Sara Faillaci, Vanity Fair 11/3/2015, 11 marzo 2015
NEFFA? PENSAVO FOSSE AMORE
[Intervista a Nina Zilli] –
Nina Zilli non ha un paio di mutande uguali al reggiseno. L’intimo non è una sua priorità, lo sappiano gli amanti del genere che, magari, hanno fantasticato guardando il video della sua ultima canzone Sola (mostrato in anteprima su VanityFair.it).
Nel filmato, regia di Alex Infascelli, la cantante si spoglia in una toilette durante una festa e si dedica a un gesto di autoerotismo. Facile immaginare come Luciana Littizzetto abbia commentato la sua performance. Le due, insieme a Claudio Bisio e a Frank Matano, dal 12 marzo sono «la giuria» di Italia’s Got Talent (in onda da quest’anno su Sky Uno, ogni giovedì alle 21.10, vedi a pag. 140).
Che la Zilli (al secolo Maria Chiara Fraschetta) reciti la parte di femme fatale ci sta, tutto in lei emana energia e anche un po’ di sfrontatezza. Da emiliana doc, non ha peli sulla lingua. Soprattutto quando parla di un ex, Giovanni, che a dispetto di quanto aveva previsto l’ha fatta molto soffrire.
Fingere un orgasmo davanti a una telecamera senza essere un’attrice: chapeau.
«Ero imbarazzata già solo per il fatto di stare nuda davanti alla troupe. Non mi metto in topless neanche in spiaggia. Le “sorelle”, come le chiamo io, le faccio vedere solo a chi voglio. Ho provato a dire sul set che avrebbero dovuto spogliarsi anche gli altri, ma era tardi».
Torniamo all’orgasmo.
«Alex Infascelli mi ha detto: “Pensa all’estasi della Madonna”. Io, che peraltro avevo il taxi fuori che dovevo prendere per non perdere l’aereo, ho pensato: “O la va o la spacca”. Mi sono concentrata ed è venuta così; sembro perfino rilassata».
Nella vita il sesso quanto conta per lei?
«Il giusto».
Tentata dalle Cinquanta sfumature di Grigio?
«Non ho letto il libro né visto il film, ma il rapporto sadomaso non mi piace. Sono tradizionalista con qualche guizzo. Vado oltre il missionario, ma non così oltre».
Con un video del genere non aveva paura di finire alla gogna?
«Ovvio, ma il senso della canzone è che per affrontare la solitudine bisogna avere coraggio, quindi la prima a essere coraggiosa dovevo essere io. Temevo soprattutto i commenti su internet, ma Twitter è per me un grande bar d’Italia: bisogna dargli il giusto peso».
Qual è il commento che le ha dato più fastidio?
«Quelli di certi uomini, le donne mi hanno sostenuto, dove è evidente la mercificazione della donna e del sesso. È che questa divisione tra puttane e spose – per citare Jovanotti – non è mai finita in realtà».
Parliamo delle sue esperienze personali con gli uomini.
«Sono cresciuta con i maschi. Con il mio primo gruppo, Chiara e gli Scuri, guidavo io il furgone pur avendo sette uomini a bordo. Credo che ci sia un maschio dentro di me; per esempio, chiamo i miei musicisti “le mie troie”. Ogni tanto i ruoli si possono anche ribaltare».
In amore, invece?
«Fino ai 16 anni ero l’eterna innamorata non corrisposta. Con la mia amichetta del cuore eravamo due loser, due sfigate cicciottine: lei con i baffetti neri da adolescente, io con il “baffo”, l’apparecchio per i denti esterno. Stavamo tutto il giorno insieme, io scrivevo canzoni e suonavo, lei veniva a sentirmi in saletta. A parte vedere lei, ero piuttosto solitaria».
Poi, quando è fiorita Maria Chiara?
«In quinta liceo ho scoperto di essere arrivata seconda a Miss Liceo, uno shock. Mi sono detta: sta a vedere che sono diventata figa. Ma per me ero sempre la stessa, anche se avevo tolto l’apparecchio ed ero dimagrita. Ho avuto un primo fidanzatino con cui sono stata due anni e mezzo, poi è arrivato Riccardo Gibertini: suona la tromba, abbiamo lavorato insieme, quindi i sette anni insieme è come se fossero stati quindici».
Perché è finita tra di voi?
«Eravamo diventati come fratello e sorella. Ogni tanto mi chiedo se sia il destino di ogni coppia, dopo tanti anni insieme. Lo scoprirò solo vivendo».
Subito dopo si è fidanzata con Giovanni Pellino, in arte Neffa.
«È iniziata come una favola ma si è trasformata presto in un calesse. Un’amica mi disse all’epoca: “Hai scelto lui perché ti volevi punire”. La verità è che seguo il mio istinto».
Con Neffa la storia è durata un anno. L’ha lasciato lei?
«Sì, ma solo perché ero arrivata a un punto in cui stavo più male che bene. La nostra era una storia di incompatibilità: io avevo chiaro in testa che cosa provavo, lui no. E quando si arrivava alla domanda chiave – sei innamorato? – lui non sapeva rispondere».
Neffa-Peter Pan?
«Ha 47 anni. Piuttosto non si fida delle persone. Capisco che se la vita ti scotta è difficile tornare ad aprirsi, ma io ci ho provato in tutti i modi e alla fine ho realizzato che era una battaglia contro i mulini a vento. Quando è finita, almeno con la coscienza ero a posto».
Ha sofferto.
«Chi non soffre quando finisce un amore? La cosa buffa è che io e Giovanni abbiamo scritto insieme una canzone, Schema libero, in cui immaginavamo il giorno in cui ci saremmo lasciati e dicevamo: “Sono a terra ma non c’è pericolo. Faccio cruciverba a schema libero”. Il senso era: anche se finirà saremo bravi, non faremo tragedie. Siamo stati profetici, ma forse un po’ troppo ottimisti».
C’è qualcosa di bello che Neffa le ha lasciato?
«Le nostre canzoni, che sono come tanti nostri bambini. Per questo gli sarò sempre grata».
Bambini in carne e ossa invece ne vorrebbe?
«Ora che sono una gattara senza gatti non ci penso, ma sì; non ho l’ansia dell’orologio biologico, per me non è fondamentale farli con la pancia. Ci sono tanti bambini abbandonati di cui prendersi cura».
Farebbe mai l’amante?
«Non credo potrebbe succedermi, per rispetto della coppia che c’è già, ma anche di me stessa. Accettare quel ruolo è come ammettere di essere di serie B, la protagonista è un’altra. Credo così tanto nell’amore da non poter condividere l’uomo che amo».
Un po’ di tempo fa girava voce di un suo flirt con Francesco Renga.
«Solo perché abbiamo la stessa casa discografica e a Sanremo andavamo insieme in macchina alle prove all’Ariston. La verità è che l’unica cosa che mi ha dato Renga è il Nin Jiom».
Sarebbe?
«Il bibitone cinese, ricetta di erbe che ha 50 mila anni, per curare il mal di gola. Da quel giorno ne sono schiava».
Sa che vita fa la sua amichetta d’infanzia, quella con i baffetti?
«Siamo sempre in contatto. Lei ora è mamma di due bambine».
La chiama ancora Maria Chiara?
«Maria Chiara non mi chiama neppure mia madre. Solo Chiara, come tutti».