Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 10 Martedì calendario

LETTERE

Penso che i mezzi di informazione tengano in scarsa considerazione il punto di vista di chi paga sulla propria pelle una legge, la «legge Fornero», varata sull’urgenza di risanamento dei conti pubblici chiesto dall’Europa e sul rischio di fallimento del nostro Paese. Si sottovaluta l’impatto della crisi che ha visto molti perdere il posto di lavoro anche in età avanzata. Nel settore edile di cui facevo parte più di 12.000 imprese sono fallite e si sono persi 750.000 posti di lavoro. Quando, come nel mio caso, si perde il lavoro a 60 anni, si perde fiducia, si entra in uno stato di precarietà che deprime forse più che da giovani. Molti di noi hanno versato 36, 38, 40 anni di contributi: dovremmo rimanere almeno 7 anni senza lavoro e pensione. È inaccettabile!
Smettere di lavorare un po’ prima dei termini di legge per aprire al ricambio generazionale è un giusto tema da affrontare. Non possiamo però dimenticare chi si trova sulla sottile linea che separa la dignità dai cassonetti della spazzatura e dalla coda alla Caritas. Non sono un economista ma so che in Commissione lavoro alla Camera esistono almeno altre tre proposte sul tema. Pregherei il governo e il Parlamento di affrontare la questione in tempi accettabili.
Antonio Forte