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 2015  marzo 14 Sabato calendario

SE CERNOBBIO RESPIRA ARIA DI RIPRESA

I completi nella sala sono grigi come sempre, ma l’umore questa volta no. A Cernobbio, per il Workshop Ambrosetti di primavera, si respira aria di ripresa come non accadeva ormai da anni. Non proprio «euforia irrazionale» ma la speranza – specie grazie all’evocatissimo Mario Draghi e al suo Quantitative Easing – che l’Europa si rimetta davvero in moto, battendo le previsioni minimaliste sulla crescita di quest’anno.
Sarà forse un buon segno se uno dei dibattiti a porte chiuse è dedicato a come «rendere la crescita più sostenibile e inclusiva», come se il dividendo di ciò che avverrà si potesse già distribuire. E sarà certo significativo se un sondaggio tra gli imprenditori mostra che oltre due terzi di loro pensano che nel 2015 il loro fatturato aumenterà – per uno su cinque salirà addirittura più del 10% – mentre la metà ritiene che quest’anno farà nuove assunzioni.
Ma basterà la mossa della Banca centrale europea, con la sua dose massiccia di liquidità, a mettere in moto un’economia reale finora in panne? «In prospettiva si sente più ottimismo e minore incertezza, e questo è un elemento, anche psicologico, importante», dice il vicepresidente della Banca europea per gli investimenti Dario Scannapieco, notando anche che alcuni indicatori – dalla crescita del 34% dei mutui all’aumento dei consumi di elettricità – segnalino in Italia un clima di maggior fiducia. «Ma il Qe è come un’aspirina che dà un sollievo temporaneo e abbassa la febbre. Ora bisogna approfittare di questo spazio di opportunità, con i tassi bassissimi e l’euro debole per fare quelle riforme che tutti sappiamo essere necessarie, dai tempi della giustizia alla burocrazia».
Il quadro che esce dagli incontri è improntato così a un certo ottimismo, ma non si nasconde le difficoltà. Gli Stati Uniti si avviano a un rialzo dei tassi – che potrebbe arrivare più dopo l’estate che non prima – per spegnere subito focolai inflazione: questo faciliterà gli esportatori europei mantenendo forte il dollaro, ma potrebbe frenare la ripresa Usa; il prezzo del petrolio è un’altra incognita, così come un eventuale brusco rallentamento della Cina resta da indagare nei suoi effetti.
Sulla strada della ripresa ci sono poi ostacoli europei di non poco conto: i principali si chiamano Ucraina e Grecia. Se la questione ucraina viene bellamente rimossa negli incontri di Cernobbio, a calmare le paure su Atene ci prova il ministro dell’economia Yannis Varoufakis – vera rockstar di questa edizione del Forum – con toni concilianti che stamattina ripeterà di fronte alla platea di Cernobbio. Anche un grande pessimista come l’economista Nouriel Roubini ritiene comunque che non si arriverà al Grexit, l’uscita della Grecia dall’euro.
Tra i più prudenti sulle prospettive di crescita europea c’è un economista come l’americano Alan Krueger, già a capo della task force di Obama e tra gli ideatori dello «stimolo» che nel 2009 fece ripartire gli Usa. «La mossa della Bce è necessaria ma non sufficiente e poi a Francoforte hanno davvero aspettato l’ultimo minuto per attivarsi – spiega –. Quando noi ci siamo mossi, invece, abbiamo adottato in economia quello che la “dottrina Powell” era per la guerra, utilizzando quindi una forza superiore a quella necessaria per essere sicuri del risultato». Una dottrina che all’epoca fece salire il deficit pubblico Usa dal 2 al 10% del Pil e che quindi sarebbe impossibile da replicare nella zona Euro, anche se per assurdo Tsipras dovesse trionfare a Bruxelles con la sua posizione anti-rigore.
Francesco Manacorda, La Stampa 14/3/2015