12 marzo, ha ottenuto una media voto del 6,33, mentre la riforma della giustizia, che ha introdotto diverse novità in ambito del processo civile, dell’arbitrato, del ruolo degli avvocati e delle ferie ai magistrati, è stata promossa a pieni voti con un 6,79.
Insufficiente invece il giudizio sul ministro della Difesa, Paolo Gentiloni, che deve accontentarsi di un 5,6. Ma anche la politica estera, condotta dal suo predecessore, l’attuale responsabile degli Affari Esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini, non ha riscontrato successo tra gli intervistati, ottenendo una media voto del 5,53. Insufficiente, secondo gli intervistati, anche l’azione del governo in tema di flussi migratori e dell’emergenza legata agli sbarchi di migranti provenienti dalla Libia sulle coste siciliane. Anche per questo il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, è stata bocciata con un voto medio del 5,61. Ancora più severo il giudizio sul vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, nonché leader del Nuovo Centro Destra, Angelino Alfano. La media voto del titolare del Viminale è infatti la più bassa in assoluto tra i ministri del governo: 4,52.
Andrea Di Biase, MilanoFinanza 14/3/2015