Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 13/3/2015, 13 marzo 2015
MOSCA L’indiscrezione sulla nascita di un figlio di Vladimir Putin che sarebbe all’origine della sua scomparsa dalla scena pubblica è stata seccamente smentita dal Cremlino: «Aria fritta»
MOSCA L’indiscrezione sulla nascita di un figlio di Vladimir Putin che sarebbe all’origine della sua scomparsa dalla scena pubblica è stata seccamente smentita dal Cremlino: «Aria fritta». Ma i media russi non controllati dall’alto continuano a parlarne e dalla Svizzera è arrivata un’altra conferma. Alina Kabayeva, la ex ginnasta trentaduenne avrebbe dato alla luce un terzo figlio del presidente russo in una clinica ticinese. L’indiscrezione era stata lanciata dal tabloid svizzero Blick . Poi il Corriere del Ticino l’ha confermata sul suo sito Web, precisando però che la nascita sarebbe avvenuta già un paio di settimane fa. La clinica dove la Kabayeva sarebbe stata ricoverata è la S. Anna di Lugano e sarebbe stata consigliata a Putin da Silvio Berlusconi, visto che la figlia Barbara ha partorito lì nel 2009. Non ci sono invece conferme di un viaggio in Svizzera di Vladimir Vladimirovich che ieri, comunque, è ricomparso «quasi» in pubblico. La tv di Stato ha mostrato immagini di un suo incontro in dacia con il presidente della Corte suprema. Ma nessuna fonte indipendente ha potuto confermare la data dell’evento. Le voci su una sua malattia o addirittura sulla sua morte avevano messo in subbuglio il mondo Internet e anche gli apparati del potere, cosa probabilmente assai più preoccupante per Putin. Il conflitto tra i vari gruppi che si fronteggiano dietro le mura del Cremlino sarebbe diventato assai aspro e a questo punto non si esclude per il prossimo futuro un qualche colpo di scena attuato dallo stesso presidente russo per richiamare tutti all’ordine. Le vicende legate all’omicidio di Boris Nemtsov, l’oppositore freddato da sicari poco distante dalla Piazza Rossa hanno scatenato gli analisti. Per la prima volta le tv e i giornali controllati dall’alto non forniscono una spiegazione univoca dell’accaduto, come se ogni gruppo stesse lavorando per conto proprio. Gli assassini sarebbero ceceni e ingusci, ma dei mandanti e delle motivazioni si sa assai poco. Il presidente ceceno Ramzan Kadyrov, assieme a una parte degli inquirenti, ha subito indicato la pista islamica: una reazione viscerale di alcuni «buoni musulmani» ai commenti di Nemtsov sull’attentato del 7 gennaio al giornale Charlie Hebdo a Parigi. Ma è emerso che i killer pedinavano Nemtsov da molto prima. Chi segue da vicino le vicende del Cremlino sostiene che i servizi segreti e la polizia non ne possono più di Kadyrov e dei suoi, che hanno avuto carta bianca da Putin dopo la pacificazione della Cecenia. I nemici di Kadyrov non sarebbero così rimasti con le mani in mano, magari approfittando anche di un momento di debolezza di Putin. Ieri fonti anonime hanno fornito alle agenzie di stampa russe quella che dovrebbe essere la linea ufficiale, la stessa indicata dai capi dei servizi segreti fin dall’inizio: un omicidio organizzato per mettere in imbarazzo il Cremlino e destabilizzare la Russia; probabilmente organizzato all’estero da uomini legati all’opposizione. Kadyrov ha sentito il bisogno di rinnovare la sua lealtà al grande capo: «C’è una campagna di diffamazione contro me e la mia squadra, ma noi in qualsiasi circostanza saremo con il presidente». Negli ultimi tempi critiche a Putin erano venute anche dai «duri» sul fronte ucraino. Da quelli che avrebbero voluto una rapida avanzata russa per conquistare tutto il Sudest. Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 16 Immagini della pagina