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 2015  marzo 11 Mercoledì calendario

GENERAZIONE YOUPORN

New York, sera d’inverno, un’amica mi invita ad assistere alla discussione del suo circolo di lettura. Lei ha 26 anni, le altre partecipanti (ventuno ragazze in tutto) paiono più giovani: laureate, quasi tutte con un lavoro. Hanno letto Il contrario della solitudine e ne discutono per un’ora. Poi una cambia argomento. Ha appena visto il film Cinquanta sfumature di grigio, come lei altre sette. Nessuna, su 21, ha letto il libro, ma tutte sanno di che cosa parla, nei dettagli, appresi sui social. La domanda è: «Chi di voi firmerebbe il contratto di mister Grey?». Per chi non lo sapesse è l’accordo che obbliga la protagonista a sottostare a ogni suo desiderio, a diventarne schiava, in cambio di una vita nel lusso. Senza esitazione si alzano 19 mani su 21. La mia amica (una delle due mani abbassate) commenterà: «Questo spiega molte cose, per esempio che Hillary Clinton non diventerà mai presidente». Sono più interessato alle altre cose. Cerco di capire quali siano.
Tornato in Italia leggo sui giornali la notizia della sedicenne di Torino filmata a sua insaputa mentre fa sesso nei bagni di una discoteca con un ragazzo più grande. Soltanto quando la circolazione del video si allarga fino a comprendere i professori del suo istituto, convinta da un’amica, mostra una minima irritazione e sporge denuncia. In una interessante intervista alla Stampa la ragazza si classifica «apatica», «incazzata» solo «un po’». Racconta di essere andata nel locale con il suo «fidanzato», di aver bevuto «appena», nessuna ubriacatura, di aver seguito l’altro ragazzo volontariamente e che al suo «fidanzato» la cosa «ha scocciato» e le ha fatto promettere di non farlo più.
Nessuna delle adolescenti delle fiction televisive è così. Nessuna delle ragazze che conosciamo, le nostre figlie e nipoti (per chi ne ha), è così, nessuna delle figlie e nipoti dei nostri amici e vicini di casa è così. Crediamo. Probabilmente sbagliando.
Di fronte a fatti come questo la batteria dei commentatori alza il tiro e spara alle nuvole. Uno degli articoli più interessanti l’ha scritto Mario Giordano su Libero sostenendo la «scomparsa del rimorso». Bell’argomento, ma mi sembra fuori tema. Il rimorso è per definizione l’emozione di chi ritiene di aver tenuto comportamenti contrari al proprio codice morale. Qui non è scomparsa la reazione, ma la causa; non la pena, ma la norma. C’è stata una evoluzione, come accade in natura: una generazione lontana perse la coda, questa il codice morale in fatto di sessualità.

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A un editore che mi chiese a suo tempo se il successo di Cinquanta sfumature poteva essere tradotto dal libro a una rivista risposi che sì, puntando a lettrici ultraquarantenni ed escludendo ogni versione digitale. Sotto i trent’anni domina la «generazione YouPorn»: ragazzi e ragazze cresciuti guardando ogni genere di pratica su internet, soprattutto sul sito pilota del genere. La differenza è abissale. Le ragazze di un tempo per scoprire le pratiche sessuali dovevano affidarsi alle confidenze delle amiche più avanzate. Si tenevano seminari clandestini partendo dalla domanda: «Tu fin dove sei arrivata?». Esisteva un passaggio intermedio chiamato petting, ora saltato come il rodaggio delle automobili.
Basta un clic per selezionare tra decine di categorie, alcune delle quali sono state una scoperta anche per quarantenni rodati/e. Tutto questo è lì perché è stato filmato. Se si considera il numero di video professionali e soprattutto amatoriali presenti sui siti porno in un giorno qualsiasi e lo si moltiplica per un numero che tenga conto di quelli archiviati o cancellati nel corso degli anni si ottiene una cifra da cui dedurre che conosciamo almeno tre persone del cast. Uno dei temi ricorrenti è il marito che fa accoppiare la moglie con qualcun altro mentre assiste. Forse «un po’ gli scoccia», ma va bene purché «non lo faccia più».
Non sto demonizzando il porno, né tanto meno internet (entrambi hanno una funzione): sto cercando di spiegare che la sedicenne di Torino o le ventenni di Manhattan non sono casi clinici, ma evoluzioni (o involuzioni, dipende) di una specie. Hanno visto Miley Cyrus diventare famosa facendo atti osceni davanti al pubblico, e non mi riferisco a come canta. Perché dovrebbero pensare che certe cose si fanno soltanto in stanze chiuse o scatta la riprovazione? Se anche fosse, sostiene il ragazzo che stava in bagno con la sedicenne: «Non ti preoccupare, dura poco, poi si parla d’altro». Non è più tempo di giudicare, ma soltanto di provare a capire e l’impressione è che questi apatici, disponibili, esibizionisti, pronti a voltare pagina ogni cinque secondi, abbiano già capito tutto e corrano verso la prossima tappa, mentre noi arranchiamo. E magari a frenarci fosse il rimorso per il mondo che abbiamo consegnato loro.