Paolo Conti, Corriere della Sera 13/3/2015, 13 marzo 2015
«Perché le tante soluzioni collegiali, che hanno avuto anche le loro giustificazioni, hanno funzionato poco
«Perché le tante soluzioni collegiali, che hanno avuto anche le loro giustificazioni, hanno funzionato poco. Ora la situazione è molto cambiata». Renzi vede la Rai motore culturale, cita la Bbc… «Ed ha ragione! La Bbc è l’unico servizio pubblico televisivo europeo che difende i legittimi interessi economici e culturali del Paese. Oggi le guerre, in Europa, non si combattono con gli eserciti ma con gli attacchi via etere economici e finanziari, con le invasioni e le omologazioni culturali. Anche l’Italia deve difendere la propria identità economica, culturale, linguistica. È necessario un servizio pubblico che tuteli tutti gli italiani, giovani e vecchi, ricchi e poveri». Perché ci vuole un manager decisionista come fu lei? «Perché ci vuole qualcuno che non si metta a cedere un pezzetto a quel partito, uno a quell’altro, ma che abbia un’idea complessiva del Paese guardando alla politica nell’accezione più alta del termine». Quindi, dice lei, Renzi ha ragione quando sostiene che il governo ha il dovere politico di indicare il capo azienda… «Ha ragionissima! Solo il governo che ha la responsabilità della guida del Paese può avere l’idea giusta su chi debba essere. Ci sarà un cda al quale dovrà riferire, e il Parlamento per l’indirizzo. Ma quell’uomo dovrà prendersi le sue responsabilità sulle scelte operative. Su ciò che davvero rappresenta gli interessi degli italiani. Anche decidendo se mandare o no in onda questo o quello….». Ma non è censura? «No, al contrario è tutela di legittimi interessi generali». E i partiti? Fuori dalla Rai? «Certo. Ma non l’alta politica nazionale. Io incontravo quasi ogni giorno Amintore Fanfani per un punto sulla Rai. Ma vedevo anche Togliatti, Malagodi, De Martino, Almirante. Poi arrivavo alla necessaria sintesi perché sentivo la responsabilità di guidare un organismo delicatissimo. Non sono mai stato un autocrate, mai. Potevo contare su un comitato programmi di 25-30 persone, tutti eccellenti professionisti e intellettuali. Soprattutto per l’intrattenimento, perché a ben guardare è persino più importante dell’informazione». A proposito. Le piace il piano Gubitosi con la riduzione delle direzioni, delle troupe? «Molto. Cnn, Sky, i grandi network hanno un direttore e molta gente sul campo. Ma che senso hanno quelle moltiplicazioni di poltrone, di troupe…». Sempre Renzi attribuisce alla fiction un ruolo chiave. Lei è fondatore e presidente onorario della Lux Vide… «La fiction rappresenta la forma contemporanea della cultura diffusa . Non è un plagio delle coscienze ma una proposta di modello di comportamento che ciascun telespettatore è libero di accettare o rifiutare. Anche qui occorre rispetto per tutti i livelli culturali e di censo». Aldo Grasso sostiene che la Rai abbia un deficit di creatività, contenuti, capacità di immaginazione «Penso che la Rai di domani possa comportarsi come fece negli anni 50 il direttore generale Filiberto Guala: volle quel concorso dove vennero assunti Umberto Eco, Furio Colombo, Angelo Guglielmi, Fabiano Fabiani e sono solo alcuni nomi. Si cercavano le migliori intelligenze per metterle al servizio della tv pubblica». E il canone? «La Bbc offre un efficente servizio non con i proventi della pubblicità ma con quelli di un robusto canone che gli inglesi si sono abituati a pagare. Lo Stato italiano, che potrà ricavare molte utilità da un servizio pubblico, dovrà far carico di fornire mezzi economici per garantire ascolti e gradimenti qualora volesse ridurre o abolire il canone». Seguendo il suo ragionamento, sembra quasi che il futuro della Rai sia nel suo passato. Un po’ come si legge nel libro «Permesso, scusi, grazie» edito da Eri che lei ha firmato con Sergio Lepri, storico direttore dell’Ansa. «Alla fine è davvero così. Lepri ed io, ma l’intelaiatura principale è di Lepri, ricordiamo ai vecchi un pezzo di storia e spieghiamo ai giovani come l’Italia uscita dalla guerra riuscì a diventare la quarta potenza industriale del mondo col contributo di tutti: democristiani, laici, comunisti, ex fascisti. Materia, molto istruttiva anche oggi…». © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 12 Immagini della pagina