Sara Faillaci, Vanity Fair 11/3/2015, 11 marzo 2015
TRAQUILLI MANGIO SOLO I PIÙ BRUTTI
[Intervista a Nicolò Prati] –
Non ha vinto, ma è «il personaggio» della quarta edizione di MasterChef Italia. Che fosse «particolare» Nicolò Prati, 21 anni, di Piacenza, lo si era capito già quando, durante i provini, si era presentato ai giudici raccontando di allevare galline ornamentali. Dopo alcuni screzi con Carlo Cracco, si è conquistato il giudice più severo tanto da strappargli, a fine trasmissione, la promessa di uno stage nel suo ristorante a Milano. Promessa mantenuta.
Di certo, Nicolò non avrebbe mai immaginato di diventare «il caso» della vigilia della finale di MasterChef, quando Striscia la Notizia annuncia che Prati avrebbe lavorato per un anno nel ristorante di Sadler a Milano prima di partecipare al talent, violando quindi il regolamento.
Alla fine conferma che lei da Sadler non ha mai lavorato?
«Magari lo avessi fatto, oggi avrei più esperienza».
Però, lo ammetta, le sue Ali di razza mediterranee ricordano una ricetta di Sadler...
«Quella ricetta io l’ho creata con un mio amico. Capita in cucina di usare gli stessi ingredienti e usare le stesse parole: “Mediterranea” indica un trattamento piuttosto classico».
E Cracco come ha preso questa bufera?
«Fregandosene, come me ne sono fregato io. Per me ora lo stage è la cosa più importante, anche della vittoria a MasterChef».
Davvero non ci teneva a vincere?
«No, neanche ai centomila euro. A me interessava fare un percorso. Mi dispiace solo che in finale con me non ci siano state Amelia o Maria, persone giovani e grintose».
Prima di MasterChef, studiava Agraria.
«Un ripiego, dopo che ho fallito l’ingresso a Veterinaria, la mia prima scelta. Amo gli animali e, anche se vivo da sempre a Milano, ho la fortuna di aver potuto mettere su una vera e propria fattoria nella casa dei miei nonni, a Piacenza».
È lì che alleva le galline ornamentali?
«Sì. Ho iniziato con un coniglio, Pasquale, poi sono arrivati gli altri: li portavo a casa, per la disperazione di mia madre. Le bestie mi danno soddisfazione e poi magari, quando ti girano un po’ le palle e vuoi isolarti dal resto del mondo (che è composto per tre quarti da merda), vai da loro, e la merda in faccia non te la sparano, al massimo devi pulirgliela».
Alleva anche animali che poi mangia?
«Qualche pollo finisce nel forno: i più brutti di solito, perché quelli belli li porto ai concorsi. I più importanti sono in Germania, anche con 80 mila animali, in una settimana non riesci a vederli tutti. Io ormai sono diventato piuttosto bravo: l’anno scorso ho vinto con tre campioni di razze diverse».
Perché proprio i polli?
«È capitato. Me ne regalarono due, iniziai a prendere informazioni, e ho scoperto queste competizioni. Un anno con mia madre abbiamo fatto anche quello dei cani, ma non fa per me, ci vanno persone troppo anonime».
Perché, in quelle dei polli ci va gente più interessante?
«Assolutamente. Dal contadino con la licenza elementare a una giornalista come Paola Fallaci, la sorella di Oriana, che è una mia cara amica. E poi tanti giovani. C’è chi li frequenta perché fa figo, è di tendenza, ma non è il mio caso».
Immagino non sia animalista.
«Sono contro gli animalisti, liberano nutrie e visoni dagli allevamenti intensivi oppure si dicono vegetariani quando mangiano latticini e uova: se si informassero bene, scoprirebbero che polli e bovini da latte sono allevati in condizioni terribili e non dovrebbero mangiare neanche quelli».
Lei invece degli animali che alleva mangia solo i polli brutti?
«Sì, gli altri sono sacri. Ho caprette e pecore particolarissime. E poi c’è Berenice».
Una donna?
«No, una capretta che però è come un essere umano, le manca solo la parola. Per cinque mesi ha vissuto nella mia camera da letto, era piccolissima. Anche adesso che l’ho spostata fuori casa ha il suo spazio diviso dalle altre capre, è la mascotte di famiglia».
Sarà stata contenta la sua fidanzata.
«Per Giorgia è stata dura. Infatti la nostra storia è finita qualche mese prima di MasterChef, ma Berenice c’entra relativamente».
E allora, perché è finita?
«Giorgia era molto innamorata, ma pretendeva che ci vedessimo sempre, mentre io ho i miei amici e i miei animali da seguire. Sono convinto che nella coppia ognuno debba mantenere i propri spazi».
Lei ha già vissuto un grande amore?
«A 21 anni? Non appartengo a quella categoria di ventenni che si mettono insieme a scuola e vanno avanti per anni; già devi passare decenni con una persona quando ti sposi, almeno adesso divertiamoci un po’, senza arrivare agli eccessi di Simone Finetti (l’elettricista concorrente di MasterChef, ndr), per cui ogni buco è trincea».
Si è parlato in trasmissione di un suo flirt con Viola, l’altra concorrente giovane, bella e molto emotiva.
«Forse perché eravamo simili, un po’ diversi dai nostri coetanei. Ma in realtà lei non è il mio tipo, meglio averla come amica».
Questa «diversità» le è mai pesata?
«È bello essere diverso. Se prende cento della mia età, sono tutti un gregge di pecore. Ma a disagio non mi sento mai, perché ho anche altri interessi, oltre ai polli. Di carattere poi sono un po’ ruffiano, mi so far volere bene».
Però ha ammesso di essere stato bocciato in quinta superiore.
«Ma i professori mi adoravano, tanto che mi hanno scritto quasi tutti quando mi hanno visto in Tv. Il problema era che non mi piaceva studiare. In una bella giornata di sole, se devo stare a casa sui libri, mi sparo».
Ha molte ammiratrici da quando è in Tv?
«Peccato mi scrivano solo milf e dodicenni. E comunque la persona giusta non la trovo certo grazie a MasterChef. Io sono lo stesso di prima».
Non è cambiata la sua vita?
«MasterChef mi è servito solo a capire che cosa volevo fare. Prima la cucina era una passione, ereditata da mia nonna che mi insegnò a fare, ancora bambino, le frittatine al formaggio di cui andavo pazzo. Ma non ho mai seguito corsi, né studiato. Invece, quando facevamo la gara erano tutti lì con i libri a ripassare».
Alla fine però a lavorare da Cracco c’è andato lei. Emozionato il primo giorno?
«Molto. Credevo mi aspettassero con i coltelli tra i denti, invece in cucina ho trovato una bella accoglienza e anche tanti giovani: a parte Cracco e l’executive chef, sono tutti ventenni».
In Tv ha descritto Cracco come un padre. Le fa ancora soggezione?
«Più di prima. Se lo vedi nel suo ambiente ti caghi addosso. D’altra parte, una brigata non può essere guidata con dolcezza».
Sogna di diventare il suo erede?
«Macché, a quei livelli la tua vita privata non esiste. Piuttosto sogno un ristorante piccolino fuori città, e quattro figli: tre femmine e un maschio».