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 2015  marzo 14 Sabato calendario

LA BANCA DI SVILUPPO DELLA CINA «RECLUTA» IL PRIMO PAESE DEL G-7

PECHINO
Con pazienza certosina i cinesi hanno cominciato a costruirla all’Apec di due anni fa, l’Asian infrastructure investment bank, la nuova banca asiatica di sviluppo con sede a Pechino dove, il 24 ottobre scorso, i primi 21 Paesi aderenti hanno siglato il memorandum of understanding.
Gesto non legalmente vincolante, ma preliminare all’ingresso vero e proprio nell’Aiib. Taglio del nastro e foto di gruppo.
A questi arrivi della prima ora ha fatto seguito un pacchetto di altri sei Paesi, tra cui la Nuova Zelanda ma, come dimostra l’arrivo della Gran Bretagna, siamo solo all’overture. Altri Paesi assolutamente non in via di sviluppo potrebbero inserirsi nel nuovo circuito, la Germania, la Francia e, perché no, anche l’Italia, che nelle infrastrutture vanta un expertise ampiamente riconosciuto dai cinesi stessi.
L’ordine attuale delle banche multilaterali alla Cina sta stretto da tempo, il meccanismo dell’Asian development bank non le permette di salite oltre il 6%, mentre è la stessa Banca di sviluppo asiatica a dover affrontare un brainstorming sul suo stesso futuro nella prossima assise in calendario a maggio a Baku, in Azerbaigian. La Banca Mondiale e l’Fmi hanno seri problemi di funzionamento interno, imprigionati da un meccanismo di quote e veti incrociati.
Allora i nuovi vertici di Pechino hanno iniziato, incuranti degli strali americani e giapponesi (che finora hanno dissuaso dall’adesione Corea del Sud e Australia) a tessere la tela del ragno, una nuova realtà di aiuto allo sviluppo multilaterale che ha già conquistato realtà occidentali, quindi nulla di più lontano da un Paese in via di sviluppo.
Ma l’idea del presidente Xi Jinping è politica, prima ancora che infrastrutturale, l’infrastruttura crea il link politico, degli 800 miliardi di dollari di opere finanziabili in Asia finora solo il 5% è stato assicurato dalle altre banche multilaterali esistenti. I paesi asiatici hanno bisogno di crescere. E chi meglio dei fondi cinesi può fare la differenza?
Questa debolezza delle altre istituzioni sta mettendo le ali a Pechino, in cerca spasmodica di ulteriori candidati per ampliare il raggio della sua influenza ben oltre l’area asiatica. Non più tardi di una settimana fa si è svolto l’ennesimo summit divulgativo (sì c’è stato un momento in cui lo stesso Xi Jinping deve aver temuto che l’Aiib morisse in culla, da qui nascono i continui incontri sul tema e la copertura mediatica e i viaggi di diplomazia economica) su questa nuova realtà che ha come scopo la costruzione di infrastrutture in Asia ma con il valore aggiunto di avere la Cina come capofila, a guidare la danza. Il sindaco della capitale Wang Anshun ha offerto la sede, si reclutano teste d’uovo necessarie a partire pescando anche dalla concorrente Adb, il presidente Jin Liqun proviene da China investment corporation.
Un iperattivismo che ha visto la Cina lanciare a luglio a Fortaleza La New development bank, a banca dei Brics e l’8 novembre scorso il Silk road fund già registrato in base alla Chinese company law, con una dote di 40 miliardi di dollari. Sembra un intrico di iniziative, ma a dimostrare quanto le idee siano chiare tra i vari pezzi del puzzle ci ha pensato la stessa presidente Jin Qi, braccio destro del governatore della People’s Bank of China.
In conferenza stampa due giorni fa ha detto che il Fondo investirà in equity, supportato da China investment bank, China export import bank e China construction bank, due enti di sviluppo e una banca commerciale pubblica, da riserve in valuta estera e fondi di China investment corporation (Cic, il fondo sovrano).
Dovrà sostenere l’One belt road e la maritime silk road, le due iniziative infrastrutturali di terra e di mare, ma «nel medio lungo termine gli investimenti dovranno rendere e remunerare gli azionisti». «Niente di più lontano dalle agenzie multilaterali di sviluppo», ha detto la presidente. Che, però, ha aggiunto: «Siamo però disposti a lavorare anche con le istituzioni internazionali e regionali multilaterali finanziarie, tra cui l’Asia Infrastructure investment Bank di imminente costituzione».
Rita Fatiguso, Il Sole 24 Ore 14/3/2015