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 2015  marzo 11 Mercoledì calendario

CHI SONO IO PER UCCIDERTI

Il 19 febbraio i gemelli Dino e Dario Ferrari sono entrati nel Guinness dei Primati perché hanno pescato nel Po, in provincia di Mantova, un pesce siluro di 127 kg, lungo più di 2 metri e mezzo. Un gigante d’acqua dolce (classificato da Linneo come Silurus glanis e insediato in Italia, soprattutto nel Delta del Po, dal 1956) che mi ha fatto venire in mente le piccole bavose che pescavo da ragazzina dal moletto della spiaggia. Orgogliosissima di quei miei trofei, le conservavo vive in un secchiello d’acqua di mare che veniva poi regolarmente rovesciato sull’arenile da qualche pallonata o dimenticato sotto l’ombrellone.
In un modo o nell’altro, quindi, le bavose erano condannate a morte, destino di quasi ogni creatura pescata o cacciata dall’uomo, in barba a San Francesco e al suo Cantico. Ma stavolta al pesce siluro del Po è andata bene perché i gemelli Ferrari, dopo qualche foto ricordo con lui, lo hanno ributtato in acqua, nonostante in quelle zone esistano provvedimenti che vietano ai pescatori di reimmettere in acqua, dopo la cattura, quei grandi predatori la cui presenza è ritenuta un ostacolo al ripopolamento delle specie autoctone. E nonostante esistano leggende sulla loro aggressività anche nei confronti di piccoli mammiferi e addirittura dell’uomo. Ma Dino Ferrari ha motivato la decisione affermando: «Chi sono io per togliergli la vita?». Una gran bella domanda su cui riflettere e che si dovrebbero porre tutti i Paesi dove ancora vige la pena di morte. Per esempio.