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 2015  marzo 11 Mercoledì calendario

FUKUSHIMA, QUATTRO ANNI DA SFOLLATI

All’ingresso della città di Futaba, pro­vin­cia di Fuku­shima, ad appena quat­tro chi­lo­me­tri di distanza dalla cen­trale nucleare Numero 1, cam­peg­gia una scritta: «nucleare: l’energia per un futuro più luminoso».
A quat­tro anni dal disa­stroso inci­dente dell’11 marzo 2011, l’insegna, instal­lata con i soldi di Tepco, l’azienda elet­trica di Tokyo che gestiva l’impianto e oggi cerca di por­tare avanti una dif­fi­cile opera di sman­tel­la­mento e boni­fica, verrà smon­tata a breve. Insieme alla sua gemella — che recita: «l’energia nucleare por­terà allo svi­luppo regio­nale e ad un futuro pro­spero» — l’insegna ancora oggi acco­glie i pochi eva­cuati auto­riz­zati a fare brevi visite alle pro­prie case.
Il para­dosso è che gli stessi ope­rai che saranno inca­ri­cati dello sman­tel­la­mento delle due inse­gne potranno restare in città solo per poche ore, data la radioat­ti­vità della zona. Futaba, per la sua vici­nanza all’impianto, è stata infatti desi­gnata come «zona in cui sarà dif­fi­cile tor­nare», una città fan­ta­sma sulla sta­tale che col­lega Tokyo a Sendai.
Quat­tro anni dopo ter­re­moto, tsu­nami e inci­dente nucleare, sono città fan­ta­sma come Futaba il sim­bolo di una ripresa che pro­se­gue a fatica. La cifra sim­bolo di que­sto quarto anni­ver­sa­rio del grande disa­stro del Nor­dest del Giap­pone è pro­prio quella degli sfol­lati: sono circa 230 mila – secondo dati dell’agenzia gover­na­tiva per la rico­stru­zione – le per­sone che atten­dono l’assegnazione di abi­ta­zioni pub­bli­che o hanno otte­nuto i per­messi per costruirsi una nuova dimora. Quasi la metà di loro ha deciso di non tor­nare al pro­prio alla pro­pria casa. «È impor­tante che le auto­rità garan­ti­scano il soste­gno agli eva­cuati per ritor­nare alle loro amate case», si legge in un edi­to­riale pub­bli­cato dallo Yomiuri Shim­bun, il primo quo­ti­diano giapponese.
«I pro­getti di decon­ta­mi­na­zione da radia­zioni hanno fatto pro­gressi in que­ste aree – pro­se­gue l’editoriale – ma molte per­sone non si fidano a tor­nare per paura dell’inquinamento radioat­tivo». Alcuni pic­coli passi verso un ritorno alla nor­ma­lità delle zone inte­res­sate dalle fughe radioat­tive si erano visti lo scorso anno con la fine del divieto di accesso in alcune zone com­prese nella zona di esclu­sione a 30 chi­lo­me­tri dalla cen­trale di Fuku­shima, ma gli abi­tanti riman­gono scettici.
Per con­vin­cerli a tor­nare, oltre a un impe­gno da 3,4 mila miliardi di yen, circa 25 miliardi di euro per la rico­stru­zione, il governo di Tokyo ha avviato un pro­gramma spe­ci­fico per la ripresa eco­no­mica delle aree col­pite dal disa­stro: Ata­ra­shii Tohoku (Nuovo Tohoku).
I pila­stri del pro­gramma sono cin­que: la cre­scita dei bam­bini in un ambiente sicuro e sano; la rivi­ta­liz­za­zione di una società che invec­chia a ritmo sem­pre più veloce; lo sfrut­ta­mento di ener­gie soste­ni­bili; la messa in sicu­rezza delle infra­strut­ture pub­bli­che; l’utilizzo di risorse regio­nali (in par­ti­co­lare ali­men­tari in una regione prin­ci­pal­mente rurale) che abbiano appeal al di fuori della dimen­sione locale. «Il pro­gramma è molto attraente – ha spie­gato al mani­fe­sto Taka­haru Saito, ammi­ni­stra­tore dele­gato di Com­muna, una start-up di Sen­dai da anni impe­gnata ad aiu­tare aziende locali a pre­sen­tarsi al pub­blico inter­na­zio­nale – ed è buono sulla carta. Le ini­zia­tive più inno­va­tive rice­vono sus­sidi e finan­zia­menti. Tut­ta­via, temo che non cam­bierà dav­vero le cose».
Secondo un recente son­dag­gio dell’Asahi Shim­bun, oltre il 70 per cento dei resi­denti nella pro­vin­cia di Fuku­shima sono insod­di­sfatti di come il governo ha fin qui gestito la situa­zione. Il primo mini­stro Shinzo Abe, alla vigi­lia del quarto anni­ver­sa­rio dall’incidente nucleare, ha pro­messo entro l’estate un nuovo pro­gramma per la ripresa da qui al 2020, anno delle Olim­piadi di Tokyo. «Avremo pronto entro l’estate un piano per un futuro auto­suf­fi­ciente della provincia».
Più che sul governo è in par­ti­co­lare su Tepco che si con­cen­trano le cri­ti­che dopo le rive­la­zioni riguardo alle ton­nel­late di acqua con­te­nente mate­riali radioat­tivi river­sate nell’oceano nell’ultimo anno e mezzo — per errori di valu­ta­zione del per­so­nale addetto al con­trollo delle cisterne di stoc­cag­gio dispo­ste all’interno dell’area della cen­trale. Fatti che però non sem­brano toc­care la prima azienda elet­trica del paese. Nono­stante nel 2012 la com­mis­sione d’indagine sull’incidente avesse dichia­rato espli­ci­ta­mente che Fuku­shima era stato un disa­stro pro­vo­cato da errore umano», nes­suno dei diri­genti è stato inda­gato per l’incidente.
L’ex pre­si­dente dell’azienda, Tsu­ne­hisa Katsu­mata e i suoi ex vice Sakae Muto e Ichiro Take­kuro erano stati accu­sati da una spe­ciale com­mis­sione popo­lare di ina­dem­pienza nella pro­te­zione della cen­trale in caso di tsu­nami di grande por­tata. Sim­bolo di una sorta di intoc­ca­bi­lità poli­tica e giu­di­zia­ria di cui gode Tepco – oltre che prima azienda elet­trica del Sol levante, quarta al mondo.
Il gen­shi­ryoku mura, il «vil­lag­gio nucleare», come è sopran­no­mi­nata la lobby del set­tore, non si tocca e il ritorno al nucleare del paese-arcipelago – entro giu­gno dovreb­bero ritor­nare attivi i due reat­tori della cen­trale di Satsuma-Sendai, a Sud – ne è la dimo­stra­zione più lampante.