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 2015  marzo 14 Sabato calendario

COSA CAMBIA CON I PRESIDI AL POTERE

Con un ennesimo colpo di scena, il governo ha approvato un disegno di legge sulla scuola, che non solo è ormai parente lontano del documento sulla Buona scuola presentato a settembre, ma è anche sensibilmente diverso dalle linee guida esposte appena una settimana fa. E’ poi probabile che il dibattito parlamentare porterà a ulteriori cambiamenti, anche significativi, al testo: bisogna quindi aspettare che il provvedimento si consolidi, prima di formularne un giudizio definitivo.
Due novità importanti balzano però agli occhi. In primo luogo, il governo chiede al Parlamento una delega amplissima per riformare la scuola nei prossimi 18 mesi, di fatto azzerando tutta la legislazione attualmente in vigore. Potrebbe essere l’occasione per dare un impulso decisivo al nostro sistema scolastico e condurlo ai vertici europei. Per farlo, però, occorre non solo eliminare le decennali incrostazioni normative e organizzative che il nostro sistema di istruzione si porta dietro, ma anche – e forse soprattutto - definire quali conoscenze e competenze si vuole che la scuola sviluppi, quali orientamenti pedagogici e didattici vadano seguiti e, coerentemente con queste scelte, quali insegnanti sia necessario formare e assumere. Un compito che richiede un dibattito pubblico molto più ampio e profondo di quello avvenuto finora.
L’altra novità è l’enorme rilievo attribuito all’autonomia delle singole scuole e, in particolare, del dirigente scolastico. Da quello che si capisce – ma qui le cautele legate all’iter parlamentare sono davvero d’obbligo – il preside potrà selezionare i docenti da impiegare nella propria scuola da albi (provinciali?) che contengono i neo-assunti e i docenti di ruolo che vogliono spostarsi altrove; lo potrà fare sulla base di un piano triennale dei fabbisogni della sua scuola, corrispondente all’offerta formativa e vidimato dal ministero.
La proposta rappresenta un cambiamento di grande portata: in questo modo, infatti, si garantirebbe alle scuole la possibilità di scegliersi, in larga misura, gli insegnanti e ai docenti quella di scegliersi le scuole. In particolare, il dirigente si assumerebbe la piena responsabilità di definire e realizzare gli obiettivi della scuola, formando la squadra dei collaboratori. Il Governo punta dunque a un preside-manager, con ampi poteri discrezionali. Perché questo nuovo ruolo del preside, sulla carta molto positivo, sia davvero un veicolo di miglioramento della scuola, occorre però che si realizzino alcune condizioni importanti. In primo luogo, che si riesca a selezionare dirigenti con spiccate attitudini gestionali: una recente ricerca internazionale a cui ha partecipato la Fondazione Agnelli mostra come i nostri presidi non ne abbiano ancora a sufficienza. In secondo luogo, un’autonomia del dirigente scolastico così vasta deve avere almeno due contrappesi. Da un lato, un consiglio di istituto che vagli preliminarmente le proposte del dirigente e abbia la possibilità di criticarle e al limite impedirle, se impraticabili o sbagliate: da questo punto di vista, la governance della scuola andrebbe riformata e arricchita. Dall’altro, un efficace sistema per giudicare a posteriori le scelte e i risultati del preside, che nello spirito del disegno di legge, coincide largamente con una valutazione esterna della scuola. Oggi, il sistema nazionale di valutazione, deciso nel 2013, procede con lentezza e si limita a questionari di autovalutazione che le scuole devono compilare: davvero troppo poco per giudicare l’operato di una scuola autonoma.
Andrea Gavosto, La Stampa 14/3/2015
Direttore Fondazione Giovanni Agnelli